Due agenti della Polizia di Stato sono indagati per omicidio colposo (con l’ipotesi di eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi) in relazione alla morte di Michele Mastropietro, ucciso durante un conflitto a fuoco nelle campagne di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi dopo che questi, in un altro conflitto a fuoco precedente, aveva ucciso il brigadiere dei Carabinieri, Carlo Legrottaglie. Lo ha annunciato il Sindacato italiano militari carabinieri con una nota. “Hanno appena ricevuto un avviso di garanzia per omicidio colposo i due poliziotti che hanno sparato ai banditi di Brindisi, a loro volta responsabili dell’omicidio del brigadiere capo Carlo Legrottaglie. Da fonti della Procura si apprende che si tratta di un atto dovuto per consentire ai due agenti di polizia di poter partecipare al contraddittorio tra le parti nell’ambito dell’accertamento tecnico irripetibile che verrà eseguito con riguardo all’autopsia del bandito ucciso durante le fasi della sua cattura. Se per il sistema giudiziario questo è ‘solo’ un atto ‘dovuto’ e di garanzia, per chi lo riceverà si tratterà invece e purtroppo di un atto d’accusa che di garanzia non avrà proprio nulla e ciò a causa delle conseguenze che esso provocherà sulla vita personale e professionale. Uomini che, si rammenta, per l’adempimento del proprio dovere stavano per rimetterci anche la propria vita come già aveva sacrificato la propria lo stesso brigadiere Carlo Legrottaglie”, si legge. Mastropietro, 59 anni, è rimasto infatti ucciso in un secondo conflitto a fuoco con gli agenti della polizia, poco dopo quello in cui l’uomo – che insieme al 57enne Camillo Giannattasio aveva rapinato un distributore di benzina per poi darsi alla fuga – avrebbe sparato al brigadiere dei Carabinieri, Carlo Legrottaglie, in seguito a un inseguimento, provocandone la morte. “Spese legali da affrontare, spese per un eventuale consulente tecnico da nominare, blocco degli avanzamenti di grado e molto probabilmente anche la gogna mediatica da parte di quella solita (e fortunatamente piccola) parte dell’opinione pubblica che, sollecitata dai noti istigatori di odio, non esiteranno un istante ad attribuire a quei poliziotti l’epiteto di ‘assassini’ – prosegue il Sindacato italiano militari carabinieri -. Proprio come fecero con i carabinieri della vicenda Ramy senza che questi ultimi avessero alcuna responsabilità sulla morte di quel ragazzo durante la sua fuga. SIM Carabinieri chiede al Governo e al Parlamento di intraprendere la strada già annunciata sugli organi di stampa per modificare il sistema normativo e ciò al fine di introdurre nel tessuto normativo italiano una nuova ‘veste processuale’ che si collochi a metà strada tra la persona informata sui fatti e il soggetto indagato. Un nuovo ruolo, dunque, da introdurre nel panorama delle norme processuali ossia quello del soggetto ‘indagabile’ ma non ancora ‘indagato’. Una figura ‘ibrida’, in sostanza, che assicuri alla persona informata sui fatti e nei cui confronti emerga già nell’immediatezza l’assenza anche potenziale di qualsivoglia responsabilità penale, di poter comunque partecipare, nel contraddittorio tra le parti, ad atti garantiti a seguito dei quali la predetta responsabilità pur se assente in origine potrebbe tuttavia successivamente essere rilevata proprio dall’esito di quegli accertamenti. Si tratta di un istituto giuridico che consentirebbe finalmente di poter superare il paradossale risultato che l’attuale sistema normativo porta ossia quello di portare sul banco degli imputati e nel tritacarne mediatico uomini in divisa responsabili unicamente di aver fatto correttamente il proprio lavoro. Sim carabinieri anche attraverso il proprio dipartimento affari giuridici si pone pubblicamente a disposizione di tutti gli organi istituzionali per qualsiasi confronto si voglia intraprendere per il raggiungimento di questo fondamentale obiettivo”. Agenti indagati, polemiche nella politicaLa notizia dell’iscrizione dei due agenti nel registro degli indagati ha scatenato la polemica politica. Rampelli (FdI) sugli agenti indagati: “‘Atto dovuto’ formula per stravaganze giudiziarie”“L’accusa di omicidio colposo agli agenti che hanno doverosamente risposto al fuoco esploso dall’assassino del brigadiere Legrottaglie formalizzata lo stesso giorno dei suoi funerali finisce per equiparare, more solito, le belve omicide alle loro vittime. Una coincidenza bestiale quanto inaccettabile, che dovrebbe indurre la magistratura nei suoi vertici rappresentativi a chiedere scusa alla famiglia della vittima, all’Arma dei carabinieri, alla Polizia e allo Stato. Altro che atto dovuto… Da nessuna parte è scritta la regola dell’equiparazione. Con questa espressione gli inquirenti motivano l’indagine, quasi a giustificarsi di fronte all’opinione pubblica sconvolta e addolorata. In realtà, sempre più spesso questi ‘atti dovuti’ somigliano più a formule rituali per giustificare indagini senza senso con il rispetto pedissequo della legge. Nessuno avrebbe denunciato per omissione di atti d’ufficio i magistrati per non aver formalizzato quella decisione. Mentre trasale la sensazione di avere in certa magistratura un corpo estraneo allo Stato vale la pena riconsolarsi con il contenuto del Decreto sicurezza, tanto contestato dall’opposizione e dai tifosi dell’illegalità: gli agenti inquisiti si difenderanno nei tribunali sostenuti dallo Stato”, ha commentato Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, vicepresidente della Camera.Iezzi (Lega): “Riformare norme per proteggere gli agenti”“Riformare le norme per proteggere chi agisce per dovere, come nel caso dei due poliziotti indagati per omicidio colposo dopo aver fermato i killer del carabiniere Legrottaglie. È ora di modificare la normativa: quando sussistono cause di giustificazione del reato, come l’uso legittimo delle armi, la legittima difesa o l’adempimento del dovere, non si dovrebbe procedere con l’avviso di garanzia automatico, ma effettuare prima accertamenti in cui sia l’amministrazione a rappresentare gli operatori nelle fasi iniziali di verifica”, ha detto il deputato della Lega Igor Iezzi, capogruppo in commissione Affari Costituzionali. Ronzulli (FI): “Crudele beffa indagare gli agenti”“Indagare per omicidio colposo i poliziotti che hanno arrestato gli assassini del brigadiere capo dell’Arma Legrottaglie in un conflitto a fuoco nel quale è rimasto ucciso uno di questi criminali, è assurdo, oltre che una crudele beffa nei confronti di quei servitori dello Stato che ogni giorno proteggono tutti noi. Né ci si può nascondere dietro lo scudo dell’atto dovuto. Ci aspettiamo che adesso la sinistra faccia lo stesso flash mob organizzato nell’aula del Senato durante l’approvazione del Dl Sicurezza, che introduceva maggiori tutele legali ed economiche in favore di Carabinieri e poliziotti, come segno di solidarietà ai poliziotti indagati e presa di distanze nei confronti di chi punta l’indice contro i rappresentanti delle forze dell’ordine e non contro assassini e banditi“, ha infine detto la senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, in merito all’indagine sui due agenti.