Pd (ma non Schlein) in piazza contro Rearm. Malumori rifomisti

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AGI - Il centrosinistra torna in piazza dopo la grande manifestazione per Gaza e lo fa, ancora una volta, sotto le insegne arcobaleno della Pace. La piattaforma è contro il piano di riarmo europeo, bocciato al Parlamento europeo da M5s e Avs e sul quale il Pd ha mosso critiche, pur votandolo. Ed è proprio la conferma che “qualche esponente dem sarà in piazza” a far riemergere i mal di pancia fra i riformisti dem.Le chat riformiste hanno cominciato a “bippare” pochi secondi dopo che le agenzie davano conto delle parole utilizzate da fonti interne al Pd nazionale. Nonostante questo, il fatto che non si parli di una delegazione ufficiale, ma solo di singoli esponenti e, soprattutto, che in quella piazza non ci sarà la segretaria dem, ha fatto rientrare l’allarme. Una fonte riformista prende atto che “il Partito Democratico non aderisce alla manifestazione del 21 e che ci andranno singoli esponenti che evidentemente si ritrovano in quella piattaforma”.Nella piattaforma della manifestazione, d’altra parte, si utilizza la parola genocidio accostata a Gaza. Un termine che la stessa segretaria, rimarcano dalla minoranza dem, “ha evitato accuratamente di pronunciare a Piazza San Giovanni, nonostante altri ne facessero largo uso”. Inoltre, il Pd ha votato la risoluzione del Parlamento europeo sul Rearm, sebbene Schlein avesse mosso critiche a quel piano.M5s e Avs: “No al 5% del Pil per le spese militari”“Noi ci saremo, ci saremo in forze”, ha annunciato ieri il presidente del M5s, Giuseppe Conte, che sarà alla testa di una delegazione M5s perché, spiega, “noi siamo da sempre, dall’inizio, assolutamente in prima linea a dire no al riarmo e a una corsa all’escalation militare”.Annunciano la loro presenza a Porta San Paolo anche gli alleati di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli che, oltre al riarmo, vedono nella piazza del 21 giugno un’occasione per gridare il loro ‘No’ alla richiesta di portare la spesa militare al 5% così come chiesto dal segretario generale della Nato, Mark Rutte.“Portare la spesa militare al 5% del Pil per rispondere alle richieste della Nato è una scelta gravissima che punta a militarizzare il bilancio pubblico, sacrificando scuola, sanità, ambiente e diritti sociali sull’altare della guerra”, spiega Bonelli.Nicola Fratoianni si sofferma sul silenzio del governo italiano di fronte a quanto accade nel contesto internazionale e sui vari teatri di guerra: “Il mondo è in fiamme, siamo sull’orlo di una guerra totale dopo l’ennesima violazione del diritto internazionale da parte di Israele con l’attacco all’Iran. E il nostro governo appare muto, anzi prono di fronte alla nuova corsa al riarmo. Contro tutto questo serve una mobilitazione popolare e ampia per la pace”.Presente una delegazione del Pd, dunque, ma non la segretaria Elly Schlein, che sarà impegnata ad Amsterdam con un appuntamento organizzato da Verdi e Socialisti europei. Il tutto a poche ore dall’inizio, sempre in Olanda ma all’Aja, del summit Nato, in programma dal 24 al 26 giugno.