Dasvidania gas russo? Le strategie energetiche post caos ucraino passano anche dalle consapevolezze dell’Ue che prevede di vietare le importazioni di gas russo fino alla fine del 2027 e ne acquisterà di più dagli Stati Uniti. Ma come fare? E soprattutto con quali ripercussioni complessive? Punto di partenza i numeri: l’Europa ha importato meno gnl russo e più dagli Usa, arrivando a coprire l’80% dell’export americano. In sostanza Bruxelles rafforza la volontà di distaccarsi energeticamente da Mosca entro il 2027, aprendo quindi maggiori spazi di mercato agli altri esportatori ma due paesi sollevano dubbi. Intanto l’Italia si cautela con il doppio rigassificatore.I beneficiariQatar e Usa sono i principali beneficiari di questa decisione europea. Il primo nel 2024 con 12 miliardi di metri cubi ha influito per il 4,3% dell’approvvigionamento, numeri che potrebbero migliorare ulteriormente dopo l’espansione del mega-progetto North Field East, le cui attività inizieranno nella metà del 2026. Non solo Ue, il Qatar esporta molto anche in Cina che è la prima acquirente del Paese. Ma non tutto è fluido, dal momento che una norma Ue, la direttiva europea sulla dovuta diligenza per la sostenibilità aziendale (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), introducendo alcuni obblighi relativi alla sostenibilità ambientale e sociale lungo le filiere delle grandi imprese, sta ostacolando l’accesso del gnl qatariota al Vecchio continente. La direttiva è contemplata dal Green Deal.Come osservato pubblicamente da Anna-Kaisa Itkonen, portavoce dell’Unione europea per l’energia, “non vogliamo essere eccessivamente dipendenti da un singolo fornitore, abbiamo imparato la lezione, in ogni caso, gli Stati Uniti restano un partner importante, mentre diversifichiamo le nostre fonti energetiche; siamo disposti a discutere e negoziare”. Lo scorso anno l’Ue ha comprato dagli Usa il 16,1% del petrolio consumato e il 45,3% del gnl importato, dalla Russia il 17,5% e dalla Norvegia il 13,5%.Favorevoli e contrariContrari al divieto Ue sul gas russo si mostrano Belgio e Francia, che così si mettono di traverso al piano della commissione europea. La posizione di Parigi è che servono fonti alternative, mentre il governo belga, secondo maggiore acquirente di Gnl dell’Ue, si aspetta una ricognizione sulle conseguenze economiche di quella scelta, prima di prendere una decisione. “Quello che stiamo difendendo è una strategia europea di diversificazione, che è già sul tavolo”, ha dichiarato il ministro dell’Energia francese, Marc Ferracci, che di fatto solleva dubbi sul Qatar. Total ad esempio è legata alla russa Novatek per altri due anni ancora. Favorevoli sono invece Spagna e Olanda, così come l’Italia dal momento che come osservato più volte dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, avendo Roma potenziato la capacità di rigassificazione “c’è spazio per acquistare gas liquefatto in più, qualora competitivo”. Lo scorso anno l’Italia ha importato gas russo per 5,6 miliardi di metri cubi. Al momento le riserve negli impianti di stoccaggio europei superano il 49%, stando ai dati di Gas Infrastructure Europe (Gie), oltre a ciò l’importazione di gnl da parte dei Paesi dell’Ue ha raggiunto un livello record a maggio, 391 milioni di metri cubi.La posizione dell’ItaliaIn questo senso l’Italia (che ha appena raggiunto un interessante accordo con l’Argentina) si è portata avanti grazie alla nave rigassificatrice BW Singapore, acquistata da Snam nel luglio 2022 e dotata, come l’Italis LNG già in esercizio a Piombino, di una capacità di rigassificazione annua di 5 miliardi di metri cubi. La seconda è ormeggiata in Emilia Romagna al largo di Punta Marina da febbraio, dove lo scorso 3 aprile è giunto il primo carico di gnl americano con la nave Flex Artemis. Potenzialmente la rigassificazione complessiva nostrana salirà a 28 miliardi di metri cubi all’anno, ovvero lo stesso volume importato dalla Russia nel 2021 e corrispondente al 45% della domanda nazionale di gas.