Il premierato, finito nel dimenticatoio, ha ripreso il suo iter parlamentare alla Camera dei Deputati, attraverso l’audizione informale di quattro professori di diritto costituzionale. Gli esperti hanno bocciato la riforma davanti lo sguardo della ministra per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Un’audizione avvenuta nel disinteresse, almeno apparente, dei parlamentari del centrodestra: gli unici a fare domande sono stati 4 deputati dell’opposizione.Ha iniziato Tania Groppi, professoressa di istituzioni di diritto pubblico all’Università di Siena che ha definito la riforma “anacronistica” valida, forse, per l’Italia post prima repubblica, afferma la costituzionalista, che sottolinea come “oggi lo scenario sia completamente diverso”. Il rafforzamento dei poteri del governo – aggiunge – è stato già raggiunto attraverso una pletora di strumenti come l’abuso del decreto legge, il ricorso sistematico alla questione di fiducia, la compressione della discussione parlamentare, il monocameralismo di fatto, la sterilizzazione dell’iniziativa legislativa parlamentare”. Per la giurista “vediamo oggi un grande dramma cioè il sorgere di regimi illiberali anche nelle democrazie stabilizzate che si instaurano attraverso lo svuotamento del Parlamento, delle Istituzioni di garanzia e attraverso il rafforzamento dei poteri del governo. Questo non può non far accendere immediatamente un campanello d’allarme”. Riforma – è il rischio paventato dalla Groppi – che ci porta ad uscire dall’ordinamento della democrazia liberale.Poi è stato il turno di Giulio Salerno, professore di diritto costituzionale e pubblico all’Università di Macerata, che ha sottolineato la riduzione dei poteri del presidente della Repubblica. La riforma “comprime in modo consistente gli spazi di flessibilità che finora vi sono stati nell’attuazione delle disposizioni costituzionali da parte del Capo dello Stato nei passaggi più importanti” come la formazione di governo e lo scioglimento anticipato delle Camere.Per Massimo Villone, professore emerito di diritto costituzionale all’Università Federico II di Napoli, questa riforma “non è un abito mal fatto, nel complesso anzi, è un abito sartoriale basato sulla maggioranza che c’è attualmente”. Riforma che – spiega Villone – azzera il Parlamento, rende marginale il ruolo del Capo dello Stato, con una concentrazione di poteri in capo al premier e con un forte stravolgimento del sistema di pesi e contrappesi”.“Un rafforzamento del governo nei confronti del parlamento sarebbe fortemente controindicato perché il problema è che il governo attualmente è troppo forte nello rapporto con il Parlamento”, conclude Sandro Staiano, professore di diritto costituzionale all’Università Federico II di Napoli. Per quest’ultimo nel progetto di revisione costituzionale del governo Meloni non ha “c’è il pericolo di un intervento di riforma che introduca un meccanismo disfunzionale così fortemente disfunzionale da portare una lesione agli equilibri del sistema. Non eversione volontaria ma eversione preterintenzionale”.L'articolo “Il premierato? Rischia di svuotare ancora di più il Parlamento”: l’allarme dei giuristi in audizione in Parlamento proviene da Il Fatto Quotidiano.