Siccità e desertificazione: l’Italia alle prese con ritardi, emergenze, nuovi piani e disinteresse della politica

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Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è stato approvato nel 2023, dopo un lungo iter (e quattro governi), eppure nell’ultima Legge di Bilancio non è stato neppure considerato, né in termini di strategie di prevenzione, né di stanziamenti necessari ad attuarlo. E mentre il consumo di suolo nell’ultimo anno ha interessato in media circa 20 ettari al giorno, secondo i dati di Ispra, in Italia non solo non c’è una legge ad hoc, che si attende da anni, ma neppure se ne parla più. Nel frattempo, però, i problemi restano. E il Paese si ritrova nella Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità, con una situazione in parte sotto controllo, soprattutto al Nord, solo grazie alle piogge primaverili e con diverse aree in piena emergenza. Non si tratta di un problema che interessa solo l’Italia. Come ricorda il Wwf “a maggio di quest’anno oltre il 40% dell’Europa risultava colpita da qualche forma di siccità, incluse regioni insospettabili che si pensava fossero immuni”. D’altronde, proprio in queste ore, il segretario generale dll’Onu, António Guterres ha lanciato un allarme mondiale, anche economico: “L’umanità sta degradando la terra a un ritmo allarmante, che costa all’economia globale quasi 880 miliardi di dollari ogni anno, molto più degli investimenti necessari per affrontare il problema”.In tutto il mondo degradati almeno 1,6 miliardi di ettari di suolo – Ma i periodi di siccità sono il risultato di una combinazione di variabilità climatica naturale, cambiamento climatico indotto dalle attività umane (dall’uso dei combustibili fossili alla deforestazione e al degrado del suolo) e cattiva gestione delle risorse idriche e del territorio”. Le stime indicano che il degrado del suolo causato dall’uomo interessa almeno 1,6 miliardi di ettari in tutto il mondo , con ripercussioni dirette su 3,2 miliardi di persone. “In Italia – denuncia il Wwf – continua a mantenersi alto il tasso di artificializzazione e impermeabilizzazione del territorio e questo processo avviene a velocità elevata, causando la perdita, spesso irreversibile, di aree agricole e naturali che sono state sostituite da nuovi edifici, infrastrutture, insediamenti commerciali, logistica, produttivi e di servizio, all’interno e all’esterno delle aree urbane esistenti”. Tutto questo mentre da tredici anni si parla di una legge sul consumo di suolo, senza riuscire a concretizzare questo obiettivo, anche in attuazione della Legge sul Ripristino della Natura, tanto osteggiata anche dall’Italia.La mappa della siccità (in Italia e nel mondo) – “Mentre la desertificazione colpisce principalmente le zone aride della Terra – racconta il Wwf – ma anche in Italia vi sono zone a rischio, la siccità è diventata un evento comune in molte aree del mondo”. Al momento, condizioni di allerta sono presenti nella regione del Mar Baltico, in Irlanda, nel Regno Unito, nella Francia settentrionale, nel Benelux, in diverse regioni della Germania, in alcune zone delle pendici settentrionali delle Alpi, in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bielorussia, gran parte dell’Ucraina, Russia meridionale, Romania centrale e occidentale, Bulgaria, alcune regioni della Grecia, piccole aree dei Balcani occidentali, Cipro, gran parte della Turchia, Malta e le isole del Mediterraneo sud-orientale. Alcune regioni dell’Europa centrale, della regione del Mar Baltico, della Scandinavia, dell’Italia meridionale e della Grecia sono sotto osservazione a causa di un persistente deficit di precipitazioni e per l’Italia, la situazione di rischio è confermata dallo Stato di Severità Idrica pubblicato da Ispra. Non ha caso, nei giorni scorsi, nel corso della conferenza sul clima e la sicurezza, organizzata a Espoo, in Finlandia, Sari Multala, ministro finlandese dell’Ambiente ha detto: “Dobbiamo riconoscere che il cambiamento climatico è parte di una crisi planetaria più ampia, accanto alla perdita di biodiversità e all’inquinamento, con il degrado accelerato delle terre e la desertificazione”.Il caso della Sicilia – “In Italia ci sono varie regioni a rischio siccità – ricorda il Wwf – ad iniziare dalla Sicilia (in parte anche a rischio di desertificazione)”. Qui sono in corso azioni straordinarie, volute dal Commissario nazionale alla siccità, per cercare di ovviare alla minore disponibilità d’acqua, compresi i razionamenti sempre più frequenti in varie città. “Il problema però non è solo il cambiamento climatico, ma anche la gestione fallimentare dell’intera politica regionale del settore” comment il Wwf, ricordando che oggi nell’isola “sono presenti 47 invasi di cui solo 30 funzionano e neanche a pieno regime, la rete idrica di distribuzione perde in alcune zone fino ad oltre il 55%”. Tutto questo mentre vengono dissalatori in aree dove erano già presenti, ma erano stati abbandonati.In Puglia, Capitanata senz’acqua per i campi – Ma la Sicilia non è l’unica regione in difficoltà. In Puglia, nonostante le precipitazioni di maggio, pari a 43,6 millimetri in media, siano state superiori del 32% rispetto alla media storica e con una distribuzione piuttosto omogenea, tranne che sul Tavoliere, si sta osservando uno scenario critico. Nelle dighe della Capitanata ci sono quasi 60 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. “La Capitanata combatte da due settimane una guerra impari con temperature straordinarie (37°- 38°) e con accumuli d’acqua, che probabilmente non basteranno nemmeno a soddisfare il fabbisogno potabile nei prossimi mesi – denuncia Coldiretti Puglia – senza contare i danni ad un’agricoltura già compromessa da oltre un anno di siccità. Gli invasi foggiani trattengono ora volumi idrici, pari a 104 milioni di metri cubi d’acqua”.Cosa si sta facendo – Nei giorni scorsi, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, ha ricordato che lo scorso anno lo stato di calamità è stato riconosciuto nelle Regioni Basilicata, Calabria e Sicilia. “È pervenuta poche settimane fa la richiesta anche della Regione Sardegna su cui è in corso una istruttoria prevista dalla legge, che è in fase di ultimazione” ha detto. E ha ricordato che sono in corso 654 interventi su tutto il territorio nazionale, per un totale di 5,4 miliardi di euro e che sono in costruzione tre grandi dighe, in Sicilia, in Sardegna e in Emilia-Romagna. In questo contesto, si inserisce il Piano nazional di interventi infrastrutturali per la sicurezza del settore idrico, che riguarda 418 proposte di intervento per un fabbisogno complessivo di 12 miliardi di euro.Il peso economico dell’irrigazione – Il Panel scientifico intergovernativo sul cambiamento climatico ritiene che la siccità agricola ed ecologica sia aumentata in diverse regioni di tutti i continenti. “In Italia, per esempio, la disponibilità d’acqua si è ridotta del 19% nell’ultimo trentennio rispetto al precedente e i consumi su molti settori sono aumentati” ricorda il Wwf, secondo cui “è indispensabile ripensare la ripartizione della risorsa nei diversi settori (civile, agricolo, industriale) e avviare politiche di risparmio, prevenzione, manutenzione delle infrastrutture idriche che ci consentono di gestire nel modo migliore l’acqua e di garantire il deflusso ecologico nei corsi d’acqua”. L’Associazione Nazionale delle Bonifiche evidenzia come sia stato “uno studio dell’Università di Trieste ad indicare il peso economico dell’irrigazione a partire dall’effetto prodotto sul valore dei suoli agrari, stimando una relazione statisticamente significativa fra il Valore agricolo medio di una coltura e la possibilità di irrigarla”. Dall’analisi emerge che il valore agricolo medio delle colture economicamente più importanti, come seminativo, frutteto, orto, prato si aggira sui 40mila euro ad ettaro, con un massimo al Nord pari a 52mila euro ad ettaro e il minimo nel Centro, 20mila euro ad ettaro. La presenza dell’irrigazione discrimina in modo significativo il valore, introducendo una differenza fra irriguo e non irriguo pari mediamente a 13.500 euro a ettaro. In termini percentuali tale forbice è più elevata al Centro-Sud (60-80%) rispetto al Nord (39%) a causa delle sempre più marcate differenze climatiche.L'articolo Siccità e desertificazione: l’Italia alle prese con ritardi, emergenze, nuovi piani e disinteresse della politica proviene da Il Fatto Quotidiano.