Che strano materiale mette insieme Guido Tonelli, uomo di scienza dalla grande grinta narrativo-divulgativa, il cui ultimo titolo L’eleganza del vuoto, sembra rispondere al sottotitolo: “Di cosa è fatto l'universo”. Di certo nel largo scartafaccio di quest’opera curiosa c’è posto in esergo per i versi di Montale da, guarda un po’, Il vuoto (“Una materia immateriale, / il peggio che poteva toccarci”). Come pure nella premessa del curioso racconto della gestazione spezzina di un’opera immortale del compositore Richard Wagner, L’oro del Reno, frutto di mare in tempesta, nausea e insonnia. Il vuoto è il parto di un’esperienza di eccessi sembrerebbe suggerire. Insomma, al fisico del Cern di Ginevra e professore all’Università di Pisa, uno dei padri della scoperta del bosone di Higgs, non manca la curiosità olistica della relazione tra ogni cosa e, specialmente qui, tra uno dei più grandi misteri dell’universo e il sapere che lo ha provato a leggere come nodo di senso e tema di esperimento. Proseguendo nella lettura di Tonelli, infatti, scopriamo quanto il vuoto sia stato nella linea secolare di studio di filosofi e scienziati da Aristotele a Democrito, fino a Isaac Newton che lo leggeva come spazio assoluto e immobile e poi alla relativizzazione e smentita della teoria di Einstein per giungere alla nuova ricentralizzazione dettata dalla meccanica quantistica e concludere con il protagonismo di oggi che vuole dal vuoto scaturire il Big Bang primordiale e le forze della regolazione dell’universo. Una parte molto curiosa del libro è quella dedicata alla rassegna di alcuni laboratori come quello di Kek, l'organizzazione giapponese che studia la particella fisica degli acceleratori, vicino a Tsukuba, o di esperienze missilistiche fatalmente agli onori della cronaca per la marca di bandiere new company che le battezzano. In conclusione, è bello scoprire con Tonelli come la scienza contemporanea si sia saputa muovere nell’atto di riconciliazione del grande conflitto “apparentemente insanabile, che ha attraversato il pensiero filosofico occidentale” ovvero quello tra l’essere eterno immutabile e il divenire. E’ interessante poi riflettere a latere sul vantaggio prodotto da quelle cosiddette “ricerche inutili” (cui dedica un espresso e paradossale elogio) che, allargate, hanno consentito di manifestare “benefici inimmaginabili”. Come a dire che la ricerca è un po’ quel qualcosa che cambia la vita mentre faceva, con apparentemente disincantata leggerezza, tutt’altro. L’eleganza del vuoto Guido Tonelli Feltrinelli, 192 pp., 18 euro