"Teheran vulnerabile, Pasdaran verso un colpo di Stato?"

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AGI - L'attacco di Israele all'Iran sembra aver colto di sorpresa il regime di Teheran che si è trovato impreparato e oggi è vulnerabile, con opzioni molto limitate. Tra quelle verosimili, ma non è chiaro quanto realizzabili, c'è addirittura un colpo di Stato dei Pasdaran contro la struttura clericale per mantenere il potere. È la lettura fatta all'AGI da Emanuele Ottolenghi, senior advisor per 240 Analytics, ex direttore del Transatlantic Institute di Bruxelles e in passato Senior Fellow della Foundation for Defense of Democracies di Washington. Davanti all'ennesimo fronte di guerra aperto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, l'analista ha sottolineato come la Repubblica islamica "sorprendentemente, pur sapendo da anni che questa possibilità esisteva, sembra essersi trovata profondamente impreparata a questo scenario e con delle opzioni molto limitate". Per Ottolenghi, "in questo momento il potere escalatorio iraniano inizia e finisce con il lancio dei missili balistici perché si sono giocati le loro carte migliori, in particolare quella di Hezbollah, prima che questo scenario si verificasse. In fondo - ha proseguito - Hezbollah non era soltanto una proiezione di potere egemonica dell'Iran nella regione, ma era anche un po' la prima linea difensiva e di deterrenza contro Israele proprio nel caso avvenisse uno scontro sul programma nucleare iraniano". Altro "dato significativo" per Ottolenghi è che "da un punto di vista strettamente militare" Israele, da quando venerdì scorso ha avviato i bombardamenti sull'Iran, "sta sistematicamente colpendo obiettivi di alto valore, dalla leadership delle forze armate, a quella dei Guardiani della Rivoluzione islamica, il programma nucleare, l'intelligence in tutte le sue componenti, basi missilistiche, installazioni militari. Sta neutralizzando le basi di lancio dei missili, i radar, sta colpendo l'infrastruttura energetica, gli aeroporti. Ha danneggiato la capacità di risposta degli Iran".La Repubblica islamica da parte sua è "riuscita a infliggere dei danni pesanti, dolorosi, all'infrastruttura civile e ai civili, ma non ha intaccato in nessun modo la capacità di Israele di continuare" la campagna militare. L'analista è convinto che il regime iraniano "sia molto esposto in questo momento e abbia molto poche possibilità di risposta: può ovviamente adottare una strategia di escalation nella regione contro quei Paesi o quelle installazioni militari che ritiene essere in qualche modo complici con Israele, cioè i Paesi arabi del Golfo, le loro installazioni militari, petrolifere". "Può bloccare lo Stretto di Hormuz come cercò di fare in passato durante la prima guerra Iran-Iraq. Può ovviamente colpire basi e installazioni occidentali, americane, francesi, inglesi". Tuttavia, ha continuato, "facendo questo ovviamente non farebbe altro che trascinare nel conflitto anche quegli avversari che hanno probabilmente altrettanta, se non più potenza di fuoco". È uno scenario che vede i Pasdaran "in difficoltà per tre ragioni: la prima ovviamente è che sono molto invisi all'interno del Paese. Il secondo è che pur essendo ovviamente il potere dietro le quinte c'è una relazione di simbiosi tra l'establishment clericale, al cui apice c'è (l'ayatollah) Khamenei, e le Guardie rivoluzionarie quindi la debolezza degli uni comporta la debolezza degli altri", ha spiegato Ottolenghi."La terza ragione ovviamente è che negli ultimi quattro giorni si sono resi conto di quanto è penetrato il loro apparato, questo significa non solo un'eccezionale intelligence israeliana ma certamente la presenza di molti dissidenti tra le loro fila". "E questo - ha continuato l'analista - comporta ovviamente una situazione di sbaraglio all'interno (dei Pasdaran) in questo momento, perché non solo hanno perso importanti figure di leadership, che sono non facilmente e comunque non velocemente sostituibili, ma perché si sentono in questo momento completamente penetrati, traditi dall'interno e a rischio".Da qui, "una delle possibilità che io suppongo possa essere considerata verosimile - in questa situazione di sbaraglio, difficoltà e vulnerabilità in cui si trovano - è un colpo di Stato delle Guardie rivoluzionarie". Forti ancora del "controllo di una gran parte dell'economia iraniana", possono immaginare di "sbarazzarsi della cupola clericale e fare un dietrofront ideologico" con l'intento di "salvare il Paese e la loro posizione di preminenza in cambio di un accordo con Israele e l'Occidente". Per Ottolenghi, questo è "ovviamente di là da venire ancora, ma non è uno scenario cosi' completamente implausibile". "È una teoria", ha ribadito, ricordando però che "ci sono degli esperti che l'hanno già preconizzata prima di questo scontro" e ci sono dei "precedenti" come "la Romania, l'Azerbaijan o altre repubbliche post sovietiche dove in un momento di scioglimento del regime, di confusione, alcune vecchie elite di regime del partito comunista, del Kgb hanno sostanzialmente fatto un dietrofront ideologico che li ha messi in un'orbita politica diversa, con degli orientamenti politici diversi, ma che ha garantito loro la sopravvivenza al potere".