AGI - Negli ultimi anni, la Pubblica Amministrazione italiana ha puntato sull’innovazione digitale introducendo strumenti come SPID, PEC, PagoPA e la Carta d’Identità Elettronica (CIE). Oltre a snellire le procedure, l’obiettivo è stato anche quello di orientare la trasformazione digitale verso criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Come evidenzia il Manifesto per la Sostenibilità Digitale della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, le tecnologie hanno effetti a catena su società, ambiente ed economia, ed è su questa interdipendenza che si deve fondare ogni scelta in ambito pubblico, considerando il ciclo di vita completo dei servizi digitali — Life Cycle Assessment — come base fondamentale per valutarne gli impatti reali.L’adozione di questi strumenti porta con sé, in primo luogo, importanti vantaggi di natura sociale: semplifica l’accesso ai servizi pubblici, riduce le barriere burocratiche e favorisce l’inclusione, soprattutto per chi vive in aree remote del territorio o ha difficoltà di mobilità. I vantaggi – e i risparmi – sono anche economici: meno burocrazia, meno costi, più efficienza. PagoPA, per esempio, ha superato i 388 milioni di transazioni per un valore complessivo di oltre 85 miliardi di euro nel 2024, dimostrando quanto il digitale possa alleggerire anche la macchina statale.Anche dal punto di vista ambientale, strumenti come SPID e CIE riducono significativamente l’utilizzo di carta e gli spostamenti fisici, tagliando le emissioni. L’integrazione nell’IT Wallet, destinato a diventare un portafoglio digitale unico, potrà eliminare milioni di copie cartacee e spostamenti verso gli uffici pubblici. I numeri parlano chiaro: nel 2024 sono stati attivati 39,2 milioni di SPID (+7% rispetto al 2023) e 48,8 milioni di CIE (+18%), avvicinando l’Italia all’obiettivo del PNRR di 42,3 milioni di identità digitali entro il 2025.Ma come, questi strumenti, vengono utilizzati da cittadini italiani appartenenti a diverse generazioni? I nuovi dati dell’Osservatorio per la Sostenibilità Digitale della Fondazione per la Sostenibilità Digitale forniscono, in questa direzione, uno spaccato interessante del nostro Paese.SPID: giovane e veloce, ma i senior restano indietroL’uso dello SPID mostra una netta differenza generazionale. I giovani della Gen Z conoscono quasi tutti lo strumento (solo il 5% lo ignora), e quasi la metà lo usa con regolarità. Fra i Baby Boomer, invece, un terzo non ne ha mai sentito parlare, e solo uno su cinque lo impiega abitualmente. La distanza si spiega con la diversa familiarità con il digitale: chi è cresciuto con internet trova naturale autenticarsi con webcam e OTP, mentre chi è abituato agli sportelli fisici fatica ad abbandonare le vecchie abitudini. Serve dunque rafforzare l’alfabetizzazione e spiegare meglio i vantaggi, soprattutto agli over 60.CIE: diffusione alta, uso digitale ancora limitatoLa Carta d’Identità Elettronica è, invece, ormai capillarmente diffusa, ma il suo utilizzo come identità digitale è molto più contenuto. Tra i giovani under 30, solo il 6,9% non sa cosa sia e circa un terzo la usa con regolarità. Tuttavia, già tra i Millennial e la Gen X l’uso regolare scende, e tra i Boomer solo il 12,5% sfrutta il chip abitualmente.I motivi sono pratici: mentre lo SPID funziona senza strumenti esterni, la CIE richiede lettori NFC o smartphone compatibili, oltre alla gestione di PIN e PUK. Inoltre, molte persone anziane possiedono ancora la versione cartacea e non sono passate a quella elettronica. Serve quindi rendere più semplice l’accesso alle funzioni digitali della CIE, spiegandone i benefici e rimuovendo gli ostacoli tecnologici.PagoPA: Millennial in prima linea. Metà dei Boomer ancora allo sportelloAnche PagoPA riflette la “frattura” generazionale. Tra i più giovani, solo l’11% non sa cosa sia, mentre circa il 28% della Gen Z e il 32% dei Millennial la usa abitualmente. Le percentuali calano tra Gen X e Boomer: per questi ultimi, più nel dettaglio, quasi la metà non conosce la piattaforma, e solo uno su dieci la utilizza con regolarità. Pesano timori legati alla sicurezza, scarsa dimestichezza con home banking e carte, e procedure percepite come complicate. Una possibile soluzione è l’introduzione di sportelli digitali assistiti nei Comuni, dove il cittadino possa essere guidato nell’uso. PEC: ancora poco diffusa tra i cittadiniLa Posta Elettronica Certificata, nata per dare valore legale alle comunicazioni digitali, è conosciuta da buona parte delle generazioni attive, ma resta poco utilizzata. Meno del 10% dei giovani non sa cos’è, ma solo il 18% dei Gen Z e il 30% dei Millennial la usa abitualmente. Tra i Boomer, la conoscenza cala drasticamente: il 40% non ne ha mai sentito parlare, e meno del 10% la utilizza con frequenza.Il problema è duplice: da un lato la PEC è nata per professionisti e aziende, dall’altro l’attivazione richiede un abbonamento presso un provider, una gestione non sempre intuitiva e un certo livello di competenza tecnica. Il cittadino medio, quindi, sembra tendere a considerarla un onere burocratico evitabile. Per aumentarne l’adozione, sarebbe utile proporre soluzioni gratuite, integrate con SPID o CIE, e rendere l’esperienza d’uso più semplice. Superare il divario digitale per una PA più inclusiva e sostenibileI numeri mostrano come l’Italia si trovi oggi di fronte a una sfida cruciale: colmare il divario generazionale nell’uso degli strumenti digitali pubblici. Per farlo servono politiche mirate di alfabetizzazione, sportelli assistiti sul territorio e interfacce più accessibili, soprattutto per gli over 60. Campagne efficaci, poi, dovrebbero spiegare in modo chiaro i vantaggi: meno attese, maggiore sicurezza, più efficienza. L’integrazione delle identità digitali nell’IT Wallet, con un onboarding guidato, potrebbe rappresentare un punto di svolta. Occorre ricordare che ogni cittadino che adotta questi strumenti contribuisce a una Pubblica Amministrazione più sostenibile, con minori costi, minori emissioni e maggiore velocità nei servizi: chiudere il digital divide non è quindi soltanto un’esigenza tecnologica, ma una condizione necessaria per un futuro più equo e sostenibile.