«Se c’è violenza non conta il tempo di reazione», la Cassazione sul caso della hostess e i secondi prima di dire no al sindacalista

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«Il ritardo nella reazione della vittima», ossia «nella manifestazione del dissenso», è «irrilevante» ai «fini della configurazione della violenza sessuale». E su ciò «la giurisprudenza è netta», perché la «sorpresa» di fronte all’abuso «può essere tale da superare» la «contraria volontà», ponendo la vittima nella «impossibilità di difendersi». Lo scrive nelle motivazioni della sentenza la Cassazione che, dopo il ricorso del sostituto pg di Milano Angelo Renna, ha disposto, l’11 febbraio scorso, un processo d’appello bis per un ex sindacalista di 48 anni che lavorava all’aeroporto di Malpensa, accusato di abusi su una hostess e assolto perché, scrivevano i giudici, lei in «30 secondi» avrebbe potuto opporsi.Come sono andati i processiQuella motivazione aveva suscitato indignazione, in particolare da parte dell’associazione Differenza Donna, che aveva parlato di un «passo indietro di 30 anni» nella tutela dei diritti delle vittime. In primo grado, il tribunale di Busto Arsizio aveva riconosciuto la credibilità della donna ma giudicato insufficienti le prove raccolte. In appello, la Corte di Milano aveva confermato la decisione, rigettando il ricorso della procura e della stessa Differenza Donna, rappresentata dall’avvocata Maria Teresa Manente. Ora, i giudici della Suprema corte hanno annullato quella sentenza, disponendo un nuovo processo d’appello. La donna, all’epoca dei fatti in servizio all’aeroporto di Malpensa, aveva raccontato: «Sono rimasta paralizzata, raggelata. Non riuscivo a credere che quello che stava accadendo fosse reale». Parole che oggi trovano finalmente ascolto anche nella giurisprudenza.L'articolo «Se c’è violenza non conta il tempo di reazione», la Cassazione sul caso della hostess e i secondi prima di dire no al sindacalista proviene da Open.