Meloni riceve il capo della Nato Rutte, il sostegno all’Ucraina e le spese militari da aumentare. Tajani: «Sì, ma in 10 anni» – Il video

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È durato circa un’ora l’incontro a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, accolto con un «How are you, Mark?». Un faccia a faccia, si legge nella nota della presidenza del Consiglio, che è servito per riaffermare «il sostegno all’Ucraina e il ruolo dell’Alleanza atlantica quale pilastro imprescindibile per la difesa collettiva, nonché l’importanza di un approccio a 360 gradi alla sicurezza euroatlantica». Ma il vero tema sul tavolo sono le spese destinate al comparto della difesa, specialmente dopo che la Nato – su spinta degli Stati Uniti di Donald Trump – ha fissato una nuova asticella per gli Stati membri: arrivare a destinare il 5% del Pil alle spese militari.Il braccio di ferro sull’aumento delle spese per la difesaA quanto si apprende, Rutte si è presentato a Palazzo Chigi proponendo una strada leggermente più morbida per l’Italia: arrivare al 3,5% nel giro di sette anni, ossia entro il 2032. Giorgia Meloni sa bene che centrare un obiettivo del genere richiederebbe misure molto impopolari e per questo avrebbe proposto al capo dell’Alleanza Atlantica di spostare quel target del 3,5% al 2035, ossia tre anni più tardi. In questo modo, la premier spera che il fardello dell’aumento delle spese militari ricadrà, almeno in parte, su chi prenderà il suo posto a Palazzo Chigi qualora non dovesse essere riconfermata alla guida del governo alle prossime elezioni politiche. Una linea condivisa anche da Forza Italia, con il vicepremier Antonio Tajani che oggi ha detto: «Quindi siamo favorevoli a più spese per la sicurezza, ma la questione per che noi abbiamo posto è quella del timing: noi abbiamo detto almeno 10 anni».Il nodo delle infrastrutture strategicheAll’incontro di oggi a Roma, Meloni e Rutte hanno parlato anche delle «spese per la sicurezza collettiva e della costruzione di un’industria per la difesa sempre più innovativa e competitiva, in complementarità con l’Ue». L’altro nodo riguarda le infrastrutture strategiche, che il governo vorrebbe far rientrare nelle spese per la difesa. D’altronde, l’Italia stima che per arrivare al 5% di Pil destinato alla sicurezza servirebbero oltre 100 miliardi. E poter inserire le spese già contabilizzate per alcune grandi opere, a partire dal Ponte sullo Stretto, permetterebbe al governo di raggiungere quell’obiettivo più facilmente.Rutte: «L’Italia è un alleato importante»L’incontro a Palazzo Chigi si è concluso senza conferenze stampa, ma poco più tardi Rutte ha incontrato il vicepremier Tajani a Villa Madama, dove ha rilasciato qualche dichiarazione: «L’Italia è un alleato importante, è attiva in tutto il territorio Nato. E ovviamente, l’Italia vanta una base industriale di difesa di cui andare orgogliosi, Leonardo ma anche tante altre aziende industriali della difesa, grandi e piccole». A proposito della necessità di spendere di più in difesa e armamenti, Rutte ha difeso così la nuova asticella fissata dall’Alleanza Atlantica: «I nuovi target di spesa della Nato sono basati sui fatti, sugli studi che abbiamo condotto, sulle mancanze nel nostro sistema difensivo che vanno colmati. Non stiamo producendo abbastanza, questo è ciò che mi tiene sveglio la notte: dobbiamo aumentare la produzione senza però che lievitino i prezzi».Foto copertina: ANSA/Giuseppe Lami | Giorgia Meloni e Mark Rutte nel cortile interno di Palazzo Chigi, 12 giugno 2025L'articolo Meloni riceve il capo della Nato Rutte, il sostegno all’Ucraina e le spese militari da aumentare. Tajani: «Sì, ma in 10 anni» – Il video proviene da Open.