“Come si perde una madre. Memorie di una figlia”: così Molly Jong racconta la demenza (e la vita, senza sconti) della mamma

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Il racconto di una madre che, invecchiando, scivola nella demenza smuove sempre qualcosa di molto profondo, tenero e doloroso insieme. Quando la madre è Erica Jong, una delle più grandi scrittrici del Novecento, e la figlia è la scrittrice Molly Jong-Fast, il raccontare diventa atto di ‘verità’ umana che in qualche modo ci riguarda tutti come lettori. Si intitola “How to Lose your mother: a daughter’s memoir” (Come perdere tua madre: memoir di una figlia”) il libro di Molly Jong-Fast, figlia unica dell’autrice di “Paura di Volare”, testo culto di affermazione dell’autonomia femminile che consacrò Jong alla ribalta internazionale nel 1973.“How to Lose your mother” uscirà il 3 giugno e sarà un’autobiografia senza rimorsi e pregiudizi, nuda e cruda. Un resoconto spietato e senza orpelli di una relazione giudicata devastante, che sembra muoversi sul doppio filo della rivendicazione e dell’amore. Perché? Fin da quando era bambina Molly Jong-Fast ha lottato con la sensazione disorientante che ci fossero due versioni di lei. Quella di sé stessa dentro i romanzi di sua madre e quella di sé stessa nella vita reale. Molly era diventata una figura di sfondo dei libri materni sin da bambina, un “accessorio” alla base della creatività della madre di cui spiattellare tutto: dalle ribellioni adolescenziali alle difficoltà esistenziali. Persino le battaglie contro l’alcol e la droga diventavano materiale vivo. Scrive il New York Times a proposito di Molly, in vista dell’uscita del libro (il titolo del pezzo del quotidiano statunitense è “Il libro devastante che Erica Jong ha sempre saputo che sua figlia avrebbe scritto”): “Ogni volta che uno sconosciuto o un conoscente sembrava sapere dettagli intimi su di lei doveva presumere che avessero letto tutto nei libri di sua madre”. Una sensazione destabilizzante per la figlia. Che ora, a 46 anni, ormai affermata nel suo lavoro di analista politica, si prende la sua rivincita contro una madre “terribile”. Una donna che ‘depredava’ la vita delle persone, non solo la sua, per costruire i suoi romanzi.Ma adesso che le parti sono invertite, e anche la fragilità, è Molly a inserire Erica nel suo libro: “Sto facendo a lei quello che lei ha sempre fatto a me”, ha rivelato. Nel raccontare il lento declino della scrittrice icona di un’epoca e della lotta femminista, la figlia non ha mezzi termini. È addirittura brutale: “Era a letto tutto il giorno attaccata alla bottiglia, rifiutando di lavarsi per giorni in un appartamento che puzzava di urina, di umani e di cane”. La Jong viene descritta come una narcisista priva di attenzione per lei se non come oggetto dei suoi scritti. Riusciva ad amarla? “Ci sono stati momenti in cui era la più grande mamma di sempre – racconta Molly – ma giorno dopo giorno diventava sempre più assente, consumata dall’attività di essere Erica Jong”. Fino alla malattia: la demenza diagnosticata durante la pandemia di Covid. Vedova per la prima volta dopo tre divorzi, 83 anni, la scrittrice vive oggi con una badante full time in una casa di riposo di lusso di Manhattan. Con alle spalle 37 milioni di copie vendute forse non si ricorda tutti i momenti che all’epoca fece scandalo per il suo coraggio di affermare una visione femminile del sesso avulso dall’amore coniando il termine “zipless”. Ma stupisce ancora la sua consapevolezza, nonostante la malattia. Raggiunta dal New York Times, svela: “Quando sei uno scrittore la tua vita è un libro aperto, e lo stesso vale anche per tua figlia”. Eppure il libro non lo ha ancora letto. Lo immagina soltanto.Dal canto suo la figlia Molly, conosciuta e apprezzata come commentatrice politica sui media e attivista oppositrice della politica del presidente Trump sin dal suo primo mandato, ha scelto il momento più adatto per liberarsi dell’ingombrante ombra di sua madre. Ora si sente forte e non ha rimorsi di sorta: “Ho venduto Erica Jong, ma è una sorta di onore per lei”. Un onore che la madre accetta come conseguenza naturale di un processo: “Scrivo di lei, scrive di me”. Specifica: “Quando sei uno scrittore la tua vita è davvero un libro aperto, e questo è vero anche per tuo figlio. Niente di tutto questo mi infastidisce”. Il ricordo di Molly lo conferma: “Mia madre mi ha sempre detto, ti siedi al computer e apri una vena”. Ecco perché la signora Jong sapeva che questo prima o poi sarebbe accaduto. Lo aveva predetto: “Molly sa già che sono il suo materiale proprio come a volte lei è stata il mio”. Difficile restituire verità alle storie umane. Difficile anche nei romanzi se dentro non scorrono battiti e respiri, sentimenti e paure. A volte solitudini.L'articolo “Come si perde una madre. Memorie di una figlia”: così Molly Jong racconta la demenza (e la vita, senza sconti) della mamma proviene da Il Fatto Quotidiano.