Musetti, "la force tranquille" che può cominciare a pensare di essere un campione

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Dopo, si può discettare amichevolmente di eleganza italiana, come fa Lorenzo Musetti nell’intervista sul campo, oppure rammentare di quando lui e il suo coach prendevano la stessa camera d’albergo per risparmiare, mettere a fuoco le sensazioni del primo grande successo nel torneo giovanile di Pasqua al CT Firenze nel 2018, ripercorrere le tappe dello straordinario percorso agli Australian Open junior nel 2019, rivelare di come si dissero l'un l'altro – con timore e stupore – che forse c’era spazio per loro nel tennis che conta (“…fu a Roma nel 2020, quando mise sotto Wawrinka e Nishikori”, racconta l’allenatore di sempre, Simone Tartarini).Si può, sì, ricordare, rivangare, commentare, ma solo dopo aver dimenticato le sofferenze di oggi nella Court Philippe Chatrier. Perché l’americano Frances Tiafoe ha provato a fermare il carrarino e, per un po’, ha persino pensato di avere in mano le carte per riuscirci. Infatti, “Lollo”, detto anche “Muso”, non ha giocato una delle sue migliori partite. Non fatevi ingannare dal punteggio (6-2 4-6 7-5 6-2): nelle due ore e mezza di confronto sul centrale del Roland Garros, il numero 2 d’Italia è apparso a tratti estenuato, incerto, addirittura abulico.Eppure, quando ha dovuto rincorrere, ha tenuto il passo del ragazzone afroamericano. E quando si è presentata l’occasione per andare in fuga, l’ha colta al volo. Mai come oggi abbiamo compreso il tipico gesto di Musetti di toccarsi la tempia con l’indice a significare: ce l’ho fatta con la testa, con la concentrazione, con la volontà di superare i momenti difficili.La partita vive di brevi guizzi di buon tennis e di lunghi minuti di stagnazione ed errori. All’inizio, la prima di servizio di Musetti, soprattutto se centrale, risulta incontrollabile per Tiafoe. Analogamente, le accelerazioni lungolinea si rivelano vincenti dirette oppure costringono il figlio del guardiano tuttofare del JTCC – il Junior Tennis Champions Center di College Park, nel Maryland – a forzare conclusioni fuori misura.Una prima svolta, dopo il set d’avvio scivolato via in meno di mezz’ora, arriva con la pretesa di Tiafoe di sfidare in tocchi e preziosismi l’avversario, che di tocchi e preziosismi è un maestro riconosciuto. I risultati sono altalenanti, ma Lorenzo fatica tanto: quella di oggi non è la sua versione più brillante. Nel secondo set non riesce mai a prendere l’iniziativa e fa anche “una cazzata” (copyright di Tartarini) quando dà un calcetto alla pallina e colpisce una giudice di linea. A chi lo vede, viene il timore di un bis dell’incidente che anni fa coinvolse Novak Djokovic a New York, ma il buonsenso stavolta prevale, se la cava con un warning.Nel terzo parziale Lollo ha un colpo di reni da finisseur delle classiche di primavera. Nel quarto, dilaga. Tiafoe non può che arrendersi, come nei precedenti turni avevano fatto Hanfmann, Galan, Navone e Rune (agli ultimi due aveva ceduto il secondo set come oggi, ma senza mai davvero rischiare di portare il match al quinto).Per Lorenzo, le parole d’elogio dell’altra sera di Sua Signoria Jannik (“…gioca un tennis incredibile, totalmente diverso dal mio, forse anche più bello da vedere”) valgono come una medaglia. Ma i fatti che contano sono quelli di oggi pomeriggio sul rettangolo rosso del Chatrier: accesso alla seconda semifinale slam dopo quella di Wimbledon 2024, iscrizione nella storia del tennis azzurro come uno dei cinque italiani approdati almeno due volte al penultimo atto di un major (gli altri sono, in ordine di apparizione, Pietrangeli, Panatta, Berrettini e Sinner), temporaneo ingresso tra i Top Five dell’ATP, in attesa di cosa farà domani Novak Djokovic contro Alexander Zverev.L’ho già scritto di recente, ma è giusto ripeterlo qui: Musetti è un giocatore trasformato rispetto un paio d’anni fa. Adesso le sue uniche priorità sono il lavoro e la vita ordinati: è questo – “ordinato” – l’aggettivo che usa per spiegare come ha superato le incertezze che hanno segnato una fase comunque assai positiva della sua vita. In conferenza stampa lo conferma: “A fianco di Tartarini ho fatto tutti i passaggi importanti di questi miei quindici anni da giocatore: da bambino a ragazzino, da ragazzo a uomo. Siamo cresciuti insieme. Mi piace stare con le persone che mi tengono saldo con i piedi per terra, che mi ricordano chi sono e da dove vengo. Farò così con i miei figli. Non mi sento un campione, ho solo l’opportunità per diventarlo. C’è ancora tanta strada da fare. Mi piacerebbe che un giorno, a fine carriera, gli altri pensassero che lo sono stato, un campione. Adesso mi concentrerò su venerdì, sulla semifinale. Però domani è il mio giorno libero: voglio placare la mente, magari fare un giro per Parigi. E la sera farò una partita a burraco, anche se perdo sempre”. Qui, a Parigi, Musetti da l'idea di essere un po' come un grande presidente francese, Francois Mitterrand, che per le elezioni del 1981 lanciò lo slogan "la force tranquille": parlava del suo paese, certo, ma anche di sè.