di Enrico Oliari – L’incontro di Istanbul sulla crisi ucraina ha prodotto poco o nulla, forse solo uno scambio di prigionieri. Mosca ha infatti respinto la richiesta di un cessate-il-fuoco “incondizionato”, anche perché la proposta, presentata dal capo negoziatore russo Vladimir Medinsky, prevedeva l’annuncio della smobilitazione delle Forze armate dell’Ucraina; l’annuncio di elezioni parlamentari e presidenziali da tenersi entro la fine dell’anno (il mandato di Volodymyr Zelensky e del Parlamento, da cui sono stati esclusi gli 11 partiti di opposizione, è scaduto da diversi mesi); l’amnistia per i prigionieri politici; un nuovo scambio di prigionieri di guerra; lo stop delle forniture di armi durante il cessate-il-fuoco; la revoca da parte ucraina del divieto di negoziare con la Russia e i suoi rappresentanti; una chiara tabella di marcia per la firma di una pace duratura; la revoca delle sanzioni più delicate imposte da Usa e Ue.Più che la Russia, sembra quindi che sia stata l’Ucraina, ben alimentata dai “Volenterosi” (Londra e Parigi) ad aver rifiutato la tregua. Il capo negoziatore ucraino, Sergey Kyslytsya, ha infatti dichiarato che “La controparte russa ha continuato a rigettare la mozione sul cessate-il-fuoco incondizionato”, ed è proprio sul termine “incondizionato” che c’è da stupirsi, dal momento che la Russia sta conducendo con successo la guerra in Ucraina, ma è chi la sta perdendo a dettare la condizione dell'”incondizionato”.Visto il comportamento degli ucraini, il presidente Usa Donald Trump ha minacciato di tagliare i fondi a Kiev e di far pagare il conto agli europei che sostengono Volodymyr Zelensky e con lui la guerra ad oltranza. Tuttavia gli europei, “Volenterosi” compresi, dispongono di risorse limitate e arsenali sempre più vuoti. È un messaggio a doppia lettura: se Mosca e Kiev non trovano un accordo, sarà l’Europa a pagare il conto, in senso letterale e geopolitico.Intanto sul campo Mosca ha reagito con una pioggia di fuoco all’attacco ai bombardieri strategici: 472 droni in una sola notte, secondo l’aeronautica ucraina, e sette missili. È il numero più alto registrato dall’inizio del conflitto. Sul piano terrestre l’esercito russo ha avanzato nella regione di Sumy. Fonti OSINT ucraine parlano di 450 kmq conquistati a maggio: la progressione più rapida degli ultimi sei mesi. La macchina militare di Mosca, data dai media occidentali per logorata e statica, sta mantenendo l’iniziativa.