Riarmo, 16 Paesi Ue hanno chiesto l’attivazione della clausola per accedere a 150 miliardi di prestiti Ue: non c’è l’Italia

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Non c’è l’Italia tra i 16 Paesi membri dell’Unione europea che hanno richiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, passo propedeutico alla richiesta dei prestiti del programma Safe, destinati a finanziare gli investimenti nella difesa. Roma, che non si è mai opposta al mega progetto di riarmo europeo voluto con forza da Ursula von der Leyen, esplicita così, seppur non direttamente, la volontà di non creare ulteriore debito per investimenti nel campo della Difesa e della sicurezza.In tutto, sono sedici gli Stati dell’Unione ad aver richiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale. Tra questi ci sono Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, la Germania che ha avviato anche un più ampio piano di investimento nella Difesa a livello nazionale, Estonia, Grecia, Croazia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia. Tra i Paesi mancanti, oltre all’Italia, non passano inosservate la Francia, che come Roma punta più a trarre vantaggi economici per la propria industria della Difesa dai nuovi investimenti europei, e la Spagna che, invece, ha deciso di non sfruttare la possibilità offerta da Bruxelles per motivi diversi. Più volte il capo del governo, Pedro Sanchez, ha infatti sottolineato come per i Paesi dell’Europa occidentale, ovvero quelli più distanti dai confini con la Russia, la ‘minaccia’ rappresentata da Mosca è praticamente inesistente. E hanno chiesto che nei fondi mobilitati venissero inseriti anche altri campi d’interessi, quelli sì, sostengono, una vera minaccia per il futuro del Paese iberico, come la cybersicurezza o il cambiamento climatico.L'articolo Riarmo, 16 Paesi Ue hanno chiesto l’attivazione della clausola per accedere a 150 miliardi di prestiti Ue: non c’è l’Italia proviene da Il Fatto Quotidiano.