Dazi Trump, Ue si confronta coi 27 e tratta ancora con gli Usa: “Pronti anche a ‘no deal'”

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Non vede ancora la luce l’accordo sui dazi tra Usa e Ue. Il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic è tornato da Washington dove si sono svolti lunghi colloqui con la controparte americana. “Una settimana di lavoro produttiva”, ha detto Sefcovic, dopo gli incontri con il Segretario al Tesoro Scott Bessent, il Segretario al Commercio Howard Lutnick e il rappresentante al Commercio Jamieson Greer. “Il lavoro continua. Il nostro obiettivo rimane invariato: un accordo commerciale transatlantico valido e ambizioso”, aggiunge il commissario. Dalla Commissione si limita a dire che ci troviamo in “una fase molto delicata” e oggi stesso ha informato gli Stati sullo stato di avanzamento dei negoziati. Nel pomeriggio il tema è stato anche sul tavolo nella riunione dei rappresentanti permanenti dell’Ue.“La posizione dell’Ue chiara fin dall’inizio”“La posizione dell’Ue è stata chiara fin dall’inizio: siamo favorevoli a una soluzione negoziata con gli Stati Uniti, e questa rimane la nostra priorità. Sono stati compiuti progressi verso un accordo di massima durante l’ultimo ciclo di negoziati svoltosi questa settimana”, sottolinea il portavoce della Commissione europea, Olof Gill. “Dopo aver discusso lo stato di avanzamento della questione con i nostri Stati membri, la Commissione si impegnerà nuovamente con gli Stati Uniti sul merito nel fine settimana. Al tempo stesso, ci stiamo preparando all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente“, rimarca il portavoce. Insomma, l’Esecutivo Ue sta valutando i riscontri dei 27 per tirare le somme e rilanciare nei negoziati con Washington. Il tutto deve essere deciso entro il 9 luglio, salvo proroghe a sorpresa dell’ultim’ora.Von der Leyen vuole “un accordo di principio”La presidente Ursula von der Leyen ha detto chiaramente che l’Ue per ora punta a un accordo di principio, come quello che è stato fatto con la Gran Bretagna, perché sono troppe e troppo complesse le questioni da definire e questo verrà fatto in un secondo momento. Nonostante le rimostranze della Francia che vorrebbe un’Ue capace di non mostrarsi debole verso gli Usa e chiede misure di compensazione, gli Stati Ue, a cominciare dai due principali Paesi manifatturieri ed esportatori, Germania e Italia, sarebbero disposti a ingoiare il boccone amaro di un dazio di base del 10%. Una misura comunque ingiusta ma che limiterebbe almeno i danni di ulteriori ritorsioni. “Mi auguro che il commissario europeo riesca a trovare un accordo con gli Stati Uniti, perché anche se dovessero esserci dazi al 10%, che sono sempre tanti, però meglio concludere che rimanere nell’incertezza”, ribadisce il ministro degli Esteri Antonio Tajani.Gli Usa induriscono l’offertaNegli ultimi colloqui gli Usa avrebbero indurito la loro offerta. Stando al Financial Times, che cita diverse fonti, Washington avrebbe minacciato di colpire le esportazioni agricole dell’Ue con dazi del 17%. Secondo quanto riferito il presidente americano Donald Trump vuole che Bruxelles conceda alle aziende statunitensi ampie esenzioni dalle normative e riduca il surplus commerciale con gli Stati Uniti. Lo stesso Trump ha intanto annunciato che inizierà a inviare lettere ai Paesi per informarli dell’entità dei dazi che dovranno pagare per fare affari con gli Stati Uniti. L’invio delle lettere inizierà appunto oggi, venerdì, con un ritmo di circa 10 Paesi al giorno, fino al termine della sospensione del 9 luglio. Alla fine, gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo con il Regno Unito e il Vietnam e hanno concordato un quadro di riferimento per un accordo con la Cina. Trump ha indicato il 20%, il 25% e il 30% come potenziali tariffe, ma non è chiaro se questi saranno i numeri che verranno effettivamente applicati.I dazi cinesi sul brandy europeoFrattanto, anche la Cina ha annunciato che dal 5 luglio entreranno in vigore dazi antidumping fra il 27,7% e il 34,9% sulle importazioni di brandy dall’Ue. “L’Ue si rammarica della decisione”, commenta un portavoce della Commissione europea, che rilancia: “La nostra posizione è sempre stata immutabile e molto ferma. Riteniamo che le misure della Cina siano ingiuste, ingiustificate e incoerenti con le norme internazionali applicabili e quindi infondate”.