“Truffa ai danni degli italiani, provo sgomento e rabbia per i fondi facili al cinema”: Giuli tuona sugli 863mila euro di tax credit al presunto killer di villa Pamphili

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“Provo sgomento e rabbia per i fondi facili al cinema”. Non ci va troppo per il sottile il ministro Alessandro Giuli, commentando la notizia del tax credit di 863mila euro concesso al “regista” Francis Kaufmann, oggi in prigione con l’accusa di aver ucciso la figlioletta di 11 mesi e la compagna a Roma. “Il fatto che Francis Kaufmann tramite una società su cui sono in corso accertamenti, abbia beneficiato indirettamente di 863mila euro di tax credit (per il titolo “Stelle della notte” nel 2020), raddoppia lo sgomento e la rabbia di fronte a un sistema di finanziamenti al cinema che ha consentito in passato leggerezze e sprechi”, ha commentato Giuli. “Non permetteremo più che questo accada. Si tratta di ‘distrazioni’ imperdonabili, un’eredità che i governi precedenti ci hanno lasciato rispetto al tax credit”.Il cospicuo finanziamento ad un progetto pressoché inesistente non ricade sotto il mandato del ministro vicino alla premier. Il tax credit da oltre 863mila euro è andato a consuntivo nel 2023, ma su richiesta (accettata) del 2020 quando era ministro Franceschini. “Siamo già intervenuti – ricorda Giuli in una nota – e stiamo intervenendo con maggiore decisione per riformare una normativa nelle cui pieghe si sono arricchiti truffatori e forse persone addirittura peggiori. Tutto ciò a danno dei contribuenti italiani e dei numerosi operatori dello spettacolo che lavorano in piena legittimità. Non permetteremo più che questo accada, accerteremo ogni responsabilità e ci comporteremo di conseguenza: con rigore e discernimento, per tutelare l’onorabilità del cinema italiano e debellare ogni sacca di parassitismo”.Come ricostruisce il Corriere edizione di Roma il 46enne americano, ora agli arresti in Grecia, attraverso un’identità fittizia, tal Rexal Ford, da regista e sceneggiatore era riuscito a ottenere uno sgravio fiscale imponente per la pellicola, mai realizzata, intitolata “Stelle della notte”. La domanda di mister Ford risale al 27 novembre del 2020, quando alla direzione generale cinema e audiovisivo del ministero dei Beni culturali del Mibact c’è il sempiterno Nicola Borrelli, mente al dicastero della cultura, il piddino Dario Franceschini. A produrre l’opera di un’ora e 42 minuti del presunto killer di Villa Pamphili, c’è – come scrive il Corriere – la Tintagel Films, “società fittizia creata da Kaufmann insieme alla Coevolutions srl, questa sì esistente e riconducibile al manager italiano Marco Perotti”. “Per ottenere quei fondi pubblici, era necessario presentare costi e documenti dei protagonisti – continua il Corriere; ma oltre al passaporto vero ma con identità fasulla di Ford ci sono i recapiti di una società – la Coevolutions – che non ha più sede in via Bertoloni nel quartiere Parioli di Roma.“Sui siti compare anche un altro riferimento a cui rispondono, stizziti, gli uffici di Cinecittà. Molte piste nebulose. La pellicola è su Imdb, database mondiale del cinema, ma oltre al nome del regista sullo sfondo di un’immagine che ritrae la fontana di Trevi, non c’è altro: trama tenuta segreta, recita una scritta”, chiosa il quotidiano. Le verifiche avviate sul quel credito, come affermato da Giuli, riportano che era stato assegnato al produttore esecutivo italiano “che ha presentato la domanda preventiva nel 2020 e a consuntivo nel 2023. Un “credito che risulta ceduto a un istituto bancario”, ha ricordato il ministero della Cultura “anche se non si sa chi abbia poi intascato quella cifra”. Borrelli si spinge a dichiarare al Corriere di non aver mai avuto contatti con Kaufmann, ma solo con Perotti e che soprattutto se “emergeranno illeciti, richiederemo la restituzione della somma al produttore italiano, inviando le segnalazioni a Procura e Guardia di Finanza”.L'articolo “Truffa ai danni degli italiani, provo sgomento e rabbia per i fondi facili al cinema”: Giuli tuona sugli 863mila euro di tax credit al presunto killer di villa Pamphili proviene da Il Fatto Quotidiano.