Caccia, Lollobrigida sbugiarda se stesso: la riforma spara-tutto arriva in Senato. E per il ministro è una sconfitta

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La riforma che punta a stravolgere la legge sulla protezione della fauna selvatica e sul prelievo venatorio (157/92) è stata depositata in Senato. La novità fondamentale è che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni – diversamente da quanto annunciato – ha rinunciato a presentare un disegno di legge governativo, collegato alla legge di Bilancio, che in Aula avrebbe avuto la priorità e avrebbe permesso di liberalizzare la caccia prima della prossima stagione venatoria, che si aprirà nella terza settimana settembre. Al suo posto c’è un disegno di legge parlamentare, firmato da tutti partiti di maggioranza (Malan per FdI, Romeo per la Lega, Gasparri per FI e il vicecapogruppo dei civici d’Italia Salvitti) a eccezione di Noi Moderati. Pur essendo un ddl ordinario, in modo piuttosto irrituale il ministro che si è occupato sin qui di redigere il testo, cioè Francesco Lollobrigida, lo ha presentato in Cdm ma – giustamente – non ha partecipato alla conferenza stampa. E qui sta la sconfitta: il testo non arriva più dal governo, ma dovrà seguire il normale iter di Palazzo Madama e Montecitorio. Con un rischio enorme per il centrodestra e il mondo venatorio, vale a dire che i tempi di approvazione si allunghino e addio favori alle doppiette prima del prossimo autunno, come promesso dal ministro all’Agricoltura.L’altro dato da segnalare, più nel merito del provvedimento, è che Lollobrigida ha sbugiardato se stesso. In esclusiva ilFattoQuotidiano.it aveva diffuso le bozze del disegno di legge, rilevando – insieme alle associazioni ambientaliste e animaliste – le storture del documento e i gravi danni che avrebbe arrecato alla biodiversità e ai nostri ambienti naturali. Il ministro aveva bollato la denuncia come fake news, e interrogato in Parlamento aveva ripetuto che le informazioni diffuse da ilFatto.it fossero “false” elencando, con una serie di “non è vero”, i punti a suo dire inventati. Peccato che il testo definitivo sia sostanzialmente identico alle bozze. Addirittura, quando giustamente si dava notizia dell’apertura della caccia in spiaggia, il nuovo provvedimento mette nero su bianco che si potrà sparare nelle aree forestali demaniali ma non in quelle marittime (perché precisarlo, se si sostiene la linea della fake news?”.L’impianto è lo stesso. Ovviamente resta il paradosso per cui la caccia tutelerebbe la biodiversità, imponendola nei fatti come attività necessaria. Si estendono le aree cacciabili, addirittura obbligando le Regioni a verificare che quelle destinate alla protezione della fauna selvatica non eccedano il limite del 30%. Vengono riaperti i roccoli (impianti di cattura dei richiami vivi); viene eliminato ogni limite nel possesso di uccelli da richiamo provenienti da allevamento (in pratica rendendo impossibili i controlli e favorendo bracconaggio e traffico illecito di avifauna); viene tolto il limite alla costruzione di nuovi appostamenti fissi di caccia. Si apre alla caccia senza regole nelle aziende faunistico-venatorie, riconoscendo la licenza ai cittadini stranieri (ricordate il caso di Trump jr?) e favorendo la pronta caccia. Viene estesa la stagione venatoria a febbraio, cioè nel periodo di migrazione prenuziale e nidificazione. Sì alla braccata in terreni innevati, le guardie giurate di banche e supermercati potranno uccidere animali, sanzioni per chi protesta contro le uccisioni (900 euro) e, naturalmente, nulla per contrastare il bracconaggio, la caccia di frodo e il piombo nelle munizioni (su cui è stata aperta una procedura d’infrazione Ue). Viene eliminato l’obbligo di scelta di una delle tre opzioni di caccia (che insieme all’apertura ai cacciatori stranieri fa venire meno la “specializzazione” del cacciatore e il rapporto di conoscenza del proprio territorio, elementi chiave su cui si basava la 157/92).Quali sono i passi indietro rispetto alla bozza? Come anticipato, niente fucili lungo le spiagge italiane, le specie di uccelli che possono diventare richiami vivi restano sette (e non 47), viene eliminata la caccia dopo il tramonto e la possibilità di sparare di notte e nei periodi di nidificazione durante le gare di caccia coi cani e il loro addestramento. Per quanto riguarda i valichi montani – aspetto sul quale c’è il forte pressing del mondo venatorio lombardo, dopo la recente sentenza del Tar e il pronunciamento del Consiglio di Stato – viene modificata la soluzione della bozza introducendo criteri coi quali si esclude il divieto di caccia fissato per legge per le aree sotto i mille metri di quota; in più, si introducono le Zone di protezione speciale (la cui istituzione, tuttavia, richiederà tempo).“Questa retromarcia è la conferma di una strategia politica che cerca di nascondere la natura profondamente impopolare del provvedimento – commentano 46 sigle ambientaliste, animaliste e scientifiche – si tratta infatti di un’azione grave nei contenuti, espressione di una visione superata, regressiva e minoritaria della natura e degli animali, concepita a uso e consumo esclusivo del mondo venatorio. Avevamo formalmente chiesto al ministro un incontro per un confronto, ma non abbiamo ricevuto risposta. Di fronte alla critica fondata e documentata, ha scelto di rifugiarsi in accuse infondate, rivelando una preoccupante mancanza di rispetto istituzionale e di volontà di confronto”. E ancora: “Il testo ricalca quasi integralmente la bozza ministeriale, le modifiche apportate sono minime e del tutto insufficienti a mitigare la gravità del provvedimento. Questo significa che, senza la mobilitazione delle associazioni, si sarebbe arrivati persino a permettere i fucili in riva al mare”. Le 46 sigle chiedono formalmente di essere ascoltate da tutti i gruppi parlamentari: “Confidiamo nella sensibilità e nel senso di responsabilità anche delle forze politiche di maggioranza. Questo disegno di legge non è solo grave e inaccettabile nei contenuti, ma è anche incompatibile con la volontà della maggioranza degli italiani, che vogliono più tutela per l’ambiente, più sicurezza, a partire da chi può accedere alle loro proprietà, più benessere animale, più rispetto per i beni comuni”.Resta da capire, ora, cosa succederà in Parlamento. Lollobrigida ha promesso audizioni con tutti gli attori coinvolti, associazioni ambientaliste e animaliste comprese. Ciononostante, il centrodestra vorrà chiudere la partita prima di settembre. Non facile, tenuto conto i centinaia di emendamenti che verranno presentati dalle opposizioni (e, forse, anche dai partiti di maggioranza). Sul perché il governo abbia rinunciato a mettere la firma sul disegno di legge si possono solo fare ipotesi. Certamente, nel corso dell’elaborazione del provvedimento, si sono verificate frizioni tra il ministero dell’Agricoltura e quello dell’Ambiente. La ragione è che la prima bozza andava limata per evitare i contrasti più evidenti con Bruxelles (direttive Uccelli e Habitat) e quelli con la Costituzione (articolo 9). Che Meloni non abbia voluto assumersi la responsabilità di una riforma tanto controversa e contestata?Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.itInstagramL'articolo Caccia, Lollobrigida sbugiarda se stesso: la riforma spara-tutto arriva in Senato. E per il ministro è una sconfitta proviene da Il Fatto Quotidiano.