Guerra Israele – Iran: un mondo diviso in due polarità

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di Yari Lepre Marrani –Le ultimissime ore ci aggiornano su nuovi scenari nel conflitto tra Israele e Iran, tra missili, droni e una sempre più fragile Iron Dome israeliana: oggi gli statunitensi hanno colpito i siti nucleari con i bombardieri B-2 Spirit e le bombe Gbu-57, note anche come “bunker buster”.Trump, dopo una serie di fallimenti geopolitici a sei mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca, sa che deve mostrare forza e coerenza, diversamente andrà incontro ad una nuova tragicommedia già vista sul fronte russo-ucraino, che il presidente americano credeva di avere in pugno più attraverso mirabolanti dichiarazioni di potenza quasi messianica al mondo che tramite i “fatti alla mano”. E se perde anche la partita dell’Iran, rischiamo di trovarci di fronte all’ipotesi di un presidente magnate impazzito o stupido. Non potrebbe essere che l’uno o l’altro l’individuo che, alcuni giorni fa, ha sostenuto una proposta più simile ad una bizzarra follia che ad un discorso da coerente Capo di Stato: l’idea che Putin potesse svolgere il ruolo di pacifico mediatore nel nuovo conflitto mediorientale che ha letteralmente spostato gli occhi del mondo da un fronte all’altro. E Putin che è crudele ma tutt’altro che incoerente, ieri ha negato di voler fare da mediatore tra i due contendenti in guerra.Qui il discorso tende ad ampliarsi perché, al di là dell’assurda e improponibile proposta trumpiana, Mosca assume una postura particolare nei confronti dell’Iran, sicuramente non da nemica ma da alleata. Qui il discorso assume sfumature geopolitiche ciclopiche, che partono dalla guerra Iran-Israele all’assetto che, innanzi a tale conflitto, determinerà le reazioni o omissioni delle superpotenze antioccidentali, come la già citata Russia e, soprattutto, la sua partner strategica e alleata Cina, seconda superpotenza mondiale. Mosca come Pechino stanno mirando i due stati in guerra come spettatori necessariamente neutrali, le loro posizioni verso la Stato attaccato, l’Iran, non li permetterebbero di fare altrimenti considerati gli equilibri geostrategici che si snodano e si intrecciano tra lo Stato islamico bombardato e la posizione dell’Iran verso i due grandi stati antioccidentali. Putin gira gli occhi da un’altra parte mentre Pechino adotta una strategia neutrale mascherata da dichiarazioni ambigue, tutte contrarie all’intervento armato di Israele contro lo stato islamico di Khamenei, senza esporsi troppo. Pechino non si sbilancia in mirabolanti e trumpiane dichiarazioni ad effetto ma conserva lucidità rimanendo, nell’ombra, a fianco dell’Iran cioè a fianco di un paese cui la Cina è legata da molteplici interessi economici, energetici e strategici.C’è tutto l’interesse, da parte della Cina, a che la presenza occidentale statunitense non penetri nel cuore iraniano del Medio Oriente. Interessi petroliferi: il 90% dell’export petrolifero iraniano attualmente è diretto verso la Cina, spesso tramite società che aggirano le sanzioni statunitensi. Il petrolio del Golfo proveniente dall’Iran ed esportato in Cina salda un legame tra Teheran e Pechino d’importanza energetica primaria ma è solo un anello nella catena che lega i due paesi e questi alla Russia.Interessi militari: una forte minaccia israeliana nei confronti dell’Iran scardinerebbe un equilibrio geostrategico militare che andrebbe a colpire, anche economicamente, gli interessi di Pechino, direttamente o indirettamente, e non è un caso se, anche in questo conflitto, si sospetta l’avvenuto ripetersi di quanto già accaduto tra Cina e Mosca in relazione allo sforzo bellico russo in Ucraina: tre giorni fa, tre Boeing 747 cinesi hanno volato verso l’Iran con piani di volo dichiarati per il Lussemburgo, ma sono scomparsi dai radar vicino allo spazio aereo iraniano. I due Boeing apparentemente “scomparsi” in zona Iran potrebbero aver avuto l’obiettivo tattico di portare all’Iran materiali dual-use, similari a quelli già osservati nel supporto indiretto fornito dalla Cina alla Russia in Ucraina. I materiali “dual use” sono prodotti, software o tecnologie che possono avere sia un utilizzo civile che uno militare. Questo significa che, pur essendo progettati e venduti per scopi non militari, possono essere impiegati nella fabbricazione o sviluppo di armi o altri materiali bellici. La Cina ha quindi l’interesse primario a salvaguardare i propri interessi conducendo una strategia diplomaticamente ambigua, col fine di non esporre troppo la sua condotta filo-iraniana.L’attuale incendio mediorientale tra due popoli che si odiano sta quindi trasformando la diplomazia mondiale in una ancor più chiara scacchiera dove i due schieramenti fuoriescono dai semplici attori in gioco (Israele e Iran) per confermare la presenza di due realtà geopolitiche mondiali precise: l’Occidente e l’anti-Occidente, l’asse euro-israelo-statunitense e l’asse Mosca – Pechino. L’Iran è un satellite dell’orbita russo-cinese e come tale un paese amico che nessuna delle due superpotenze si guarderà mai dal tradire, considerata la posta in gioco negli equilibri geopolitici che vedono sempre più una contrapposizione tra le parti del mondo, un mondo che mai come oggi appare diviso in due polarità. La Cina sta già attuando una ben precisa strategia diplomatica velata che esteriormente mantiene un perfetto aplomb formalmente orientato ad una de-escalation tra i due stati in guerra, sostanzialmente già diretta a fornire all’Iran quel supporto logistico e politico che si riserva agli Stati amici. Mosca guarda e non tocca palla, seguendo a ruota la disinvolta ambiguità operativa della Cina.Questa guerra cambierà, forse per decenni, il destino del Medio Oriente maturato sino ad ora, anche in presenza di un massiccio e mirato intervento statunitense. Ma già ora, tutti gli interessi geopolitici ruotanti attorno ai due Stati in guerra vedono un consolidarsi di due polarità ben distinte, potremmo definirle due universi paralleli racchiusi nel mondo: l’universo delle democrazie occidentali e quello delle autocrazie non occidentali; l’universo Nato e il nuovo universo Brics, di cui l’Iran fa parte dal 2024.