AGI - Giunti a questo punto si potrebbe dire che “il cerchio è chiuso”. E, in effetti, i due mondi tenuti finora intrecciati, reale e oltremondano, sembrano arrivati all’atto finale. A Santa Maria Maggiore il momento conclusivo è raffigurato sull’arco trionfale che si trova in fondo alla grande navata della basilica: un disco dorato e gli oggetti che vi sono al centro. Sembra l’anello del Re: racchiude un trono ma nessun sovrano vi è seduto sopra. Il simbolo si chiama etimasìa, preparazione del seggio che sarà occupato da Cristo nel giorno del Giudizio universale. Cioè, spiegano le Scritture, quando si decideranno “buoni” e “cattivi” e si apriranno le porte di Cielo e inferi. Oltre Santa Maria Maggiore, a Roma l’etìmasia compare anche nelle basiliche di San Paolo fuori le Mura, Santa Prassede e Santi Cosma e Damiano. Però, in alcune raffigurazioni la cattedra è vuota, mentre in altre si vedono nel cerchio insegne regali come l’agnello, il sudario, il Vangelo o la croce. Ma perché il soglio si trova proprio sull’arco trionfale? Nella Casa del Signore ogni forma ha il suo significato. Per esempio, in base all’architettura tradizionale e ai simbolismi dell’arte sacra, in una chiesa vecchio stile il primo elemento da considerare è l’edificio: le pietre che lo compongono rappresentano i fedeli, il corpo mistico. Il portale all’ingresso è, in scala, la figura dell’interno messa in verticale. Insomma, ogni elemento architettonico rimanda a un significato metafisico. Quindi, continuando: le vetrate sono le Sacre Scritture, il pavimento la fede che sostiene il fedele, le travi i princìpi che tengono la Chiesa, i sedili in legno (dove ci sono) le anime contemplative e così via. La navata, invece, è simbolo di preghiera e retto agire. Mentre il transetto è il punto in cui s’incrociano le linee orizzontali e verticali della chiesa, dove si disegna la croce cristiana. Qui trova la sua sede l’altare sul quale il sacerdote celebra la funzione religiosa, serve l’ultima cena e conclude la Messa con la transustanziazione: l’ostia consacrata diventa sangue e carne di Gesù. E, infine, si arriva all’arco trionfale con l’etimasia. A Santa Maria Maggiore, in basso all’anello compare la scritta: “Systus episcopus plebi dei”, Sisto vescovo al popolo di Dio. Affianco al cerchio le figure degli apostoli Pietro e Paolo: l’uno predicatore tra gli Ebrei, l’altro in mezzo ai pagani. In ultimo, la nicchia con l’ampia scena: Gesù incorona Maria, madre di Cristo ma anche rappresentazione della Chiesa che riunisce in sé l’umanità che l’Altissimo ama e sposa. Il viaggio è compiuto.