Lisaberta Castaldi è maestra in una scuola primaria di Saronno in provincia di Varese e ha 42 anni. Ha un figlio di 7 che qualche giorno fa se ne è andato di casa e ha preso un treno per Milano. Per andare a mangiare un gelato. «Quel pomeriggio lo aveva chiesto, gli avevo detto di no», racconta oggi al Quotidiano Nazionale. «Mio figlio è iperattivo e cognitivamente plusdotato: è un bimbo che riesce a mettere in campo risorse importanti. Contenerle non è facile», aggiunge.Come un pilota di Formula 1Lei si sente come un pilota di un’auto di Formula 1 che però deve frenare, non accelerare: Una genitorialità impegnativa, una maternità avventurosa che non consente di viaggiare in autostrada. Dobbiamo percorrere strade di campagna e dove non ci sono strade siamo chiamati a costruirle. Si fa più fatica, ma questo percorso consente un’intimità maggiore rispetto alle strade diritte, permette di vivere compagnie meravigliose: la nostra vita è più faticosa, ma rispetto al futuro sono tranquilla». A Luca Balzarotti dice che le danno fiducia «le tante risorse che ha mio figlio. Un bimbo iperattivo e plusdotato fatica a contenerle: ne ha tante in uno spazio troppo piccolo e accadono situazioni pirotecniche».La spiegazioneSecondo lei il figlio «voleva raggiungere l’obiettivo: andare a Milano a mangiare il gelato. Tanto che quando le forze dell’ordine lo hanno ritrovato e mi hanno telefonato dicendo di essere vicini a un bambino con caratteristiche fisiche simili a quelle descritte da me erano dubbiose che si trattasse di mio figlio. Attendevano la foto, io invece sapevo già che era lui. Con orgoglio ha raggiunto l’obiettivo: quando ce l’hanno mostrato in fotografia era sorridente e contento». La villetta in cui abitano è lontana un chilometro dalla stazione e ci sono diversi attraversamenti stradali: «Lui si è tolto l’orologio col Gps per non farsi rintracciare ed è andato». Lo ha comunque rimproverato, «perché i suoi obiettivi vanno incanalati». Ma con il marito «stiamo cercando soluzioni che ci consentano di monitorarlo».La neurodivergenzaLisalberta dice che si è accorta della neurodivergenza di suoi figlio «dallo sviluppo del linguaggio. La prima figlia ha un alto potenziale cognitivo ma non è iperattiva. Nel suo caso, invece, le due situazioni convivono. Con la più grande è stato come andare in autostrada, con tappe di apprendimento tradizionali e serene. Con lui, invece, ci siamo inchiodati, abbiamo imboccato l’uscita e abbiamo iniziato un altro tipo di viaggio».Il messaggioA quel punto si è rivolta al servizio sanitario privato: «Abbiamo scelto, io e mio marito, un percorso in cui lo specialista ha osservato i comportamenti di nostro figlio in casa, in piscina, negli ambienti che frequentava. Una rilevazione oggettiva piuttosto che un test effettuato in ambulatorio che, a mio avviso, non è totalmente credibile. Se un bambino si rifiuta di collaborare a effettuare quanto richiesto perché oppositivo, viene ritenuto incapace e allora proprio non ci siamo: non sono una neuropsichiatra ma ho la cultura necessaria per capire quando una rilevazione dei dati è attendibile». E ora ha un messaggio da dare: «Non permettete agli altri di dire chi è vostro figlio e di cosa è capace».L'articolo Il bimbo che scappa da casa per prendere un gelato a Milano: «Lui è speciale, io da madre devo capirlo» proviene da Open.