Il legame tra il solstizio e le piante

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Sabato 21 giugno 2025 alle ore 04:42 (ora italiana) scatta il solstizio d'estate (nell'emisfero settentrionale, quello d'inverno per l'emisfero meridionale). E quindi?La "notizia" è collegata a un tema di cui parliamo da tempo: le piante usano la temperatura e la lunghezza del giorno per sincronizzarsi con il ciclo delle stagioni e sapere quando inizia il periodo della riproduzione. Non ci eravamo mai chiesti, però, se ci siano giorni speciali per le piante. Il giorno più lungo dell'anno, che ogni giugno segna l'inizio dell'estate nell'emisfero settentrionale, per esempio è molto importante per la riproduzione della vegetazione. Per capire il ruolo del solstizio per la vegetazione, un team della University of British Columbia ha analizzato il legame tra il solstizio e la temperatura in Europa e Nord America; lo studio è pubblicato su PNAS. . Il solstizio, ma non solo. Nell'emisfero settentrionale, quello che chiamiamo "solstizio d'estate" cade intorno al 21 giugno (sarebbe meglio quindi chiamarlo "solstizio di giugno", visto che nell'emisfero meridionale segna al contrario l'inizio dell'inverno). È il giorno più lungo dell'anno, e in media, dice lo studio, coincide con un periodo di temperature ottimali per la riproduzione delle piante.Questo almeno a livello globale. A livello locale, le piante si affidano anche ad altri segnali. Nelle regioni più meridionali dell'emisfero settentrionale, per esempio, il caldo arriva prima del solstizio, e le piante devono dunque attivarsi in anticipo. In quelle settentrionali, al contrario, giugno potrebbe essere ancora troppo freddo. Per quanto importante, dunque, la lunghezza del giorno non è l'unico indicatore usato dalle piante per sapere quando cominciare a riprodursi.. Segnali contrastanti. Lo studio spiega anche che c'è una differenza fondamentale tra la durata del giorno e gli altri indicatori, prima di tutto la temperatura: la prima è costante anno dopo anno, mentre la seconda ha fluttuazioni più ampie, che stanno venendo esacerbate peraltro dal riscaldamento globale. Secondo gli autori dello studio, le piante stanno facendo sempre più fatica a interpretare questi segnali all'apparenza contraddittori.Il rischio è di sbagliare il tempismo della riproduzione, e trovarsi a sprecare energie con troppo anticipo, o al contrario a cominciare il processo troppo in ritardo. Questi problemi poi si riflettono anche sugli impollinatori, che rischiano di arrivare in loco e scoprire che non ci sono già più i fiori, o che non sono ancora spuntati. Senza contare gli effetti negativi sui raccolti, che mettono in pericolo anche noi umani. .