Combattere oggi per costruire la pace domani. Lezioni ucraine dal Nato Public Forum

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“Ringrazio tutti coloro che ci hanno sostenuto sino ad ora nella nostra lotta”. Così il ministro ucraino della Difesa Rustem Umerov apre il suo intervento al Nato Public Forumc, kermesse che si svolge in contemporanea al summit dell’Alleanza, quest’anno nella cittadina olandese dell’Aja. Sul palco accanto a Umerov anche il suo omologo britannico John Healey e il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldcamp, moderati dall’Head of the Security Unit e Senior Research Fellow del Clingendael Institute Bob Deen, per discutere su come arrivare ad ottener “una pace giusta e durevole”. Un dibattito molto incentrato sul presente e sul cosa si può fare oggi, più che sul cosa si potrà eventualmente fare domani.Nel corso degli ultimi tre anni, nota Umerov, la Russia non è riuscita ad ottenere risultati strategici degni di nota sul fronte terrestre; viceversa, su quello marittimo è l’Ucraina ad aver preso l’iniziativa, colpendo duramente la Flotta del Mar Nero e costringendola alla ritirata, e allo stesso tempo mantenendo aperto quello che è stato definito come il “corridoio del grano”. Risultati che sono stati senza dubbio alcuno resi possibili dal sostegno mostrato dai Paesi partner.Sostegno che, come nota Veldcamp, è sia di carattere militare che non. Nel primo caso il ministro fa l’esempio dell’Olanda, affermando che “abbiamo inviato f-16, munizioni, e tutto quello che c’è in mezzo”. Nel secondo caso invece Veldcamp spiega come si sia aiutato le ruote dell’economia ucraina a continuare a girare, poiché se fossero crollate sarebbe stato il caos. “Aiutare l’Ucraina significa aiutarla ad aiutarsi”, dice Veldcamp. A Veldcamp fa eco anche Healey, che spinger per aiutare l’Ucraina sì militarmente ma anche diplomaticamente, ricordando il forte sostegno (bipartisan) dato dalla Gran Bretagna all’Ucraina, e il ruolo assunto da Londra nei framework del Contact Group e della “Coalition of the willings”. “Putin non è stato disposto a negoziare e non sembra volere la pace, anzi ha intensificato i suoi attacchi contro bersagli militari e civili. Dobbiamo mirare ad una peace trough strength[…]. Non mettiamo in pericolo la pace dimenticandoci della guerra”. Rievocando l’eventuale invio di truppe europee in caso di cessate il fuoco, il che rafforzerebbe la risolutezza e dimostra a Putin che non può sconfigger l’Ucraina e i Paesi partner di questa, e che deve adattarsi a trattare.Perché, dopo anni di conflitto, anche parlare di pace è una tappa necessaria. “L’idea del cessate il fuoco l’abbiamo sostenuta da quando il presidente Trump l’ha proposta subito dopo il suo insediamento”, nota Umerov. “In Arabia Saudita abbiamo anche parlato con gli Stati Uniti di questo. E anche a Londra e a Parigi abbiamo parlato di questo. E anche nelle due sessioni in Turchia si è parlato di questo. A giugno, in Turchia, siamo andati a parlare non solo di cessate il fuoco, ma anche di scambio di prigionieri e di incontri tra vertici. Ma siamo stati accolti con un ultimatum”. Ma alla domanda su come prepararsi per la minaccia russa dopo la fine del conflitto, Umerov risponde riportando il focus sull’oggi: “La nostra priorità è combattere, proteggere il nostro popolo e respingere il nemico. Il nostro obiettivo finale è diventare membri della Nato e dell’Ue. Questo ci permetterà di ricostruire un’Ucraina più forte. La priorità è combattere oggi, vedremo poi cosa fare per combattere domani”.