“Smacchiare il giaguaro”, “pettinare le bambole”, “la mucca nel corridoio”, “meglio un passerotto in mano che un tacchino sul tetto”. Sono alcune tra le più celebri metafore di Pier Luigi Bersani, che hanno reso il suo linguaggio politico un unicum assoluto. L’occasione per spiegare il significato di alcune di queste figure retoriche “cult” adottate dall’ex segretario del Pd è la presentazione del suo libro “Chiedimi chi erano i Beatles” (Rizzoli), durante l’evento “Passaggi Festival della Saggistica” a Fano.Conversando con la giornalista Alessandra Longo, Bersani spiega il celebre motto della “mucca nel corridoio”, ricordando che suo padre usava questa espressione “quando qualcuno non capiva un tubo”.E aggiunge: “Delle metafore note, solo due o tre le avrò inventate io, il resto no. Il fascino della metafora è che non sai dove è nata. È un fiore di campo, viene su, è un linguaggio popolare. Questa mia passione per le metafore viene da mia nonna Cesira, che era una bracciante e figlia di braccianti. Lavoravano vicino al Po. E come le ragazze di allora, aveva due compiti – continua – spigolare e rammendare. Mia nonna, ancora a 90 anni, non conoscendo i superlativi (come tanti nelle sue condizioni), per dire che di una cosa ce n’era moltissima diceva: ‘Ce n’è tanta da fare l’orlo al Po’. Adesso quella metafora non vale più, perché nessuno ormai sa più cos’è fare l’orlo. Quindi, è una metafora che appartiene al capitolo “Nostalgia e poesia”. Però quella funzione lì non è dispersa”.Bersani torna anche sull’espressione che usò per il leghista Calderoli, padre della legge sull’autonomia differenziata: “Lui diceva che con l’autonomia fiscale stava meglio il Nord, stava meglio il Sud, stava meglio l’Est e l’Ovest, con più investimenti e meno tasse. Il tema è complicatissimo. Ma secondo voi, alla gente che ha il diritto di non sapere cos’è il residuo fiscale, sto lì a spiegare la rava e la fava? No, ho detto che Calderoli sta promettendo il maiale tutto di prosciutti. Noi sappiamo che non c’è, ma lui ne ha un allevamento. Ho banalizzato? No, affatto”.E sottolinea: “La metafora è un ‘di cui’, l’esemplificazione dell’esigenza per la sinistra di coltivare un linguaggio che non ha bisogno di essere né aulico né specialistico, ma veritiero, che si faccia comprendere nei luoghi dove c’è la vita comune della gente.E quindi, a proposito di giovani, non chiediamogli il bell’intervento, per favore. Se uno fa il bell’intervento, dici: ‘Guarda, vai a risciacquare i panni in birreria’. Altrimenti il linguaggio della politica diventa una roba fuori dalla vita comune. E questo è un guaio serio. Perché, ragazzi, le parole sono importanti”.Poi sferza la destra, menzionando in particolare il caso della querela di Roberto Vannacci, che lo accusò di diffamazione dopo un intervento alla Festa dell’Unità di Ravenna. Bersani, che fu assolto perché il fatto non sussisteva, riferendosi a un ipotetico “Bar Italia”, si era domandato: “Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile dare del coglione a un generale?”.E chiarisce: “La destra usa come un trucco questa famosa cosa del linguaggio woke e del politicamente corretto. C’è un generale che ha raccontato che dire che un omosessuale non è normale è solo una polemica col politicamente corretto. No, cocco, tu attacchi un diritto fondamentale. E quindi io ti rispondo e mi faccio capire, senza girarci tanto attorno. Perché sotto i temi del politicamente corretto e dei birignao della sinistra stanno contrabbandando attacchi alla condizione umana. E questo io non lo accetto”.Un’altra metafora, di sapore montaliano, riguarda la situazione internazionale: “Ho detto che il diritto internazionale è un osso di seppia, perché è stato buttato via. E ce ne stupiamo? Quando tu vedi che prevale in molti posti del mondo una variante del nazionalismo, cioè il sovranismo identitario, ma vogliamo pensare che il sovranismo identitario coltivi le organizzazioni internazionali? Guardate in pochi mesi dov’è finito l’Onu, il Wto, Ginevra, adesso anche il G7. Via, via tutto questo. Ciascuno è padrone a casa propria. E invece siamo in un condominio. Questo sta distruggendo le organizzazioni internazionali e ovviamente il diritto internazionale”.Poi aggiunge, in riferimento all’aggressione israeliana e americana all’Iran: “Ci troviamo anche di fronte a delle narrazioni che fanno accapponare la pelle. Qui si sta mettendo il mondo in altalena fra la guerra e la pace. Voi ditemi se, in tutti i Paesi del mondo, quelli un po’ piazzati decorosamente, non devono cominciare a pensare che l’unico modo per difendersi da un’aggressione è avere la bomba atomica. Insomma, ragazzi, viene fuori questo, no?”.E puntualizza: “Gli ayatollah non li voglio neanche vedere dipinti. Penso che sia un regime corrotto, infiltrato, eccetera. Però, perbacco, sappiamo che questi partecipano al trattato di non proliferazione nucleare e si fanno controllare dall’Aiea. Adesso non lo vogliono più? E per forza. Ma quando tu hai Israele, l’India, il Pakistan, la Corea del Nord che hanno una bomba atomica senza aver mai accettato il trattato, cosa deve concludere un Paese? – prosegue – Guardate che non è mica difficile oggi arrivare alla bomba. Ci saranno 30 Paesi che possono farlo. Ma vogliamo metterci per una strada così? E poi, dicono, cambiare i regimi. Qui l’unico cambiamento di regime che si è visto in questi mesi è quello della democrazia israeliana e di quella americana, che si stanno deformando. Io di altri cambi di regime non ne ho mica visti: né in Russia, né in Iran, da nessuna parte. Ho visto quelli lì, di cambi di regime”.Infine, Bersani cita Gaza, tra gli applausi scroscianti del pubblico, in cui spicca un lenzuolo con la scritta “Gaza muore, sanzioni subito”: “So che qui a Fano il Consiglio comunale sta discutendo del tema della Palestina. Ma c’è bisogno di metterla in politica? Qui siamo di fronte a un massacro disumano. Stiamo perdendo il senso dell’umanità. Bisogna reagire a tutto questo. Non è possibile continuare con questi buffetti a Israele. I governi devono farsi sentire, compreso il nostro”.L'articolo Bersani spiega le sue metafore, dal ‘maiale di prosciutti’ all”orlo del Po’. E sul diritto internazionale: “Un osso di seppia” proviene da Il Fatto Quotidiano.