I lavoratori della Jabil in protesta di fronte al consolato Usa: “Vogliamo un incontro, noi abbandonati dal governo” – Video

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Tornano a protestare i 406 dipendenti della Jabil di Marcianise (Caserta) che temono per il loro futuro. A Napoli, in piazza della Repubblica, proprio di fronte al Consolato degli Stati Uniti, i lavoratori hanno organizzato un presidio per chiedere un incontro con il console Usa affinché si adoperi per portare le loro ragioni direttamente all’azienda statunitense che dopo più di 20 anni è intenzionata a lasciare lo stabilimento campano. “Stiamo protestando fuori al consolato per avere un nuovo interlocutore visto che governo e istituzioni locali non vogliono ascoltare le nostre ragioni. Se la Jabil va via – ci dice uno dei lavoratori – qui resta solo il deserto e non possiamo permetterlo”. In realtà una soluzione in questi mesi era stata trovata. La cessione dello stabilimento alla TMA, una Newco partecipata al 55% dalla Tme di Portico di Caserta e al 45% dallo Stato con Invitalia. “Abbiamo bocciato questa soluzione dal primo momento – ci spiega Mauro Musella RSU Uilm Jabil – perché in questi anni tutte le ricollocazioni proposte da Jabil che hanno riguardato centinaia di nostri ex colleghi si sono rivelate fallimentari. Inoltre – prosegue – non abbiamo visto uno straccio di piano industriale”. Nonostante numerosi tavoli al Ministero delle Imprese e del Made in Italy nel mese di marzo sono partite le lettere di licenziamento per i lavoratori che hanno rifiutato il passaggio in TMA, praticamente il 99% perché su 406 dipendenti solo uno ha accettato la proposta, tutti gli altri rischiano il licenziamento per il mese di luglio. “Quello che chiediamo – dice Francesco Spena RSU Jabil – è il ritiro dei licenziamenti e l’impegno per un piano industriale che rilanci la produzione a Marcianise. Non vogliamo accettare la proposta del MIMIT perché nelle nostre menti ci sono ancora i fallimenti delle ricollocazioni proposte da Jabil negli anni per ridurre il personale. Stiamo parlando di centinaia di ex colleghi passati ad aziende come Softlab e Orefice, che hanno affrontato precarietà, cassa integrazione o trasferimenti forzati. Noi non vogliamo fare la stessa fine. La Jabil – conclude – non può andar via dopo aver fatto un ventennio di acquisizioni e di cassa integrazione, perché in passato ha inglobato aziende come Nokia-Siemens, Marconi Sud ed Eriksson, noi veniamo tutti da quelle multinazionali che furono acquisite, e poi oggi scappa via lasciandoci in pasto al primo offerente che per noi non offre né continuità produttiva né condizioni lavorative dignitose”.L'articolo I lavoratori della Jabil in protesta di fronte al consolato Usa: “Vogliamo un incontro, noi abbandonati dal governo” – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.