Bocciato il terzo mandato, anche in Campania si apre ufficialmente la corsa per la scelta dei nuovi candidati. Giovedì 27 giugno, la Commissione Affari costituzionali del Senato ha affossato l’emendamento presentato in extremis dalla Lega all’interno del disegno di legge sugli assessori regionali, che avrebbe permesso ai presidenti uscenti di ricandidarsi per la terza volta. Quello era l’unico spiraglio utile per intervenire prima della pausa estiva. E tutte le Regioni chiamate al voto tra l’autunno 2024 e la primavera 2026 – con la prima ipotesi ormai più probabile – attendevano quel voto con il fiato sospeso per comprendere il da farsi. In particolare Campania e Veneto, dove i governatori uscenti, Vincenzo De Luca e Luca Zaia, avrebbero voluto restare in campo per un altro giro. Ma ora quel capitolo è chiuso. E la partita per la successione è già iniziata. Guardando alla Campania, nel centrosinistra un candidato sembra già esserci, nonostante i malumori espressi da De Luca: è Roberto Fico. E anche nel centrodestra, un nome comincia a farsi strada con sempre maggiore insistenza.Una Regione al M5SLe regioni chiamate al voto in autunno sono sei, e almeno tre di queste – Puglia, Marche e Toscana – vedono il centrosinistra favorito. In Puglia, Antonio Decaro, europarlamentare ed ex sindaco di Bari, non ha ancora ufficializzato la candidatura, ma ha lasciato aperta la porta. Nelle Marche, Matteo Ricci, eurodeputato ed ex sindaco di Pesaro, si è già reso disponibile; mentre in Toscana Eugenio Giani, che sta per chiudere il suo primo mandato, punta al secondo. Tre profili solidi, tutti del Pd, tutti riformisti (ovvero appartenenti all’ala più distante dalla segretaria Elly Schlein) e con una lunga esperienza amministrativa alle spalle. Dunque, nella corsa verso la Campania, una regione dovrà essere lasciata al Movimento 5 Stelle, per questioni di equilibrio interno al centrosinistra. E anche nel Partito democratico sembrano in gran parte d’accordo su questo punto. O quasi.Il nome di FicoE così, già da diversi mesi – ben prima che si chiarisse l’impossibilità di una ricandidatura per De Luca – ha iniziato a prendere corpo l’ipotesi di schierare Roberto Fico. Nato a Napoli, classe ’74, Fico vanta una lunga esperienza istituzionale: è stato deputato per i 5 Stelle, presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai e, dal 24 marzo 2018 al 12 ottobre 2022, presidente della Camera dei deputati. La sua candidatura alla presidenza della Regione Campania non è stata ancora ufficializzata, ma fonti del centrosinistra campano assicurano che l’annuncio arriverà entro fine luglio, sicuramente prima della pausa estiva dei lavori parlamentari. A detta di molti, non c’è mai stato un vero “piano B”: il nome di Fico è sempre stato quello dominante sul tavolo. Solo in una primissima fase era circolata l’ipotesi di Sergio Costa, ma è stata presto archiviata: «Un’idea già morta e sepolta», tagliano corto. «Siamo tutti allineati su Fico», raccontano da ambienti dem. Convinti anche i riformisti. Nulla di cui stupirsi: i rapporti tra Pd e Movimento 5 Stelle in Campania sono molto buoni, governano insieme in numerosi comuni.Le richieste di De LucaMa gli attriti non mancano. Perché Vincenzo De Luca – che, vale la pena ricordarlo, è espressione del Partito democratico – non sembra affatto intenzionato a uscire di scena in punta di piedi. E soprattutto non vuole Roberto Fico. Perché? chiediamo a un dem. «De Luca non vuole nessuno che non sia lui», racconta, oppure, quantomeno, «vuole qualcuno che scelga lui». Il presidente campano vorrebbe avere voce in capitolo sulla successione, se non addirittura dettarne tempi e nomi. E infatti, tra i profili che circolano nel suo entourage, spuntano quelli di Lucia Fortini, attuale assessora alla Scuola, Politiche sociali e Giovanili, e Fulvio Bonavitacola, vicepresidente in Regione e suo fedelissimo.Un Terzo polo? Non convieneEd ecco che, a prima vista, la soluzione più semplice potrebbe sembrare quella di ipotizzare la nascita di un Terzo polo, in cui far confluire l’area più vicina a De Luca. Una sorta di spazio politico autonomo, che consentirebbe al presidente uscente di mantenere un proprio “baricentro” nella partita. Ma non è così: la legge elettorale campana penalizza pesantemente le coalizioni dal terzo posto in poi. Solo le prime due hanno una possibilità concreta di ottenere seggi in Consiglio, e per un candidato presidente dalla terza coalizione in poi è obbligatorio candidarsi anche in lista. Dei pochi posti disponibili, dunque, uno sarebbe riservato proprio a lui. Un sistema che scoraggia molti dal candidarsi in una terza coalizione, rendendo quasi impossibile avere un peso politico senza aderire a uno dei due schieramenti principali. Così, un Terzo polo “alla De Luca” rischia di rivelarsi per il governatore uscente un boomerang, e di indebolirlo, spingendo tutti a concentrarsi sulle due coalizioni principali.Effetto dominoPer questo motivo, spiegano i dem, «ora inizierà un effetto domino». L’area centrista che oggi governa con De Luca si sposterà verso il campo largo, per garantirsi la sopravvivenza a un nuovo mandato. A coordinare questa fase, dicono dalla Campania, ci sarà una figura chiave: Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente dell’Anci, considerato il vero kingmaker dell’operazione.E il centrodestra?Una cosa è certa: Fratelli d’Italia, e quindi Giorgia Meloni, rivendica la possibilità di esprimere un proprio candidato. Anche perché – lo ammettono con una certa sincerità perfino dentro Forza Italia – gli azzurri sono già ampiamente rappresentati nelle regioni: guidano il Piemonte con Alberto Cirio, il Molise con Francesco Roberti, la Basilicata con Vito Bardi, la Calabria con Roberto Occhiuto e la Sicilia con Renato Schifani. Al contrario, Fratelli d’Italia non ha lo stesso radicamento a livello locale e, anzi, rischia di perdere anche le Marche, dove il governatore uscente Francesco Acquaroli dovrà vedersela con Matteo Ricci, candidato del centrosinistra (e dato per favorito). È per questo che Meloni punta tutto su Campania e Puglia: due regioni considerate strategiche per riequilibrare il peso territoriale del partito all’interno della coalizione.Chi schierare?Il nome più probabile, al momento, è quello di Edmondo Cirielli, viceministro agli Esteri nel governo Meloni. Un candidato pienamente politico. Esponente di Fratelli d’Italia, nato a Nocera Inferiore, Cirielli non ha mai nascosto la sua disponibilità a candidarsi in Campania, e potrebbe essere questa la carta su cui Giorgia Meloni sceglierà di puntare. Ma un altro nome continua a circolare con insistenza: quello di Giosy Romano, avvocato ed esperto di politiche per lo sviluppo industriale, oggi coordinatore unico della Zes Unica per il Sud Italia, e figura vicina a Raffaele Fitto. Un profilo più tecnico e civico, che si avvicina alle preferenze di Forza Italia, da tempo favorevole a candidati meno politicizzati. Tuttavia, c’è chi giudica questa ipotesi poco percorribile. Il centrodestra, infatti, ha già sperimentato – senza successo – la strada del civismo in Campania: alle comunali di Napoli fu proprio un candidato civico, il magistrato Catello Maresca, a rappresentare la coalizione. Il risultato fu disastroso: appena il 21,9% dei consensi contro il 65% ottenuto da Gaetano Manfredi. Una sconfitta netta, che Fratelli d’Italia non sembra intenzionata a ripetere.L'articolo Regionali in Campania, i dubbi a sinistra sulla rottura con De Luca (che a lui non conviene) e gli equilibri a destra: tutti i nomi in campo proviene da Open.