L’ascesa strategica dell’India come attore cardine nel sistema internazionale si gioca oggi lungo direttrici collegate: connettività infrastrutturale, resilienza delle catene del valore, innovazione industriale e attenzione alla sicurezza. Sono questi gli elementi emersi con maggiore forza nel corso del “2025 India Dialogue”, una discussione ad alto livello organizzata dall’Istituto Affari Internazionali (Iai) con la partecipazione di figure chiave come l’ambasciatrice dell’India in Italia, Vani Rao, il presidente dell’Istituto, l’ex ambasciatore Michele Valensise, e l’ex ambasciatore d’Italia in India Vincenzo De Luca.La riflessione ha messo al centro il potenziale trasformativo della partnership tra India e Unione europea — con un ruolo specifico per l’Italia, emerso chiaramente negli ultimi anni — in un contesto globale attraversato da tensioni geopolitiche, ma anche da opportunità concrete di cooperazione. Due i filoni principali di analisi: da un lato, la convergenza tra l’Indo-Pacifico e il Mediterraneo allargato, in quella regione geostrategica che definiamo “Indo-Mediterraneo”; dall’altro, il legame sempre più stretto tra la crescita economica indiana e il suo peso strategico nel mondo multipolare.L’India come hub indo-mediterraneo La prima parte della discussione ha evidenziato come l’India sia ormai un attore chiave nel disegnare le geometrie strategiche che collegano l’Indo-Pacifico al Mediterraneo allargato — spazio geopolitico che l’Italia individua storicamente come area di proiezione diretta.In questo spazio interconnesso, la sicurezza marittima e lo sviluppo infrastrutturale diventano elementi essenziali non solo per la stabilità regionale, ma per la competitività globale. Qui il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec), benché rallentato dalla crisi in Medio Oriente, è stato analizzato come progetto che ha un valore anche concettuale: dimostra la volontà di costruire alternative credibili alle rotte controllate dalla Cina e di rafforzare la connettività transcontinentale secondo una logica di “flussi” più che di “nodi”.In questo quadro, l’Italia e l’Unione europea possono giocare un ruolo decisivo. Se Trieste si presenta come un naturale terminale infrastrutturale connesso alle catene del valore dell’Europa centrale e orientale, nonché alla Three Seas Initiative, l’organizzazione di iniziative come il Raisina Med di Marsiglia — opera dell’Orf, think tank collegato al ministero degli Esteri di Delhi — mostra che anche il contesto francese rimane rilevante.Ma dal dibattito allo Iai emerge che più che competizione, quindi, si deve lavorare per una dinamica di complementarietà tra piattaforme europee, con l’India attenta a massimizzare i propri punti di ingresso in un sistema a tratti frammentato ma ancora attrattivo.L’ascesa industriale dell’India e le opportunità per l’EuropaÈ nel secondo panel che, analizzando il valore globale dell’India, tutto prende maggiore consistenza. La trasformazione economica dell’India è ormai leva per la sua proiezione internazionale. La crescita indiana non è solo quantitativa: si basa su investimenti crescenti — greenfield e brownfield — in settori strategici come il farmaceutico, il biotech e le tecnologie digitali. In Europa, questi investimenti trovano spazi crescenti, e l’Italia si posiziona come interlocutore privilegiato in ambito manifatturiero e sanitario.Quanto questo dinamismo economico è collegato dalle ambizioni strategiche e quanta comunione c’è tra quelle di Europa e India? La domanda è nevralgica, la risposta si orienta dal livello più alto — la comunione di visioni per un “ordine mondiale basato sulle regole” — a quello operativo. L’India si propone come partner affidabile per la diversificazione delle catene del valore, in un’epoca segnata da shock globali e guerre commerciali. In tal senso, la cooperazione economica si intreccia sempre più con la sicurezza — anche a livello di attività, come dimostrano le esercitazioni bilaterali e multilaterali già in corso con l’obiettivo dell’interoperabilità, e le convergenze sulle missioni navali come Aspides (dispositivo sotto comando italiano che l’Ue ha schierato nel Mar Rosso, corridoio in cui gli Houthi hanno destabilizzato la connettività euro-asiatica.Un’agenda strategica comune in un mondo instabileSullo sfondo, la complessità del quadro geopolitico emerge come fattore cruciale. L’India guarda con attenzione alla crisi ucraina e all’instabilità mediorientale, ma la sua priorità rimane la gestione dell’Indo-Pacifico, in particolare la sfida rappresentata dalla Cina è l’elemento di quadro più ampio, che si collega a quello più specifico del terrorismo transfrontaliero (l’India accusa infatti il Pakistan, alleato cinese, dí fomentare se non assistere i gruppi radicali islamisti anti-indiani). Allo stesso tempo, Nuova Delhi riconosce nel “Piano Mattei” italiano un modello potenzialmente replicabile per rafforzare la propria presenza nel Global South, anche in chiave competitiva rispetto all’influenza cinese, che tocca l’Africa e ancor più il Sud-est asiatico.La convergenza di interessi alla base delle relazioni Ue-India ne permette il rafforzamento anche su un piano valoriale. Il riferimento condiviso a un ordine internazionale fondato sulle regole e il rilancio del multilateralismo costituiscono un terreno comune che va oltre le dichiarazioni di principio. I meccanismi di dialogo esistenti — come i Trade and Technology Council bilaterali con Usa e Ue — possono evolvere in piattaforme più ampie, capaci di integrare sicurezza, innovazione e cooperazione industriale.In definitiva, un’orientamento verso il futuro, dove l’India Dialogue organizzato allo Iai ha confermato che l’India non è più un attore emergente, ma un partner strategico a pieno titolo. Per l’Europa — e per l’Italia in particolare — si è già aperta una finestra di opportunità che richiede visione, coordinamento e pragmatismo. In un mondo definito da crisi multiple e competizione sistemica, rafforzare la convergenza con New Delhi non è solo una scelta tattica (come quella che caratterizza l’allineamento tra le forze revisioniste dell’ordine internazionale), ma una necessità strategica.