Il cinema italiano è in stallo: confusione tra nuovi decreti e conflitti d’interesse nelle commissioni ministeriali

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La situazione del settore cinematografico e audiovisivo italiano continua a caratterizzarsi per confusione e contraddizioni: da un lato, la logica dei “red carpet” e dei lustrini, che vengono rilanciati dai media mainstream (da ultimo con l’Italian Global Series Festival, tra Riccione e Rimini, una settimana che si chiude domani sabato 28 giugno che pure ha registrato modesta ricaduta mediatica); dall’altro, gli operatori del settore colpiti dalle ritardate tempistiche di riavvio del sistema del “tax credit” (la Direzione Cinema e Audiovisivo ha pubblicato oggi due decreti che aumentano i livelli di controllo), sottoposto ad una rinnovata campagna mediatica da parte delle testate giornalistiche destrorse (La Verità in primis), che mettono in discussione la radice stessa di questo strumento di sostegno al settore.E che dire della situazione della Rai, che continua ad essere governata senza un Presidente, dato lo stallo che si protrae da mesi nella Commissione bicamerale di Vigilanza: la Presidente Barbara Floridia (M5s) continua a lamentarsi, ma forse dovrebbe avere il coraggio di dimettersi, per denunciare concretamente questa insopportabile deriva di degenerazione partitocratica…E che dire della questione dei pignoramenti che l’Agenzia delle Entrate/Riscossione (AdE/AdR) ha attivato presso il Ministero della Cultura, con una decisione che ha caratteristiche surreali oltre che illegittime, che colpisce centinaia e centinaia di imprese ed associazioni operatori del settore?! Come segnalato in anteprima su questo blog de il Fatto Quotidiano il 13 giugno, e come rilanciato il 19 giugno anche dal quotidiano confindustriale Il Sole 24 Ore, da alcune settimane il Ministero della Cultura ha messo in atto un incredibile “U-turn”, attivando una procedura di verifica della correttezza tributaria dei beneficiari dei contributi per il settore del cinema, dell’audiovisivo e dello spettacolo dal vivo, ovvero teatro, musica, danza…Per decenni, il settore ha beneficiato di una deroga rispetto a quanto stabilito da un Dpr del 1973 (il n. 601) che prevede che le pubbliche amministrazioni, prima di procedere ad un pagamento (superiore a 5mila euro), chiedano all’Agenzia delle Entrate una sorta di placet. Questa storica deroga è scaturita dalla esigenza di non appesantire la vita degli operatori del settore, facendo prevalere la superiore e prioritaria valenza socio-economica delle industrie culturali e creative, per l’interesse nazionale (ovvero la promozione del patrimonio culturale nazionale), sulla esigenza di far cassa. Una sorta di “eccezione culturale” rispetto alle regole dell’economia tributaria.Una funzionaria del Mef ovvero dell’Ufficio Centrale di Bilancio (Ucb), Piera Marzio, ha comunicato il 19 marzo 2025 che questa deroga andrebbe azzerata, e i due direttori generali del Mic, Nicola Borrelli (Cinema e Audiovisivo) e Antonio Parente (Spettacolo), hanno ritenuto di assecondare questa estemporanea interpretazione, ignorando una superiore disposizione del 3 dicembre 2008, a firma del Ragioniere Generale dello Stato Mario Canzio (Rgs Mef), che escludeva il settore dello spettacolo dalla procedura di verifica, affermando l’esigenza dello Stato di sostenere la cultura, attraverso una “eccezione alla regola” fiscale generale.L’Agenzia delle Entrate si è quindi scatenata con pignoramenti presso il Ministero della Cultura, trasformatosi in improprio “esattore”: un paradosso, per un settore strutturalmente fragile e da sempre bisognoso del sostegno dello Stato. Un settore – quello del cinema e dell’audiovisivo – sostanzialmente paralizzato da due anni, a causa della ritardata evoluzione della riforma del “tax credit” (introdotto nel 2016 con la Legge Cinema e Audiovisivo che reca il nome del “dem” Dario Franceschini) voluta dall’ex Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) e affidata alla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (Lega).La dinamica non è ancora emersa nella sua complessiva esplosività (si tratta di una mannaia che scatta su migliaia di imprese), ma alcuni dei “pignorati” hanno avviato azioni a difesa delle procedure messe in atto per decenni (e rispettate sia dal Mic sia dall’AdE), avvalendosi di qualificati studi legali (come il Vannicelli Cinquemani Malossini) e fiscali (come lo Studio Bonanni Associati), presentando ricorsi all’autorità giudiziaria.Martedì scorso 24 giugno il senatore Mario Turco (Movimento 5 Stelle), già Sottosegretario alla Programmazione Economica nel Conte II, ha presentato, assieme al collega Gaetano Amato alla Camera, sul tema una interrogazione parlamentare ai titolari del Mef e del Mic, Giancarlo Giorgetti e Alessandro Giuli, che si auspica sconfessino l’improvvisa quanto improvvida sortita dell’Ufficio Centrale di Bilancio del Mef presso il Mic del marzo 2025, e confermino la decisione della Ragioneria Generale dello Stato del dicembre 2008 (si tratta peraltro di atti formalmente di livello gerarchico ben differente ed è evidente che è la decisione del Ragioniere Generale dello Stato a prevelare). Fatta salva la chance di revocare il provvedimento in autotutela, ovvero attraverso lo strumento che consente alla Pubblica Amministrazione di correggere i propri errori (una sorta di autocritica burocratica).Nel mentre, si apre un altro fronte critico: dopo le dimissioni dei membri della Commissione “Promozione” attiva presso la Direzione Cinema e Audiovisivo del Mic (il Ministro sta per firmare il decreto di nomina della nuova, si confida con procedura trasparente e meritocratica), si registrano voci che evidenziano il conflitto di interessi anche nella Commissione “Produzione” del Mic, a partire dalla coordinatrice Ginella Vocca, che è l’ideatrice del qualificato MedFilm festival di Roma, ma è chiamata anche ad esprimersi in materia di sostegno alle coproduzioni minoritarie…Si è di fronte di un ennesimo caso di “conflitto di interessi” che ricorda quello di Chiara Sbarigia, che è al contempo Presidente della società pubblica Cinecittà e dell’associazione dei produttori privati Apa. E, con il sostegno della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, è ancora la stessa Chiara Sbarigia l’ideatrice del novello festival della fiction, affidato – senza alcuna procedura di pubblica evidenza – dal Ministero della Cultura all’Apa stessa, attraverso un contributo di due milioni di euro che passano per Cinecittà. Una strana triangolazione, un confuso groviglio di interessi che provoca perplessità, che hanno stimolato il Ministro Alessandro Giuli ad aprire un dossier, anche rispetto alla complessiva gestione di Cinecittà… Anche su questo tema è intervenuto il deputato del M5s Gaetano Amato, con una interrogazione che attende ancora risposta.Sarà finalmente fatta pulizia e verranno stabilite regole chiare per superare queste diffuse confusioni e le tante contraddizioni interne della politica culturale italica?!L'articolo Il cinema italiano è in stallo: confusione tra nuovi decreti e conflitti d’interesse nelle commissioni ministeriali proviene da Il Fatto Quotidiano.