Archeologia, la seconda vita di Finziade in Sicilia

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AGI - Ha avuto due vite Finziade, ricostruita all'inizio del II secolo a.C. ex novo sulla città vecchia per premiare i suoi abitanti della fedeltà a Roma: case ampie, di circa 200 metri quadri, arredate da borghesi agiati con statuette votive e lucerne acquistate in uno dei laboratori della città che guardava con orgoglio al suo porto, nel quale veniva caricato su navi annonarie il grano destinato alla Repubblica.La casa-scrigno e la fabbrica di ceramicheLe ultime scoperte degli archeologi nella casa 19, definita uno "scrigno", raccontano questa seconda vita. La casa fu unita alla casa 18 per creare una fabbrica ceramica, attiva fino alla distruzione a metà del I secolo a.C.: sono emerse 40 matrici per la produzione di lucerne, statuette votive, sostegni di bracieri, vasche e forni per la lavorazione dell’argilla, oltre a botteghe affacciate su una delle strade principali.   Spazi domestici e culto familiareDurante l’ultima campagna di scavi sono stati trovati ambienti ben conservati: camera da letto, bagno, cucina e un altare usato anche dopo la trasformazione della casa in laboratorio. Sono state rinvenute statuette in pietra e marmo di divinità protettrici della famiglia, tra cui una figura femminile con bambino in braccio, un grande vassoio a vernice nera e numerosi oggetti rituali.  Una città pianificata da Roma"Abbiamo ricostruito la storia di questa città", spiega Alessio Toscano Raffa, archeologo del CNR-ISPC di Catania e direttore degli scavi con Maria Concetta Parello. "Siamo in presenza di due Finziade: quella fondata da Finzia, tiranno di Akragas, e quella ricostruita 80 anni dopo con un impianto urbanistico regolare e moduli architettonici precisi. Una ripianificazione totale, come la Milano 2 di Berlusconi".   Fedeltà a Roma e ricompenseDurante le guerre puniche, Finziade si mostrò fedele a Roma, che la premiò con una nuova città. Cicerone nelle Verrine racconta che i produttori di grano usavano il porto di Finziade per spedire il raccolto alla Repubblica. Le case scavate, circa 20, sono quadrate, di 200 mq, simili alle abitazioni romano-italiche più che greche, come le case proto-pompeiane del II secolo a.C.Tesori e premi militari   Nel 1998 fu scoperto un tesoretto con 440 denari romani e gioielli in oro di pregio, oggi al museo di Licata. Si tratta forse del premio per un soldato che partecipò alla presa di Siracusa: i denari come buonuscita, i gioielli frutto del saccheggio. Roma avrebbe assegnato anche lotti di terreno e abitazioni, spiegando l’uniformità delle case.Scavi partecipati e identità collettiva   Lo scavo ha coinvolto la comunità locale di Licata, con il contributo di associazioniGral e studenti delle scuole superiori "E. Fermi" e "V. Linares", attraverso i PCTO. "I risultati archeologici confermano l’importanza del sito", afferma Roberto Sciarratta, direttore del Parco. "Lo scavo è diventato uno spazio di dialogo, formazione e cittadinanza attiva, rendendo l’archeologia uno strumento di identità collettiva e partecipazione culturale".