Non sono mai stata contraria agli eventi in luoghi storici, ad esempio la contaminazione tra moda e palazzi di grande valore artistico è sempre esistita, anzi è nata insieme: lo sfoggio di abiti sontuosi avveniva proprio in occasione di aperture di dimore nobiliari, impedire feste nei saloni delle feste è poi un’antinomia.Non si possono e non si devono equiparare però queste situazioni, tutto sommato contenute, alla siliconica festa americana – una volta si diceva americanata e dovremmo avere il coraggio di ripristinare questo termine. Non vedo molta differenza, a parte la straordinaria ricchezza del padrone di Amazon, la cui fortuna si deve anche ai milioni di italiani suoi clienti, tra la festa americana e quelle proposte in reel di allucinanti e sperperoni sposi napoletani – ma per fortuna non tutti i napoletani sono così.I ricavi per ora da quanto si apprende sono modesti rispetto al caos, aggiungendo poi l’infelice giustificazione che questo evento contribuirebbe a far conoscere, ohibò, Venezia nel mondo: lo stesso dissero gli organizzatori del concerto dei Pink Floyd che lasciarono la città con non pochi danni. L’impatto ambientale tra aerei privati e mega yacht non è dissimile a quello delle grandi navi con turisti frettolosi, anche se meno abbienti e ugualmente poco interessati ai contenuti artistici della città lagunare.Molte le proteste di ambientalisti, mancano però le sigle storiche, singolare viceversa la presenza dell’Anpi, quasi uno spot pubblicitario, un lancio per il nuovo bel libro di Antonio Padellaro, con prefazione di Marco Travaglio Antifascisti immaginari.Manca da anni, da quando feci parte della Commissione per la salvaguardia della laguna, una politica culturale economica e ambientale per la città, che possa preservare per secoli futuri la sua delicata, unica, ineffabile Bellezza.L'articolo Matrimonio Bezos: un’americanata che poco ha a che vedere con la delicata bellezza di Venezia proviene da Il Fatto Quotidiano.