Tre casi di deepfake segnalati ad Acri nel cosentino per un totale di 200 adolescenti vittime inconsapevoli di una manipolazione digitale a sfondo sessuale. La Procura di Cosenza ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di diffamazione a mezzo internet. In sostanza molte foto di ragazze minorenni sarebbero state manipolate con l’intelligenza artificiale. Grazie ad alcuni programmi di editing, sarebbero state quindi trasformate in foto di nudo e poi fatte circolare nelle chat di Telegram. La notizia è apparsa oggi su alcuni giornali locali in seguito a una serie di perquisizioni eseguite di carabinieri del Comando provinciale insieme ai militari della locale stazione. Sono stati controllati gli apparecchi informatici di proprietà di alcuni giovani del luogo, almeno cinque, per ricostruire la rete della diffusione delle immagini diffuse sul web. I responsabili sarebbero altri minori, coetanei, compagni di scuola per un totale di circa 1200 immagini modificate attraverso l’intelligenza artificiale con i volti di ragazzi e ragazze. A quanto trapela, il responsabile dell’accaduto avrebbe generato scatti osé, rendendosi artefice della pratica del deepfake, tecnica per la sintesi dell’immagine umana fondata sull’intelligenza artificiale e usata per combinare immagini e video esistenti con prodotti non autentici. Il caso è scoppiato per puro caso quando il genitore di una delle vittime navigando in rete si sarebbe trovato davanti ad un’immagine modificata con il volto della propria figlia. Da qui la denuncia immediata a cui hanno fatto seguito decine di altri esposti presentati dai familiari di altri minori coinvolti.Intanto stamattina ad Acri gli studenti si sono dati appuntamento davanti al liceo scientifico per esprimere solidarietà alle vittime, prevalentemente ragazze, a cui sono state rubate le foto dai profili social. “Oltre a essere una violenza digitale, il deepfake è una vera e propria violenza di genere”. Ai microfoni della televisione regionale LaC, uno studente spiega le ragioni della manifestazione organizzata davanti all’istituto scolastico: “Siamo qua per dimostrare il nostro dissenso verso l’utilizzo errato di questi strumenti”. Una ragazza chiede “vicinanza per le vittime”: “Non siamo qui né per giudicare né, tanto meno, per assolvere. Sicuramente non è insabbiando argomenti come questi che le cose si risolvono, ma c’è bisogno di dialogo, confronto e informazione. E la scuola deve essere il luogo adatto per farlo. Vogliamo sensibilizzare sul tema, prendere una presa di posizione nei confronti di quella che è stata a tutti gli effetti una violenza di genere. L’oggettificazione del corpo femminile rappresenta lo specchio di una società pervasa da una mascolinità tossica”. Sul caso deepfake ad Acri è intervenuto anche il collettivo “FemIn” secondo cui i fatti avvenuti nella cittadina in provincia di Cosenza “non sono un episodio isolato, ma l’ennesima conferma di come la violenza di genere si insinui fin da giovanissime nella vita delle donne. Il fenomeno della violenza di genere non cambia: cambiano gli strumenti, si adatta ai tempi, ma resta lo stesso meccanismo di oppressione che continua a colpire le donne e le soggettività marginalizzate”.L'articolo Cosenza, minorenni vittime del deepfake ad Acri. In Rete un migliaio finti nudi di ragazze adolescenti: indaga la Procura proviene da Il Fatto Quotidiano.