In ‘Istella mea’ di Ciriaco Offeddu ritrovo una certa affinità col realismo magico di Marquez

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Nel 2002 Gabriel Garcia Marquez pubblica Vivere per raccontarla e dice della sua infanzia e dell’immaginario che darà vita a Cent’anni di solitudine. “La vita non è quella che si è vissuta – osserva – ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. Ne parlo perché leggendo Istella mea (Giunti) di Ciriaco Offeddu, sentivo una certa affinità con l’universo narrativo dello scrittore latino-americano; sentivo la relazione, a ogni pagina, tra mito, magia e realtà. “Ho voluto raccontare il soprannaturale, che è parte fondante della mia terra – dice l’autore -, scrivere una storia senza considerare questo aspetto toglie spessore, voci, prospettive…”.Realismo magico, dunque. Ma c’è molto altro: “Avevo lasciato la Sardegna nel luglio del 1967, appena dopo la maturità – dice la protagonista -. “Mi sembrava che l’aria nuorese stesse soffocandomi e volevo solo partire: a diciannove anni si pensa ancora che basti un viaggio per allontanarsi da sé stesse” (p. 67). Da cosa fugge Rechella? “Ci sono perdite che sembrano portare via con sé tutta la luce del mondo.” Parte per Madrid la giovane che ha scoperto l’amore incontrando Martino (“L’amavo come si ama a tredici anni, con stupore, perché il primo amore taglia il respiro”). È che Martino è un ragazzo speciale, capace d’alzarsi in volo e spingere lo sguardo verso il mare, di condurre Rechella in un viaggio emotivo e spirituale: “Volo nell’aria” – le dice – “Volo ma non riesco ad avanzare”, per capire “devo andare al di là delle montagne” (pp. 51-56).Offeddu tiene insieme realismo magico e narrazioni suggestive, poetiche; la magia fa parte del vissuto di Martino, che è stato abbandonato dai genitori e vive con sua nonna Jaja, custode di oscuri segreti, che nella sua cantina nasconde qualcosa di temibile e inquietante: “C’è un legame magico tra Jaja e questa casa – dice Martino – qualcosa a cui lei tiene più di ogni altra cosa”. La casa. Quella di via Asproni, dove “l’omicida ha colpito come un fantasma” (p.306). “Istella mea” mostra la Sardegna degli anni Sessanta, le sue leggende, e il lettore è portato in un mondo di cavalieri, donne, e figure mitologiche che incarnano il conflitto tra luce e ombra. Non si cerchi un unico senso in queste pagine, “Il lettore deve arricchire ciò che sta leggendo – dice Borges -, egli deve fraintendere il testo”. Rechella è attratta dal mistero di Jaia: “Cosa avesse in mente, era impossibile indovinarlo: era diversa da qualsiasi persona avessi incontrato – forse avrei dovuto mettere in fila gli indizi e diffidare” (p.15) ma era difficile resisterle. L’oscuro fascino di Jaja la domina: “solo dopo molto tempo e troppo dolore inizierà a intuirne la natura malvagia, a decidere che la sua missione sarà fermarla” perché, diceva sua madre, “quella non è farina per ostie. Stacci attenta, Rechella, ti stai avvicinando troppo a Jaja”; ancora: “la seduzione della morte agisce su Jaja in modo spaventoso” (p.338), incarna il male.Mi fermo qui con la trama. Certo è che la storia è ricca di descrizioni intense, vivide, che mostrano una Sardegna piena di mistero. Di fascino. Di persone dominate da passioni estreme che mai si attenuano. Lette con precisione. Esattezza. A scontrarsi sono due archetipi femminili: la sùrbile, “col suo dolore divenuto veleno” (p.379), donna vampiro che succhia le energie di chi le sta accanto (“Sono stata catturata dal male – dice Jaja – o mi sono fatta catturare” p.55); e la donna innamorata, che vuole vendicare e salvare la “stella” perduta della sua vita: “Ti ho aspettato una vita intera, Martino. Ti ho ritrovato sulla soglia della vendetta”, afferma Rechella.Dicevamo di Garcia Marquez. I suoi romanzi mostrano una realtà miracolosa “in cui il magico è un elemento del quotidiano”. Ecco, è così anche per Offeddu, profondo, attento ai dettagli: dalla Sardegna all’Argentina dei migranti, il romanzo esplora l’amore, la vendetta, il potere delle tradizioni e il conflitto tra il bene e i male: “Il soprannaturale spalanca abissi a cui non siamo pronti” (p.163). Infine: le idee politiche dell’autore. Possono influire nella valutazione del romanzo? No, ovvio. I libri sono scritti bene o scritti male, dice Wilde, e questo è tutto. Solo il giudizio estetico conta: Istella mea – ricco di simboli, stile, immagini, storie – coinvolge e cattura: è stato un piacere leggerlo.L'articolo In ‘Istella mea’ di Ciriaco Offeddu ritrovo una certa affinità col realismo magico di Marquez proviene da Il Fatto Quotidiano.