Germania al voto tra crisi industriale e fine delle certezze dell’era Merkel. Per il nuovo leader Merz fare il governo sarà un rebus. Con l’ombra di Afd

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Una grave crisi economica e la minore rilevanza politica dalla riunificazione rappresentano una congiuntura pericolosa per il Paese più popoloso e ricco dell’Unione Europea. Domenica, 59 milioni di tedeschi avranno diritto di votare per il nuovo Bundestag: due milioni in meno rispetto alle elezioni del 2021. La demografia è solo uno dei tanti fattori: la Germania è una potenza in declino, tutti l’hanno capito, ma nessun candidato cancelliere sembra avere una ricetta per risollevare il Paese. Le capitali europee, Bruxelles più delle altre, guardano con preoccupazione ai sondaggi pre-elettorali. C’è un vincitore annunciato da oltre un anno: Friedrich Merz. Ma le possibilità di un governo stabile e autorevole sono poche.Per il leader dei cristianodemocratici, Cdu, è il coronamento di un progetto più che ventennale: ora dovrà dimostrare di essere l’alternativa ad Angela Merkel, come ha sempre rivendicato. “La sua particolarità – spiega il suo biografo Volker Resing – è che ha vissuto tre vite: la prima come politico fino al 2009 nel Bundestag, la seconda nel mondo dell’economia come avvocato d’affari e la terza con il suo ritorno alla politica. Un comeback del genere non si era mai visto prima in Germania”.L’Unione, somma di Cdu e Csu bavarese, sarà il primo partito: i sondaggi le assegnano il 30% dei voti, il doppio rispetto ai socialdemocratici. Ma per la Cdu sarebbe un pessimo risultato, il secondo peggiore dalla riunificazione. Peggio (24%) ha fatto solo Armin Laschet nel 2021. Queste saranno le elezioni di Alternativa per la Germania, Afd, in crescita da mesi. I sondaggi più generosi le attribuiscono il 22% dei voti, ma il dato potrebbe essere sottostimato. Il partito porta con sé uno stigma sociale notevole e molti potrebbero decidere di votarlo senza dichiararlo. Due sono i punti che hanno reso Afd così popolare: una durissima posizione contro la migrazione e un disallineamento rispetto agli altri partiti su Russia e Trump. Da anni l’estrema destra chiede al governo una riduzione degli aiuti a Kiev, vuole riallacciare i rapporti con Putin e riprendere a usare il gas siberiano. Questo è uno dei punti, assieme alla cancellazione di tutte le politiche verdi, che secondo la candidata cancelliera, Alice Weidel, dovrebbero rimettere in moto la locomotiva d’Europa.Ancora più identitaria per Afd è la politica sui migranti: reimmigrazione, blocco totale delle frontiere, sospensione delle richieste d’asilo e centri detentivi ai confini (meglio ancora se in Paesi terzi). Negli ultimi mesi diversi richiedenti asilo hanno compiuto attentati in varie città. Per contrappasso, il più letale – avvenuto in un mercatino di Natale a fine dicembre – è stato opera di un medico saudita che in più post sui social aveva dichiarato la sua vicinanza al partito di estrema destra. “Non era iscritto”, ha chiarito Weidel, e la vicenda è stata presto dimenticata. Tra le richieste di Afd c’è anche il taglio ai sussidi per i rifugiati ucraini, oltre 1,2 milioni di persone arrivate in Germania dal 2022. “Non dovrei dare da mangiare a qualcuno che viene dall’Ucraina occidentale, tutto è perfetto in quella parte del Paese”, è uno degli slogan usati da Nico Köhler, consigliere comunale di Afd a Chemnitz, città simbolo dell’ex Ddr e oggi roccaforte del partito.Tra le incognite per la formazione di un nuovo governo c’è la soglia di sbarramento del 5%, che potrebbe tenere fuori dal Parlamento tre partiti: Die Linke, Fdp e Bsw. Se nessuno di questi riuscisse a entrare, i loro voti aumenterebbero i seggi dei partiti più grandi, rendendo più plausibile una coalizione tra Cdu e Spd. Linke, però, negli ultimi rilevamenti ha registrato una forte ripresa: un sondaggio a una settimana dal voto le assegna un significativo 9%. Sembra invece inevitabile la débâcle dei liberali. Christian Lindner, ex ministro delle Finanze, ha causato la crisi di governo imponendo a Olaf Scholz e Robert Habeck – rispettivamente cancelliere socialdemocratico e vicecancelliere verde – il feticcio tedesco dell’austerità e la conferma del freno al debito.Nel penultimo governo Merkel è stato aggiunto in Costituzione l’obbligo di chiudere l’anno con un deficit non superiore allo 0,35% del Pil, una soglia minima se confrontata con gli altri Paesi europei. Nel 2024, il deficit pubblico della Francia ha raggiunto il 6,1% del Pil. Il freno al debito sarà uno dei punti su cui il prossimo cancelliere si giocherà molta della sua credibilità, sia con i tedeschi che con l’UE. La Germania ha un’impellente necessità di investimenti. Nei sedici anni dell’era Merkel lo Stato ha speso con il contagocce per le infrastrutture: l’austerità imposta al resto d’Europa richiedeva alla Cancelliera di non concedere nulla ai tedeschi. Erano gli anni del grande surplus economico e della crescita, ma il risparmio non si è trasformato in sviluppo.Appena passato il testimone a Scholz, a dicembre 2021, le certezze su cui aveva operato Merkel sono venute meno. Negli ultimi decenni la Germania ha fatto tre grandi scommesse che oggi stanno causando problemi al Paese. “Una sul gas russo – ha spiegato Moritz Schularick, presidente del Kiel Institute, importante centro di ricerca tedesco – come fonte energetica a basso costo per l’industria. Una sul miracolo economico cinese come motore delle esportazioni tedesche. E una scommessa sulla Pax Americana, sull’esternalizzazione della sicurezza nazionale agli Stati Uniti”. Tutte e tre le puntate si stanno rivelando perdenti.Dopo l’invasione dell’Ucraina, la manifattura tedesca, ad alta intensità energetica, ha iniziato a importare Gnl dagli Usa, con un costo superiore rispetto al gas siberiano. La Cina non solo ha ridotto le importazioni, ma è diventata un concorrente diretto del made in Germany, primo fra tutti nel settore automotive. A Pechino, le Volkswagen sono percepite come le auto dei nonni, mentre a Berlino le BYD costano oltre 10mila euro in meno rispetto alle concorrenti elettriche prodotte a Wolfsburg.Infine, la spesa per la Difesa: dopo la fine della Guerra Fredda, la Germania ha smesso di investire nel settore. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, Scholz ha promesso il riammodernamento della Bundeswehr, stanziando 100 miliardi di euro, scritti fuori bilancio. Con un voto a maggioranza qualificata, quindi legando questo finanziamento alla Costituzione, il Bundestag ha aggirato il freno al debito. Ma il prossimo governo difficilmente potrà utilizzare lo stesso escamotage per gli investimenti necessari. Una maggioranza qualificata sarà infatti molto difficile da raggiungere escludendo i voti di Afd.Tra i partiti democratici tedeschi esiste l’accordo Brandmauer (muro tagliafuoco) per non utilizzare mai l’appoggio dell’estrema destra. A inizio febbraio, Merz ha proposto una mozione, seppur non vincolante, sull’immigrazione al Bundestag. L’appoggio di Afd è stato determinante per farla passare. Manifestazioni di piazza e levata di scudi di tutto l’arco parlamentare. Persino Merkel, solitamente parsimoniosa nei commenti politici, ha rimproverato il suo collega di partito per aver aperto ad Afd.La prospettiva di un governo capace solo di piccoli interventi, senza poter rimettere in discussione le basi del sistema tedesco, rischia di acuire il malcontento dell’opinione pubblica e, alle successive elezioni, l’estrema destra populista potrebbe aumentare ancora i suoi consensi, puntando a diventare il primo partito.L'articolo Germania al voto tra crisi industriale e fine delle certezze dell’era Merkel. Per il nuovo leader Merz fare il governo sarà un rebus. Con l’ombra di Afd proviene da Il Fatto Quotidiano.