La Gaza trash di Trump non è una spacconata delle sue: oggi non ridiamo più

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Donald Trump, saccheggiando qua e là le megalomanie transumaniste del suo compagno di avventure, ha deciso di travolgere il mondo con un immaginario che fino a un pugno di settimane fa nessuno si sarebbe nemmeno azzardato ad ipotizzare. L’incontinenza verbale ha sempre marcato il tycoon come quello senza peli sulla lingua, ma stavolta il punto non è qui.A questo giro la questione non ha solo a che fare con la sfacciataggine, con l’impudenza di esondare sistematicamente con le parole, con la sfrontatezza di essere politicamente-socialmente-umanamente-culturalmente scorretto a tutti i costi, oggi si parla di raccontare la progettazione di una realtà che per quanto caotica e a tratti molto contraddittoria, propone scenari che fino a ieri avremmo collettivamente considerato inaccettabili, o meglio ancora che avremmo considerato ottimo materiale creativo per una serie di fantascienza.Ed è esattamente quella la sensazione che si prova vedendo comparire il video postato dal presidente degli Stati Uniti sui suoi profili social in cui compare ‘Trump Gaza‘, ovvero la Striscia di Gaza com’è oggi e come diventerebbe secondo il progetto che The Donald non ha avuto nessuna remora ad esternare in conferenza stampa dopo il loro incontro, con un gongolante Bibi Netanyahu al fianco, a cui sembrava di aver raggiunto obiettivi che andavano ben oltre le sue più azzardate aspettative.Trump ha letteralmente proposto di sgomberare Gaza per farne un gigantesco cantiere americano in cui costruire la ‘riviera del Medioriente’, parole sue. Ovvero, evacuare definitivamente i due milioni di palestinesi che hanno combattuto per decenni per rimanere a vivere in quella terra, liquidando il tutto con “Gaza è un inferno, nessuno ci vuole vivere”. Come se la superficialità di una simile bomba lanciata a casaccio in mezzo a una platea di giornalisti non bastasse, per manifestare la sua totale noncuranza nei confronti delle regole del mondo che era, un mondo nel quale si era obbligati, quantomeno in pubblico, a mostrare rispetto per un popolo e per la sua storia, Trump ha scelto di postare un clippone trash realizzato con l’Ai in cui Gaza tutta d’oro sembra una Dubai ancora un po’ più finta e lui e i due bro Elon e Bibi sembrano i re del quartiere come nel video di un trapper di serie B.Il livello di trash è talmente alto che, sempre fino a un pugno di settimane fa, ne avremmo tutti riso, come si ride di una spacconata. Oggi invece non ridiamo più, perché sappiamo che quel video non è un’imitazione di Jay Z venuta male, ma una visione, un progetto, un’ipotesi di realtà.L’esilio di due milioni di persone, oggi, non è più qualcosa che evoca la Nakba ma solo l’effetto collaterale di un ambizioso progetto edilizio, che punta a sostituire le catapecchie di quei cocciutoni palestinesi che ancora si ostinano a rimanere con lo splendore dei grattacieli, delle piscine e dei casinò. Gli interessi economici vengono pubblicamente anteposti a qualsiasi principio etico, rispetto dei diritti, sistema valoriale.D’altronde la dottrina di Elon Musk, vero filosofo contemporaneo dell’era trumpiana, è che a contare davvero non sia il mondo che c’era prima ma quello che verrà (questo intendeva dire quando ha esortato i tedeschi a lasciare da parte i sensi di colpa del passato), e che l’unico e solo compito dell’uomo sia quello di liberarsi delle zavorre del passato per volare verso il futuro. Magari su Marte.Cosa volete dunque che contino la storia di un popolo e le sue radici? Non possono semplicemente farne a meno senza fare tante storie?L'articolo La Gaza trash di Trump non è una spacconata delle sue: oggi non ridiamo più proviene da Il Fatto Quotidiano.