Papa Francesco ricoverato, lo pneumologo: «Condizioni preoccupanti ma un’inversione di tendenza è ancora possibile» – L’intervista

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L’ultimo aggiornamento del Policlinico Gemelli di Roma sulle condizioni del Papa sottolinea l’assenza di ulteriori crisi respiratorie nelle ultime ore. Nonostante i medici parlino di un «lieve miglioramento» e rassicurino sulla gravità dell’insufficienza renale, il Santo Padre, ricoverato dal 14 febbraio scorso, rimane in prognosi riservata. L’ossigenoterapia, andata avanti per due giorni ad alti flussi, continua ancora ad essere eseguita con quantità di ossigeno minori. Il quadro clinico del Pontefice continua a preoccupare, per questo Open ha chiesto al dottor Sandro Distefano, primario di Pneumologia dell’Ospedale Cannizzaro di Catania, come poter leggere i lievi miglioramenti del Pontefice.Dottore, ci fa intanto chiarezza sull’entità della crisi respiratoria “asmatiforme” subìta dal Santo Padre e che in queste ore i medici stanno tentando in ogni modo di non far più verificare?«Si tratta di una crisi respiratoria contraddistinta da un sintomo principale che è quello di un respiro molto affannoso seguito da una importante difficoltà respiratoria. La condizione del Papa attualmente è complessa soprattutto perché questa tipologia di polmoniti sono molto difficili da affrontare per le persone anziane. Sono già complicate per gli organismi giovani, per quelli anziani significano vero e proprio pericolo di vita. Non a caso tra gli indici predittivi di gravità c’è proprio l’età del paziente, se è superiore ai 75 anni è considerata già un forte segnale di pericolo».Nelle ultime ore non se ne sono verificate di ulteriori. Quanto possiamo leggerlo come un segnale di rischio diminuito?«È il segno che l’ossigenoterapia sta mettendo a riposo i muscoli respiratori».Ossigenoterapia che, da quanto fanno sapere i medici, non è più ad alti flussi. Quanto è fattibile che il Santo Padre torni a respirare solo con l’aiuto dei propri polmoni?«La diminuzione dei flussi è decisamente un segnale positivo perché vuol dire che la saturazione va meglio. L’aggiornamento parla di flussi “lievemente” diminuiti. Io credo che la condizione sia ancora molto delicata ma un’inversione di tendenza è ancora possibile. Il vero problema è che, se si parte da una polmonite conseguente a un’influenza, e quindi da una polmonite di tipo virale, il rischio è che si possa passare a una complicazione con una polmonite di tipo batterica. La sovrainfenzione di tipo batterico conduce di per sé a un quadro clinico ancora più complesso e spesso può non rendere chiara la distinzione con quella virale. A quel punto è difficile anche combatterle».L’insufficienza renale è in uno stato iniziale. Il rischio di un peggioramento è collegato al funzionamento dei polmoni?«Certamente, questo vale per tutti gli organi cosiddetti “nobili”, i reni ma anche il cuore. L’età del Papa fa sì che il funzionamento dei reni parta da una situazione più precaria, in più gli antibiotici che sta prendendo mettono gli organi in una condizione di sovraccarico. Al momento l’insufficienza renale non preoccupa i medici ma è chiaro come sia strettamente collegata con la situazione respiratoria: i reni così come il cuore sono molto sensibili alla presenza di ossigeno nell’organismo. Questo è il vero rischio che sta correndo il Santo Padre. La sofferenza multiorgano è la condizione più pericolosa».E difatti la prognosi rimane ancora riservata. Che peso hanno davvero nel quadro clinico i lievi miglioramenti di cui parlano i medici?«Il Santo Padre in queste ore sarà sicuramente sottoposto a molteplici emogasanalisi, un prelievo di sangue arterioso per un’attenta osservazione dell’ossigeno, dell’anidride carbonica e del ph. Spesso questi esami vengono ripetuti più volte nella stessa giornata, se c’è anche un lieve abbassamento tra un prelievo e un altro allora si parla di situazione migliorata ma non corrisponde a un reale cambiamento di rischio: si tratta di un indice di lieve risalita ma molto superficiale. Le condizioni purtroppo rimangono preoccupanti».L'articolo Papa Francesco ricoverato, lo pneumologo: «Condizioni preoccupanti ma un’inversione di tendenza è ancora possibile» – L’intervista proviene da Open.