Meloni tra il G7 (da remoto) e l'incontro con il presidente degli Emirati arabi. Il caso delle due risoluzioni Onu sull'Ucraina

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Dopo essere intervenuta sabato alla Cpac, la conferenza dei Conservatori che si è svolta a Washington, Giorgia Meloni inizierà la settimana tornando a occuparsi di politica estera. Lo fa incontrando in mattinata a Palazzo Chigi il presidente degli Emirati Arabi Uniti Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan, che ieri è stato ricevuto al Quirinale per una cena con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con le più alte cariche dello stato. Una visita, quella del presidente emiratino, che porterà alla firma di una serie di accordi commerciali per investimenti nel nostro paese dal valore complessivo di 40 miliardi di euro. Sempre oggi, peraltro. il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani apre a Roma il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi alla presenza di 300 imprese e con al centro più di venti accordi commerciali, da Eni a Fincantieri. E' l'impegno istituzionale che ha impedito alla premier di essere a Kyiv per il terzo anniversario dall'inizio dell'invasione da parte della Russia.  Contemporaneamente, però, sempre oggi la premier parteciperà (da remoto) alla prima riunione del G7 sotto la nuova guida canadese, il primo vertice da quando è terminata la presidenza di turno italiana. Un summit convocato dal premier canadese Justin Trudeau proprio con l'obiettivo di discutere di sostegno all'Ucraina. Anche per questo gli occhi sono puntati sulla dichiarazione finale sottoscritta dai leader del G7. Se comprenderà la parola "aggressione all'Ucraina", come proposto dal Canada. O se quella parte sarà spunta, come preferirebbe il presidente americano Donald Trump. Meloni, nel frattempo, dopo un iniziale silenzio a proposito del dietrofront americano nel sostegno a Zelensky, proprio sabato alla Cpac ha ribadito che "li ucraini sono un popolo orgoglioso, che combatte per la libertà, contro un aggressore brutale. Bisogna andare avanti per costruirei una pace duratura. Una pace che può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership". Escludendo l'ipotesi di uno scenario in stile fuga dall'Afghanistan.  Fatto sta che la giornata di oggi prevede anche un altro impegno internazionale per l'Italia. Alle Nazioni Unite dovrebbe votarsi una risoluzione, fortemente sostenuta da Francia e Germania, in cui si stablisce con chiarezza i ruoli di aggressore e aggredito nel conflitto tra Russia e Ucraina. L'Italia dovrebbe sostenerla. Ma potrebbe votare anche la risoluzione proposta dagli Stati Uniti, un'invito alla pace che sorvola completamente sulle responsabilità del Cremlino e che, infatti, sarà votata anche dalla Russia. In tal caso potrebbe essere in disaccordo con la maggior parte dei paesi europei, che quel testo non dovrebbero votarlo. E c'è già chi è pronto a far notare come il governo italiano possa essersi accodato a una risoluzione che piace a Mosca.