Memorandum di Trump contro i Paesi che applicano web tax (come l’Italia): “Estorsione, risponderemo con misure punitive”

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“Difendere le compagnie e gli innovatori americani dall’estorsione all’estero”. Donald Trump etichetta così, come “estorsione”, le imposte sui servizi digitali applicate tra gli altri da Italia, Francia e Spagna. E, inevitabilmente, promette ritorsioni. Il veicolo è un durissimo memorandum firmato venerdì scorso. In cui il presidente Usa fa un passo ulteriore verso l’applicazione di dazi o altre “misure protettive” già ventilati nel documento con cui, a poche ore dall’insediamento, ha annunciato il ritiro di Washington dall’intesa sulla tassazione globale delle multinazionali raggiunta nel 2021 in sede Ocse. I contenuti sono incendiari: la Casa Bianca accusa i governi stranieri che hanno varato web tax di “tassare il successo delle aziende e dei dipendenti americani” invece di “aiutare le proprie aziende e i propri dipendenti ad avere successo”. E avverte: “L’economia americana non sarà una fonte di gettito per i paesi che non sono riusciti a coltivare il proprio successo economico” e il presidente “non permetterà ai governi stranieri di appropriarsi della base imponibile americana a proprio vantaggio”.È in qualche modo l’equivalente sul fronte fiscale del minacciato stop della protezione statunitense nei confronti dei Paesi che non fanno i “compiti a casa” aumentando la propria spesa militare. In entrambi i casi Roma, che dal 2020 ha una web tax del 3% sui ricavi da servizi digitali dei grandi gruppi, è tra i sorvegliati speciali. A inizio febbraio il vice ministro dell’Economia con delega al fisco Maurizio Leo si era detto convinto che “attraverso il dialogo con l’amministrazione Trump” si potesse “arrivare a una soluzione equilibrata”. Ma ora il tycoon conferma di voler procedere come uno schiacciasassi incaricando Jamieson Greer, nuovo U.S. trade representative, di “rinnovare le investigazioni iniziate durante il primo mandato del presidente Trump sulle digital service taxes” nei confronti di Austria, Francia, India, Italia, Spagna, Turchia e Gran Bretagna e “investigare qualsiasi ulteriore Paese che le utilizzi per discriminare le società Usa”.Nell’ottobre 2021 quella prima ricognizione si era chiusa con un compromesso politico: gli Usa avevano chiuso le indagini avviate sulla base della Sezione 301 del Trade Act senza adottare contromisure alla luce dei negoziati all’epoca ancora in corso con la regia dell’Ocse sul primo dei due pilastri dell’accordo internazionale sulla riforma della tassazione delle multinazionali. Quello che mirava a redistribuirne i profitti consentendo di tassarli sulla base di dove vengono effettivamente realizzati i ricavi. Nel marzo 2024 quel patto è stato rinnovato fino a giugno, quando avrebbe dovuto essere approvato in via definitiva. Nel frattempo però – mentre il secondo pilastro sulla tassa minima del 15% entrava in vigore in tutta l’Ue – il negoziato su quel fronte si è arenato: al Senato Usa non c’è (come non c’era sotto la presidenza Biden) la maggioranza necessaria per ratificare il trattato, che Trump peraltro vede come fumo negli occhi.Così oltreoceano riparte l’iter che potrebbe sfociare in dazi o altre misure punitive nei confronti degli Stati rei di “minare l’abilità delle società Usa di operare come previsto e forzarle a subire costi addizionale di compliance, riducendo la competitività economica degli Usa a livello globale” con web tax ma anche altre “multe, pratiche e politiche”. Di recente è emerso che Trump considera alla stregua di una barriera commerciale pure l’Iva, sostenendo che sia un ostacolo all’export americano: di qui l’intenzione di colpire con “dazi reciproci” tutti i 170 Paesi nel mondo che la applicano. Il ministro al commercio Howard Lutnick aveva anticipato che la risposta “occhio per occhio” sarebbe scattata a partire dal 2 aprile. L’investigazione del Rappresentante per il commercio richiederà con tutta probabilità più tempo: quelle del 2019 e 2020 sulla Francia e sugli altri Paesi che avevano adottato web tax hanno richiesto circa sette mesi prima che fossero diffuse le conclusioni raggiunte.L'articolo Memorandum di Trump contro i Paesi che applicano web tax (come l’Italia): “Estorsione, risponderemo con misure punitive” proviene da Il Fatto Quotidiano.