MSC consolida la sua posizione leader nel mercato container commissionando al cantiere navale cinese Zhoushan Changhong International Shipyard la costruzione di otto navi a doppia alimentazione a GNL da 21.700 container. L’ordine di MSC è per quattro navi, con opzioni per altre quattro, e negli ultimi tre anni MSC ha ordinato a Zhoushan Changhong dieci navi da 11.500 teu, dieci da 10.300 teu e una dozzina da 19.000 teu. Il valore delle prime quattro è stimato in circa 900 milioni di dollari.Con l’ultimo ordine, il portafoglio ordini di MSC supera ora i 2,06 milioni di teu, pari al 32% della sua flotta in servizio. È interessante notare che il portafoglio ordini di MSC supera ora l’intera flotta operativa di ONE, pari a 1,97 milioni di teu.Nel frattempo, CMA CGM, che con un portafoglio ordini di 1,32 milioni di teu potrebbe superare Maersk Line nella classifica dei big container player, ha commissionato due settimane fa una dozzina di navi da 18.000 teu (otto ordini fermi e quattro opzioni) per 2,5 miliardi di dollari al cantiere cinese Jiangnan Shipyard, dopo l’ordine di 12 navi da 15.500 teu da parte di HD Hyundai Heavy Industries.Ma anche Maersk, con un portafoglio ordini di 758.622 teu, tiene il passo e si preparerebbe a commissionare altre 30 navi portacontainer.Ma esiste un paradosso, e non da poco. Il governo americano ha annunciato (divulgando già i dettagli della tassa e le sue varie graduazioni) che imporra una speciale imposizione su tutte le navi di qualsiasi bandiera si tratti che sono state costruite dai cantieri cinesi. Nel dettaglio l’United States Trade Representative ha proposto di chiedere una tassa portuale che può arrivare fino a un milione di dollari per ogni scalo negli Stati Uniti. Il rapporto dell’Ustr cita, tra le varie accuse mosse nei confronti di Pechino anche il furto di proprietà intellettuale.Il piano prevede due interventi principali: una tassa fino a un milione di dollari per ogni nave costruita in Cina che attracchi in un porto statunitense e una sorta di obbligo di trasporto su navi statunitensi. In quest’ultimo caso in una fase iniziale almeno l’1% delle esportazioni americane dovrà essere trasportato su navi battenti bandiera statunitense e gestite da operatori nazionali. Questa soglia aumenterà gradualmente fino a raggiungere il 15% in sette anni e, successivamente, verranno introdotti requisiti che prevedano l’utilizzo di imbarcazioni costruite negli Stati Uniti.Queste misure estendono i principi del Jones Act, una legge federale che già impone l’uso di navi americane (che oggi non esistono) per il trasporto di merci tra porti interni e nasce dalla considerazione che negli ultimi venticinque anni, la Cina ha consolidato la propria posizione al vertice nella costruzione di navi mercantili, passando da una quota di mercato inferiore al 5% nel 1999 a oltre il 50% nel 2023. L'articolo MSC sempre piu’ leader: altre 8 navi in arrivo…dalla Cina proviene da Nicolaporro.it.