Quale futuro per il trasporto aereo in Italia

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Il trasporto aereo italiano decolla, ma può ambire a orizzonti ancora più ampi. L’evento dal titolo “Green deal del trasporto aereo. Intermodalità e capacità infrastrutturale”, organizzato da Enac e dall’Osservatorio sul trasporto aereo Antonio Catricalà, in media partnership con Formiche, ha riunito i principali attori della mobilità aerea nazionale, moderati da Flavia Giacobbe, per fare un punto sullo stato del trasporto aereo e sulle sfide che lo attendono. L’evento è stata anche un’occasione per tributare un ricordo ad Antonio Catricalà, già presidente di Aeroporti di Roma e scomparso prematuramente nel 2021. L’evento ha avuto il merito di qualificarsi come “un dibattito serio, concreto e competente”, come lo ha definito Gianni Letta, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che ha ricordato come l’approccio dello stesso Catricalà fosse improntato alla comprensione e al confronto tra le parti in causa, di modo da convogliare ogni capacità verso l’elaborazione di soluzioni concrete. L’Osservatorio che ne porta il nome, così come sottolineato da Pierluigi Di Palma, presidente di Enac, è stato fondato non solo con l’obiettivo di studiare l’andamento e l’evoluzione del settore aereo, ma anche con quello di realizzare un ponte tra il mondo universitario e quello della mobilità aerea. “Inserire il trasporto aereo nelle università è una sfida culturale”, ha sottolineato Di Palma, non escludendo che, in futuro, possano nascere delle cattedre dedicate negli atenei italiani e che “il tavolo inaugurato oggi possa diventare una sede permanente di confronto” tra le istituzioni e gli operatori del trasporto aereo.I successi nonostante le difficoltà“Il settore aereo non ha mai ricevuto aiuti dal Pnrr o dalle istituzioni europee”, ha ricordato Salvatore Deidda, presidente della IX Commissione Trasporti della Camera dei deputati, sottolineando come, nonostante tali difficoltà, il trasporto aereo italiano rappresenti ad oggi un “orgoglio nazionale”. Nonostante la battuta d’arresto causata dalla pandemia, il settore aereo nazionale è tornato a crescere, distinguendosi in Europa per il più alto tasso di crescita nel 2024. Tuttavia, perché l’Italia possa continuare a crescere in tal senso, “servono norme europee che permettano di essere più competitivi”, ha affermato Edoardo Rixi, vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti. In particolare, ha proseguito Rixi, “i prossimi anni saranno importanti per puntare sui mercati delle rotte nordafricane e mediorientali”. Secondo il vice ministro, le grandi potenzialità del settore rischiano di essere penalizzate da una normativa europea che non tenga conto del fattore competitività, specialmente in un momento in cui altri attori globali mettono in campo strategie di mercato aggressive che puntano a mettere all’angolo gli operatori del Vecchio continente. Anche per queste ragioni, afferma Rixi, sarà necessario un nuovo Piano nazionale degli aeroporti che punti sull’intermodalità e sull’integrazione delle procedure a livello europeo e internazionale.Il nodo ambientale e il trasporto aereoAd oggi “celebriamo i fasti di un traffico aereo come mai registrato”, ha evidenziato Carlo Borgomeo, presidente di Assaeroporti. Secondo Borgomeo, il settore aereo nazionale ha avuto successo nel puntare su alcuni elementi importanti per sostenere la domanda crescente di voli, anche rispetto a Paesi come Francia e Germania. Tra questi, l’attenzione riservata ai piccoli aeroporti, la qualità dei servizi offerti e la buona gestione dei periodi di congestione stagionale delle rotte. Sull’eccessiva “ideologizzazione” del tema ambientale, ritenuta responsabile dell’esclusione dai fondi Pnrr, Borgomeo, pur condividendo l’assunto di base, ha voluto sottolineare come il settore rimanga impegnato nel perseguimento degli obiettivi di sostenibilità e di come essi possano essere bilanciati con le esigenze di competitività. Su questo tema si è focalizzato anche Aristide Police, professore di Diritto amministrativo presso l’università Luiss Guido Carli, il quale ha ribadito come una regolamentazione ambientale multilivello e disarmonica possa pregiudicare gli operatori europei. Questo vale specialmente sulle tratte intercontinentali dove, come spiega Police, player globali come Usa, Cina e India traggono vantaggio da regolamentazioni meno stringenti che permettono loro di offrire servizi più competitivi.Sostenibilità e innovazione rimangono al centroSul successo del trasporto aereo italiano si è soffermato anche Joerg Eberhart, amministratore delegato di ITA Airways, il quale ha evidenziato il ruolo dirimente dell’innovazione e delle nuove tecnologie per il futuro della mobilità aerea. Ad oggi, spiega Eberhart, il 60% della tecnologia integrata nella flotta di ITA è all’avanguardia e l’obiettivo è di portare tale cifra al 90% entro due anni. Secondo l’ad, questo porterà a un risparmio del 25% in termini di emissioni di anidride carbonica. A questo si aggiungono inoltre le tecniche innovative per ridurre l’utilizzo di carburante, lo sviluppo dei Sustainable aviation fuel (Saf) e l’impatto che le nuove tecnologie possono avere sulla gestione del traffico aereo, capaci di portare a un ulteriore risparmio del 5%. Infatti, le nuove tecnologie si rivelano cruciali non solo a bordo degli aeromobili, ma anche per la gestione del traffico aereo. Secondo Pasqualino Monti, amministratore delegato di Enav, data l’immaterialità dell’infrastruttura del traffico aereo, solo la tecnologia può portare a un incremento delle performance. L’esempio portato da Monti è quello dell’ottimizzazione delle rotte, le quali sono state razionalizzate, sostituendo le tratte “a zig zag” con itinerari dritti e lineari. Questa accortezza, raggiunta anche grazie a software gestionali innovativi, ha permesso di ridurre i tempi di percorrenza e di sorvolo, risultando in una riduzione delle emissioni e in un’ottimizzazione del servizio ai passeggeri.L’intermodalità è il futuro del trasporto (non solo aereo)I risultati impressionanti del trasporto aereo italiano non sono riconducibili unicamente a ciò che avviene in volo a bordo degli aeromobili, ma anche (e forse soprattutto) alla qualità delle infrastrutture di terra. Per questo un tema cruciale rimane quello dell’intermodalità infrastrutturale, necessaria per garantire l’integrazione tra il trasporto aereo e la mobilità a terra, un tempo visti come mondi inconciliabili. Come evidenziato da Vincenzo Nunziata, presidente di Aeroporti di Roma (Adr), con l’intermodalità “non c’è più lotta tra treno e aereo per sottrarsi i viaggiatori”, ma “un’opportunità che come tale deve essere presa”. Secondo il presidente di Adr, l’integrazione tra trasporto aereo e ferroviario sarà un’ulteriore strumento per rendere il viaggio sulle lunghe distanze sostenibile sotto il profilo ambientale e conveniente sotto quello economico, realizzando infrastrutture continuative e collegate direttamente tra di loro. L’idea, suggerisce Nunziata, è che il viaggio inizi con il check-in dei bagagli direttamente alla stazione ferroviaria e si concluda all’aeroporto di destinazione del viaggiatore, in un unico servizio interconnesso. L’intermodalità sarà inoltre centrale anche per ridurre lo stress su altri servizi e infrastrutture nazionali, specialmente in aree ad alta densità turistica. Come segnala Enrico Marchi, fondatore di Banca Finint e presidente di Save Aeroporti, “il sistema è teso come non mai” e avrà presto bisogno di un “tagliando” per salvaguardarne la crescita, nonché il milione di posti di lavoro che dipende dal sistema aeroportuale. Perché tali necessità siano pienamente comprese, Marchi evidenzia la necessità di puntare sul dialogo con le istituzioni, sia nazionali sia europee, per “rendere più comprensibile ai regolatori cosa fa il settore”.