A volte la percezione è davvero lontana dalla realtà, quando poi si parla di immigrazione la forza della propaganda della paura finisce per annebbiare perfino le menti più lucide. Prendiamo il caso dei minori stranieri non accompagnati (MSNA). Dei loro viaggi sappiamo parecchio, per fortuna c’è chi li racconta. Meno sappiamo delle loro storie in Italia, del loro percorso verso la maggiore età, dell’impatto con le istituzioni, insomma della loro accoglienza. Per questo sono particolarmente preziosi i dati dell’ultimo rapporto semestrale di approfondimento rilasciato dal Ministero del lavoro e delle Politiche sociali. Cominciamo dal “particolare”.Tra i MSNA ci sono anche gli ucraini: si tratta di minori emigrati diversi dagli altri. Tanti hanno con sé un genitore – quindi non figurano nei numeri perché non sono MSNA -, altri stanno con chi li ha accolti o ospitati. In questo caso hanno un tutore e sono classificati come MSNA. Il 96% dei minori ucraini è collocato presso soggetti privati, il 67% delle famiglie ospitanti sono parenti (in particolare nonni e zii) e per il restante 33% si tratta di altre famiglie ospitanti senza legami di parentela.Nel febbraio 2022, la Russia invade l’Ucraina, scoppia la guerra e cominciano da subito gli arrivi di MSNA anche in Italia. A luglio dello stesso anno sono già 7.000 circa. Già da agosto 2022, i nuovi ingressi di minori provenienti dall’Ucraina vanno riducendosi, 200 minori al mese. Meno di quanti fanno ritorno in patria o diventano maggiorenni. Così il 31 dicembre 2023 i MSNA ucraini presenti in Italia sono scesi a 4.131. Un anno dopo la presenza dei MSNA ucraini in Italia si è ancora assottigliata arrivando a 3.503 unità, pari al 18,8% del totale dei MSNA (18.625). La popolazione dei minori ucraini presenti in Italia si caratterizza per un marcato equilibrio di genere e un’età prevalente compresa tra i 7 e i 14 anni; appartiene a tale fascia di età oltre il 56% delle minori di origine ucraina (1770) e il 54,4% dei maschi (1733). L’età media più bassa e l’abitudine a studiare ne ha favorito l’inserimento scolastico – primarie e secondarie si sono spesso attrezzate per accoglierli garantendo loro la normale frequenza scolastica, fra le 30 e le 40 ore settimanali.Poi ci sono tutti gli altri MSNA. Il 31 dicembre 2024 erano 18.625 (avete letto bene! scommetto che pensavate che fossero almeno 10 volte tanto), così distribuiti: 12.780 (68,6%) arrivano dall’Africa, 1,407 (7,6%) dall’Asia, 4.385 dall’Europa dell’Est (Ucraini e Albanesi), 49 dalle Americhe. Per più della metà sono collocati in strutture nel Meridione, il 36% al Nord e il 13% nelle regioni del Centro. Sono 420 i MSNA extra-europei di genere femminile. Nel 2024 sono state 2030 le domande di protezione internazionale di MSNA che provengono da paesi “a rischio”, in guerra o afflitti da instabilità politica tale da mettere a repentaglio la loro vita. Al 35% dei richiedenti il permesso di soggiorno per asilo è stato rifiutato.Il 78% dei MSNA ha più di 16 anni, i maschi sono quasi il 90%, le femmine sono mediamente più giovani (fra i 7 e i 14 anni). Agli ultrasedicenni, in prevalenza poco o per niente scolarizzati, lo Stato italiano garantisce 8 ore di scuola alla settimana, prevalentemente per imparare la lingua, erogate nei CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti). Dato che l’offerta è insufficiente, nelle zone urbane fioriscono attività di volontariato, più o meno strutturate, per integrare la pratica e la conoscenza della lingua.Il boom degli ingressi di minori si è avuto nel 2023 (23.226, compresi i 7000 ucraini), nel 2024 sono calati drasticamente: 10.000 MSNA sbarcati in meno, 4.000 in meno quelli ritrovati sul territorio. Anche nell’anno appena finito, gli ingressi di MSNA da sbarchi sono circa 8.000, i rimanenti 6900 da porti, aeroporti e valichi. Nel 2024 sono quasi del tutto terminati gli arrivi di minori ucraini e sono iniziati i rientri in patria.Nel corso del 2024 sono usciti dal sistema di accoglienza 20.859 MSNA a fronte dei 14.900 circa arrivati. Per più del 62% dei casi l’uscita è dovuta il compimento della maggiore età, mentre il 35% è costituito dagli allontanamenti volontari: minori che scappano o che vanno all’estero per ritrovare conoscenti, amici e famigliari. Il rimanente 3% degli eventi di uscita è quasi tutto da accreditare al rientro in patria dei minori ucraini.La prima riflessione è come sia possibile che un paese di quasi 60 milioni di abitanti si spaventi di fronte alla necessità di provvedere a circa 20mila ragazzi (mille per regione, uno ogni 30mila Italiani) da controllare, aiutare, istruire e mettere all’onor del mondo. La seconda è cosa ne sarà degli/delle ucraini/e (quanti sono?) che, diventati maggiorenni, non sono rientrati nel loro paese e che stanno sparendo dai servizi del sistema di protezione nazionale.La sensazione è che i MSNA allo sbando servano a distogliere l’attenzione: come pensare (seriamente) che le donne corrano più rischi, quando il rosario è quello dei femminicidi quasi quotidiani? Gli anziani, perfino quando sono valenti imprenditori, non sono forse più minacciati dalle truffe telefoniche che dai piccoli reati a opera di giovani italiani e anche qualche giovane immigrato? Ecco, la propaganda efficace e martellante è riuscita a penetrare così profondamente nelle nostre teste da farci prendere lucciole per lanterne.L'articolo La propaganda spaventa 60 milioni di persone per l’accoglienza di 20mila minori stranieri proviene da Il Fatto Quotidiano.