Ucraina. L’Ungheria teme che l’Ue ostacoli i colloqui di pace USA-Russia

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di Giuseppe Gagliano –Nel quadro sempre più complesso della guerra in Ucraina, l’Ungheria ha sollevato nuove critiche nei confronti della strategia dell’Unione Europea, accusando Bruxelles di minare i potenziali negoziati tra Russia e Stati Uniti. A lanciare l’allarme è stato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, secondo cui la recente proposta dell’Ue di un nuovo pacchetto di aiuti militari tra i 20 e i 40 miliardi di euro per Kiev rischia di affossare le speranze di una soluzione diplomatica.Szijjarto ha espresso la ferma opposizione del governo ungherese a ulteriori finanziamenti per il conflitto: “Non supporteremo questo pacchetto”, ha dichiarato, aggiungendo che Budapest non intende votare a favore di iniziative che possano compromettere i negoziati tra Mosca e Washington. Per il ministro ungherese, l’Europa sta continuando a investire miliardi nella guerra proprio nel momento in cui si intravede una concreta possibilità di pace.Le dichiarazioni di Szijjarto si inseriscono in una linea politica ben precisa portata avanti dal governo ungherese. Il primo ministro Viktor Orban ha ribadito che l’Ucraina non entrerà nella Nato e rimarrà piuttosto una zona cuscinetto tra l’Alleanza Atlantica e la Russia.“Questa è la realtà, soprattutto dopo il ritorno al potere di Donald Trump”, ha affermato Orban, lasciando intendere che la nuova amministrazione statunitense non spingerà per un’integrazione rapida di Kiev nell’Alleanza Atlantica. Il leader ungherese ha sottolineato che il destino dell’Ucraina è cruciale per la sicurezza dell’Ungheria, ma ha anche lasciato intendere che la decisione finale sulla questione non sarà presa dagli europei, né tantomeno solo da loro.Le posizioni di Budapest hanno suscitato la reazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha accusato il governo ungherese di diffondere narrazioni filo-russe nell’orbita di Donald Trump. “So che alcune persone vicine al leader ungherese stanno intrattenendo contatti con esponenti dell’entourage di Trump, diffondendo disinformazione sulle origini della guerra”, ha dichiarato Zelensky.Secondo il presidente ucraino queste retoriche ricalcano la linea del Cremlino, che da tempo sostiene che l’espansione della Nato in Europa orientale sia stata la causa principale del conflitto. Kiev respinge categoricamente questa visione e ribadisce che l’adesione all’Alleanza Atlantica è l’unico strumento di difesa contro la minaccia russa.Anche dagli Stati Uniti arrivano segnali poco incoraggianti per chi sperava in un’accelerazione del processo di adesione ucraino alla Nato. Il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Mike Waltz, parlando a Fox News, ha chiarito che Washington non vede un’adesione dell’Ucraina all’alleanza come una possibilità concreta. “Se Kiev entrasse nella NATO, gli Stati Uniti sarebbero obbligati a inviare truppe sul campo”, ha spiegato Waltz, precisando che Washington continuerà a sostenere militarmente l’Ucraina, ma senza estendere le garanzie di sicurezza tipiche dell’alleanza.A fronte di queste dichiarazioni Zelensky ha riconosciuto che la Nato potrebbe non essere un’opzione percorribile per Kiev, e ha dunque ipotizzato la creazione di una “Nato ucraina”, ovvero di un sistema di difesa indipendente basato su produzione interna e finanziamenti diretti. “Se le porte della Nato sono chiuse, dovremo creare la nostra alleanza”, ha affermato il presidente ucraino.Mentre Budapest continua a opporsi agli aiuti europei per l’Ucraina, altri leader europei spingono per un impegno ancora più deciso. Il primo ministro ceco Petr Fiala ha proposto di destinare i fondi derivanti dagli asset russi congelati per incrementare il supporto a Kiev.Fiala ha anche sottolineato la necessità di allentare le regole fiscali europee per aumentare la spesa per la difesa, prevedendo un incremento delle spese militari fino al 3% del Pil della Repubblica Ceca nei prossimi anni.“Dobbiamo costruire un’Europa forte, in grado di dissuadere Mosca da ulteriori aggressioni”, ha dichiarato il premier ceco. Tra le ipotesi avanzate c’è anche l’utilizzo di 93 miliardi di euro dai fondi post-Covid per rafforzare le capacità difensive europee.Il dibattito tra i membri dell’Ue si fa quindi sempre più acceso: mentre alcuni Paesi, come l’Ungheria, spingono per una soluzione diplomatica senza ulteriori escalation, altri chiedono un impegno militare ancora più deciso per contrastare la Russia.L’Europa insomma è divisa su come gestire il conflitto, mentre gli Stati Uniti sembrano sempre più orientati a una soluzione pragmatica che possa chiudere rapidamente la questione. Nel frattempo Zelensky cerca alternative per garantire la sicurezza dell’Ucraina, consapevole che il futuro del suo Paese è tutt’altro che certo.