di Giuseppe Gagliano –Il governo del Regno Unito ha disposto la sospensione della maggior parte degli aiuti finanziari al Ruanda, fatto che segna un nuovo punto di tensione nei rapporti tra Londra e Kigali. Il provvedimento, annunciato il 25 febbraio dal Foreign Office, è una diretta conseguenza dell’avanzata del gruppo armato M23 nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), con il presunto supporto dell’esercito ruandese. L’offensiva ha portato alla caduta di Goma e Bukavu, due città strategiche dell’Est del Paese, aggravando una crisi umanitaria già drammatica.Il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha ribadito la condanna dell’intervento ruandese, definendolo una “violazione inaccettabile della sovranità congolese”, e ha chiesto il ritiro immediato delle truppe di Kigali dal territorio della RDC. Oltre alla sospensione degli aiuti economici, Londra ha imposto sanzioni diplomatiche, congelato l’addestramento militare con il Ruanda e avviato una revisione delle licenze di esportazione per le forze armate ruandesi. L’obiettivo, secondo il Foreign Office, è costringere Kigali a una soluzione politica, anziché militare, del conflitto.Questa decisione arriva in un contesto già teso: gli Stati Uniti il 20 febbraio hanno imposto sanzioni al ministro ruandese per l’Integrazione regionale, James Kabarebe, ritenuto uno degli artefici del sostegno a M23. Anche l’Unione Europea ha annunciato una revisione degli accordi con il Ruanda in materia di esportazione di minerali strategici, in risposta ai presunti legami tra Kigali e i ribelli.La replica del governo ruandese non si è fatta attendere. Kigali ha definito la decisione britannica “deplorevole” e ha accusato il Regno Unito di aver “scelto una parte” nel conflitto. Secondo il ministero degli Esteri ruandese, il provvedimento non solo non favorirà la pace, ma potrebbe persino incoraggiare Kinshasa a rifiutare ogni negoziato con M23, aggravando la crisi.Nonostante le smentite ufficiali, diversi rapporti delle Nazioni Unite indicano che il Ruanda avrebbe schierato tra i 3mila e i 4mila soldati a sostegno di M23, fornendo anche supporto logistico e missilistico. A complicare il quadro geopolitico, Kigali ha sempre giustificato la sua presenza nell’est della RD Congo come una necessità di autodifesa contro gruppi armati ostili, sostenuti a sua volta dall’esercito congolese.Intanto il conflitto ha già prodotto conseguenze devastanti: secondo le stime ONU, oltre 500mila persone sono state sfollate da gennaio a oggi, mentre il numero di vittime cresce di giorno in giorno. Per affrontare la crisi umanitaria, Londra ha annunciato lo sblocco di 14,6 milioni di sterline in aiuti destinati alla popolazione congolese.Quello che si sta delineando è un ulteriore deterioramento dei rapporti internazionali tra Ruanda e Occidente, con Londra e Washington sempre più schierate contro Kigali. Tuttavia, la sospensione degli aiuti rischia di avere effetti controproducenti, aumentando il senso di isolamento del Ruanda e rendendo ancora più difficile il ritorno al tavolo dei negoziati.Il destino dell’est della RD Congo appare dunque più incerto che mai. Se da un lato la pressione diplomatica potrebbe spingere Kigali a riconsiderare il proprio coinvolgimento, dall’altro il rischio di una nuova escalation militare è tutt’altro che scongiurato. La comunità internazionale dovrà ora decidere se rafforzare ulteriormente le sanzioni o tentare di mediare un accordo, evitando che la crisi si trasformi in un conflitto regionale incontrollabile.