Morto Clint Hill, l’agente che tentò di salvare Jfk dall’assassinio a Dallas. Diceva: “Vivrò con questo pensiero fino alla fine”

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“Se avessi reagito un po’ più velocemente, forse avrei potuto… Vivrò con questo pensiero fino alla morte“. Parlava così in un’intervista alla Cbs, nel 1975. In lacrime, tormentato dal rimpianto di non avere fatto abbastanza per impedire la morte di John F. Kennedy quando fu ucciso a Dallas il 22 novembre del 1963. Clint Hill, l’agente del Secret Service che viaggiava sulla sua limousine e che nelle storiche immagini dell’assassinio si fionda sul retro dell’auto nel tentativo vano di proteggere il presidente, è morto a 93 anni nella sua casa di Belvedere, in California. Non si riprese mai dall’attentato e per decenni continuò ad addossarsi la colpa, tanto che fu costretto a ritirarsi dal Secret Service all’età di 43 anni su sollecitazione dei suoi medici a causa di quella che definì una profonda depressione e dovuta ai ricordi ricorrenti di quel giorno in Texas. Sebbene pochi possano riconoscere il suo nome, le immagini di Hill, catturate all’epoca nel filmato amatoriale dell’assassinio da Abraham Zapruder, sono rimaste nella memoria di milioni di persone. Hill ricevette una decorazione del Secret Service e venne promosso per le sue azioni quel giorno, ma per decenni si è incolpato della morte di Kennedy, dicendo che non aveva reagito abbastanza rapidamente e che avrebbe volentieri dato la sua vita per salvare quella del presidente. È stato solo negli ultimi anni che Hill disse di essere stato in grado di iniziare finalmente a mettersi l’assassinio alle spalle e accettare quanto era accaduto.L’omicidio di Jfk – Il giorno dell’assassinio, Hill era stato incaricato di proteggere la first lady Jacqueline Kennedy e si trovava sul predellino sinistro dell’auto di supporto, proprio dietro la limousine presidenziale, mentre attraversava Dealey Plaza. Hill raccontò alla Commissione Warren di aver reagito dopo aver sentito uno sparo e aver visto il presidente accasciarsi sul sedile. Il presidente fu colpito mortalmente alla testa prima che Hill riuscisse a raggiungere la limousine. Il filmato di Zapruder immortalò Hill mentre saltava fuori dall’auto del Secret Service, afferrava una maniglia del bagagliaio della limousine e vi si issava mentre l’autista accelerava. Hill divenne in seguito l’agente responsabile della scorta di protezione della Casa Bianca e alla fine uno dei vicedirettori del Secret Service. Il thriller del 1993 di Clint Eastwood “Nel centro del mirino“, che racconta la storia di un ex agente del Secret Service segnato dall’assassinio di Jfk, fu in parte ispirato dalla vicenda di Hill.La desecretazione dei documenti voluta da Trump – Nel corso dei decenni, le teorie del complotto sulla morte di Jfk si sono moltiplicate: dalla pista sovietica fino al coinvolgimento della mafia e al ruolo della Cia, di cui peraltro Kennedy Jr, designato segretario alla Sanità dal nuovo presidente, si è detto in passato convinto, ritenendo che sia stata cruciale anche nell’assassinio di suo padre Robert. Il 23 gennaio Donald Trump – che aveva promesso la declassificazione già nel primo mandato – ha firmato l’ordine esecutivo per ottenere la pubblicazione dei dossier sugli omicidi dei due fratelli e del leader dei diritti civili Martin Luther King. I tre assassinii nell’arco di quattro anni stravolsero la storia degli Usa. Come accade spesso nei decreti esecutivi, però, i particolari sull’attuazione sono nebulosi. L’ordine dà mandato al direttore dell’intelligence nazionale e all’attorney general di mettere a punto entro 15 giorni un piano per declassificare i documenti su Jfk ed entro 45 giorni quelli relativi agli assassini di Mlk e Rfk. Non è chiaro però quando e quanti dossier diventeranno di pubblico dominio e se quelli ancora in mano alle agenzie di intelligence e alla famiglia Kennedy rientreranno nell’ordine di declassificazione. Solo poche migliaia dei milioni di documenti governativi relativi a Jfk sono ancora segreti e gli addetti ai lavori non si aspettano rivelazioni sconvolgenti anche se, secondo lo storico dell’Università della Virginia, Larry Sabato, “c’è sempre la possibilità qualcosa sia sfuggito e che diventi la punta di un iceberg”. Intanto l’11 febbraio 2025 l’Fbi ha dichiarato di avere scoperto 2.400 nuovi documenti legati all’assassinio di Jfk.Le amministrazioni e i complotti – Nel corso del primo mandato, Trump non era andato a fondo sulla desecretazione su pressione delle agenzie di intelligence che avevano invocato motivi di sicurezza nazionale. Nel 2023, l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden aveva reso noto che l’Archivio Nazionale aveva terminato la revisione delle informazioni classificate sulla morte di Kennedy, rendendo pubblici più del 99% dei documenti. Alla pari di Trump, che alla sua prima campagna presidenziale accusò il padre del rivale Ted Cruz di essere complice di Lee Harvey Oswald, Rfk Jr è amico di molte teorie complottiste, tra cui quella che Shiran Shiran, l’uomo condannato per l’assassinio di suo padre, non sia il vero killer. Convinto che, “a questo punto, è oltre ogni ragionevole dubbio” che “la Cia sia stata coinvolta nell’assassinio di Jfk”, Kennedy ha applaudito alla decisione, “grato” a Trump perché “ci vuole più trasparenza nel nostro governo, e lui sta mantenendo la promessa fatta di far dire al governo la verità su tutto”. Le posizioni di Kennedy Jr sono tornate ad aprire un’altra faglia nel clan di Camelot che si era già profondamente distanziato quando il terzogenito degli 11 figli di Robert e Ethel aveva imboccato la via dei Maga. Si è fatto portavoce del dissenso Jack Schlossberg, il figlio di Caroline Kennedy, definendo l’ordine di Trump un espediente politico di facciata: “La verità è molto più triste del mito, una tragedia che non doveva accadere, non la parte di un grande piano inevitabile. La declassificazione sta trasformando Jfk in un espediente politico di facciata, mentre lui non è qui per difendersi. In questo non c’è nulla di eroico”.L'articolo Morto Clint Hill, l’agente che tentò di salvare Jfk dall’assassinio a Dallas. Diceva: “Vivrò con questo pensiero fino alla fine” proviene da Il Fatto Quotidiano.