Fine vita, il ministro Schillaci frena le Regioni: “No alle fughe in avanti”. E rilancia sulla legge: “Tempi maturi”

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Dopo il passo avanti della Toscana sul fine vita, il governo cerca di correre ai ripari ed evitare cambiamenti non condivisi dalla maggioranza. A dirlo chiaramente è stato il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo a SkyTg24: “È importante trovare una sintesi”, ha detto, “non si possono lasciare le singole Regioni a fare fughe in avanti. Si tratta di un argomento complesso, ma al di là delle diverse sensibilità politiche credo sia importante trovare una sintesi, i tempi sono giusti e maturi per una legge buona per tutti“. La Toscana però, si è limitata a stabilire tempi certi e modalità di accesso all’aiuto alla morte volontaria, come già autorizzato dalla Consulta.Così, quella che può sembrare un’apertura del ministro e del governo, rischia di essere solo un tentativo di riprendere il controllo della materia e di intervenire in chiave restrittiva. “Il ministro si sbaglia”, è stata la reazione di Filomona Gallo e Marco Cappato, esponenti dell’Associazione Coscioni e impegnati in prima linea per la difesa dei diritti per il fine vita. “La legge “Liberi subito” approvata dal Consiglio regionale della Toscana e da noi proposta a tutte le Regioni italiane non è certo una “fuga in avanti”. Approvando la legge, continuano, “le Regioni infatti non fanno altro che applicare la Costituzione, in ottemperanza di sentenze della Corte costituzionale che abbiamo ottenuto grazie alle azioni di disobbedienza civile e all’attivazione degli strumenti di iniziativa popolare (la 242 del 2019 e la 135 del 2024). Non è la Toscana a essere fuggita in avanti, è il governo a essere rimasto indietro a sei anni fa, quando l’aiuto medico alla morte volontaria non era ancora legale in Italia”. E concludono: “Il ministro Schillaci avrebbe già i poteri necessari per impedire che in molte Regioni italiane il Servizio sanitario nazionale di fatto boicotti l’applicazione delle sentenze della Consulta, costringendo ad attese di mesi, e persino di anni, le persone che chiedono di essere aiutate a morire senza soffrire. Appena la legge toscana sarà in vigore, quella Regione sarà la prima a dotarsi di procedure e tempi certi per rispettare i diritti di chi soffre”.Con la sentenza del 2019 sul caso Cappato\Antonioni, è stato ritenuto “non punibile” chi agevola “l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. La Corte costituzionale inoltre, ha più volte sollecitato le Camere a stabilire tempi e modalità di accesso all’aiuto al suicidio. Ma questo non è mai avvenuto. L’Associazione Coscioni, impegnata in prima linea nella battaglia per il fine vita, ha deciso di portare sui tavoli dei consigli regionali leggi di iniziativa popolare che possano colmare il vuoto normativo. Se da una parte il Parlamento insiste nella sua inerzia, dall’altra la preoccupazione dell’Associazione Coscioni è che la maggioranza di centrodestra possa proporre e approvare proposte peggiorative.L'articolo Fine vita, il ministro Schillaci frena le Regioni: “No alle fughe in avanti”. E rilancia sulla legge: “Tempi maturi” proviene da Il Fatto Quotidiano.