August Stramm, poesia come guerra (Traduzione di Stefanie Golisch)

Wait 5 sec.

Quando, nell’estate del 1914, scoppia la Prima guerra mondiale, August Stramm (1874-1915) è un uomo di quarant’anni. Gli rimangono esattamente tredici mesi di vita prima di cadere sul fronte russo, l’ultimo del battaglione da lui comandato. È proprio in quell’ultimo anno di vita che egli compone due volumi di poesia – uno dedicato all’amore, l’altro alla guerra – che segnano una rottura definitiva con ciò che all’epoca si considerava poetico: i buoni sentimenti, le belle parole, le sagge conclusioni.Come se intuisse di non aver molto tempo a disposizione, Stramm percorre la via della modernità con passo accelerato, distruggendo in un brevissimo arco di tempo non solo la sintassi, ma perfino le parole, estraniandole, spezzandole e ricomponendole per dare voce all’orrore della guerra. Il suo sguardo spietato e spaventato si fa poesia scarna e ostile. Poesia minima o addirittura appendice di poesia in un mondo capovolto, nella cui luce i bei versi del passato sembrano uno scherno.Così come la guerra distrugge la vita, Stramm distrugge la poesia. Non per il gusto di distruggere, ma per renderla vera. Al mondo in frantumi egli risponde con la frantumazione della lingua. L’umanità che muore sui campi di battaglia e nelle trincee non fa rima e siccome è impossibile descrivere la guerra, è la poesia stessa che deve farsi guerra.S. G.AngststurmGrausenIch und Ich und Ich und IchGrausen Brausen Rauschen BrausenTräumen Splittern Branden BlendenSterneblenden Brausen GrausenRauschenGrausenIch.*Tempesta di pauraTerroreIo e Io e Io e IoTerrore fragore brusio fragoreSognare frantumare scrosciare abbagliareAbbaglio di stelle brusio terroreBrusioTerroreIo.***VernichtungDie Himmel wehenBlut marschiertMarschiertAufTausend Füßen.Die Himmel wehenBlut zerstürmtZerstürmtAufTausend Schneiden.Die Himmel wehenBlut zerrinntZerrinntInTausend Fäden.Die Himmel wehenBlut zersiegtZersiegtInTausend Scharten.Die Himmel wehenBlut zerschläftZerschläftZuTausend Toden.Die Himmel wehenTod zerwebtZerwebtZuTausend Füßen.*AnnientamentoI cieli soffianoSangue marciaMarciaConMille piedi.I cieli soffianoSangue all’assaltoAll’assaltoSuMille lame.I cieli soffianoSangue si disperdeSi disperdeInMille sprazziI cieli soffianoSangue si disperaSi disperaInMille ferite.I cieli soffianoSangue dormeDormeInMille morti.I cieli soffianoMorte si scomponeSi scomponeAiMille piedi.***KampfflurGlotzenschrecke Augen brocken wühles FeldAuf und niederNieder aufBrandetSonneSteinet SonneUndVerbrandet.*Zona di battagliaOcchi spalancati scavano campi agitatiSu e giùGiù suBruciaIl solePietra soleEMuore bruciato.***FrostfeuerDie Zehen sterbenAtem schmilzt zu BleiIn den Fingern sielen heiße Nadeln.Der Rücken schnecktDie Ohren summen TeeDas FeuerKlotztUndHoch vom HimmelSchlürftDein kochig HerzVerschrumpligKnistrigWohligSieden Schlaf.*Fuoco di geloGli alluci muoionoRespiro si fa piomboLe dita trafitte da aghi roventiLa schiena si curvaLe orecchie ronzanoIl fuocoSgobbaEDall’alto del cieloSorseggiaIl tuo cuore scarnoSgualcitoScricchiolandoIl sonno beatoScottante.***TriebkriegAugen blitzenDein Blick knallt aufHeißLäuft das Bluten über michUndTränketRinnen See.Du blitzst und blitzest.LebenskräfteLodernModer wahnet umUndSticktUndStickt.*Istinto di guerraOcchi fulminanoIl tuo sguardo scoppiaCaldoCola il sangue su di meAbbeverandoIl flussoDell’acquaTu fulmini, fulmini.Forze di vitaAvvampanoMarciume intornoEOraEOra.***GranatfeuerDer Himmel wirft WolkenUnd knattert zu RauchSpitzen blitzenFüsse wippen stiebig KieselAugen kichern in die WirreUndZergehren.*Fuoco di granataIl cielo lancia nuvoleE scoppia in fumoCime lampeggianoPiedi sparpagliano ghiaiaOcchi irridonoLacerandosiNello sfracello.***AngriffTücherWinkenFlatternKnattern.Winde klatschen.Dein Lachen weht.Greifen FassenBalgen ZwingenKußUmfangenSinkenNichts.*AssaltoDrappiSalutanoSvolazzanoScoppiettano.Venti scroscianoLe tue risa tremolano.Prendere afferrareLottare forzareBaciAbbracciAffondareNel nulla.L'articolo August Stramm, poesia come guerra (Traduzione di Stefanie Golisch) proviene da Il Fatto Quotidiano.