“Sono la figlia di Stefano D’Orazio, lo ha riconosciuto un tribunale. Ho deciso di parlare perché a tutto c’è un limite”: il lungo post di Francesca Michelon (e il testamento del musicista annullato)

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Dopo un lunghissimo silenzio, Francesca Michelon ha deciso di parlare. E lo fa a due mesi dalla sentenza del tribunale di Roma che ha riconosciuto che Stefano D’Orazio, è suo padre. “Un chiarimento dopo tanti anni di sussurri e congetture”, lo definisce la quarantenne, che nel 2006 ha scoperto di essere la figlia mai riconosciuta dal batterista dei Pooh, nata da una relazione con Oriana Bolletta, a sua volta sposata con Diego Michelon. “Non ho mai esternato nulla, perché mi sono sempre detta che, alla fine, sono questioni molto personali e so di non dover spiegazioni a nessuno. Di natura sono una persona estremamente riservata e, nonostante le tante provocazioni, sia pubbliche che private, come post di persone a me completamente estranee che si sono permesse di giudicarmi, o peggio ancora offendermi pesantemente non conoscendo nulla di me o di questa storia, ho sempre taciuto, cercando di farmi scivolare addosso tutto e di continuare la mia vita, tenendomi dentro ciò che scaturiva da questi accadimenti. Ma a tutto c’è un limite”, scrive la donna in un lunghissimo post su Facebook nel quale per la prima volta rivela dettagli inediti sul percorso che l’ha portata ad intraprendere una lunga battaglia legale. In primo grado i giudici hanno stabilito attraverso il dna che D’Orazio è suo padre e dunque hanno annullato il testamento del musicista che vedeva come unica erede la moglie di D’Orazio, Tiziana Giardoni, la quale dovrà dividere a metà con lei l’eredità.Comincia dall’inizio, dal 2006, quando aveva 21 anni, il racconto di Francesca Michelon quando, per puro caso, scopre che “il mio padre biologico non era la meravigliosa persona che mi aveva cresciuta, ma il batterista di una nota band”. Una scoperta che definisce “uno shock molto profondo” che apre dentro la ragazza un vero e proprio baratro. Poi rivela che D’Orazio, appena scoperto che lei sapeva, ha voluto conoscerla. “Ci siamo quindi incontrati per la prima volta, e lui sin da subito aveva assunto un atteggiamento decisamente goliardico con me, la primissima frase che mi aveva detto la ricordo ancora molto bene: ‘Ringrazia tua madre se sei viva, io le avevo proposto una crociera per liberarsi di te, menomale che non ha accettato!!!’. Per me si trattava di un’uscita divertente fatta per sdrammatizzare”. Il primo incontro si conclude tra i sorrisi e la promessa di volersi conoscere meglio, senza alcun rancore o imbarazzo. “Nei successivi 11 mesi ci siamo visti in realtà poche volte, e per pochissime ore alla volta. Io gli facevo molte domande relative ai suoi genitori e a tutto quel ramo che geneticamente mi apparteneva ma di cui non sapevo nulla. Mi diceva che gli ricordavo molto sua madre. È capitato che, guardandomi con occhi lucidi, mi dicesse che avevo il suo stesso sorriso, e questa cosa mi aveva sempre colpita molto”.La Michelon precisa poi che “in tutte le occasioni in cui ci siamo visti io avevo sempre specificato che non volevo nulla da lui”, che è capitato che D’Orazio le comprasse un computer e non per sua richiesta. Dopo undici mesi, però, la loro frequentazione si interrompe. “L’ultima nostra telefonata risaliva ad agosto 2007”, poi nulla. “La legge di allora (come ho scoperto molto più in la negli anni) dava il diritto ad un figlio biologico di promuovere azioni legali per il riconoscimento, entro il primo anno dalla scoperta della verità”, aggiunge. Poi, fino alla fine del 2010, non si sono più sentiti, “non mi ha mai più risposto, neppure al telefono”. In quei tre anni di silenzio, accade quella che Francesca Michelon definisce “una cosa molto grave”: “Per qualche motivo a me davvero sconosciuto aveva improvvisamente iniziato ad andare in TV e giornali, lamentando che tra i suoi più grandi rammarichi nella vita c’era proprio quello di non aver avuto figli. Quelle sue dichiarazioni erano come pugnalate”. La madre riesce a parlare a D’Orazio di persona, di sfuggita dopo un concerto, e gli chiede perché dice quelle cose in tv sapendo che c’era lei dall’altra parte dello schermo ad ascoltare. Il passo successivo? La ragazza gli fa recapitare una lettera scritta da un avvocato: “Dopo tre anni di umiliazioni ero giunta alla conclusione che non fosse giusto, che non mi ero meritata niente di tutto quello che era successo e quindi, avevo provato ad attirare la sua attenzione in quel modo”. Nulla cambia e così decide di intraprendere un’azione legale: “Non per soldi, non per fama o altro, perché avrei avuto davvero tante occasioni per approfittare della situazione, e in dieci anni non ho mai fatto nulla al riguardo, ma perché, crescendo, ho compreso che un figlio non si rifiuta così, e che il segno che lascia un atteggiamento simile può essere indelebile”.La Michelon rivela che i processi sono stati lunghi e dolorosi – “lui ha sempre fatto di tutto per rallentare o bloccare le cose” -, che ha subito anche un processo penale, per falso ideologico, e che negli anni si è sentita dire di tutto da “millantatrice” a “cacciatrice di fama”. “Mi sono sentita dare della parassita, qualcuno ha addirittura scritto che avrei passato la vita dentro e fuori i tribunali vivendo in funzione di un tornaconto economico e nient’altro. Grazie al cielo non è così. Ho una bella vita e un lavoro che amo. Ma è anche vero che ho subito un danno esistenziale su cui nessuno dovrebbe sindacare. Ma mi rendo conto che chi non ci è passato non può capire”. E ancora: “Ribadisco che avrei potuto approfittare di questa mia vicenda. Ma non l’ho mai fatto. Avrei potuto approfittarne ed arricchirmi di conseguenza, ma non ho mai ceduto all’aspetto mediatico di tutta questa storia, andando avanti con il mio percorso. Nel frattempo, purtroppo lui è venuto a mancare, e per questo motivo scrivere queste parole adesso per me è ancora più complicato. Non sapevo stesse male e la sua scomparsa mi ha davvero sorpresa e spiazzata. Non saprò mai perché si è comportato così, quali fossero le sue motivazioni. Il senso di irrisolutezza non si colmerà mai. Le cose non si sistemeranno mai”.Il lungo sfogo si chiude parlando della moglie di D’Orazio, che non cita mai per nome. “Il processo è così ricominciato dopo la sua scomparsa. La persona che oggi è contro di me è subentrata in una vicenda nata molto prima del suo arrivo nella sua vita, e che, quindi, non parla per esperienze dirette ma per sentito dire”, scrive parlando di “una guerra contro di me che va ben oltre ogni immaginabile previsione, in cui, tra le altre cose, sono stata accusata di aver provocato la sua morte”. Ora dovrà affrontare un appello promosso contro di lei, nel quale non entra nel merito: “Dico solo che la versione fornita va ad invertire totalmente le parti, al contrario di quanto è stato detto negli ultimi dieci anni. Questo è uno schiaffo morale alla mia storia esistenziale lunga 20 anni. Quanto ancora devo sopportare? Quanto ancora posso stare zitta? Io non sono solita esporre i miei fatti personali, non l’ho mai fatto e avrei preferito continuare, ma non posso davvero accettare che vengano ribaltate le carte in questo modo. È troppo doloroso. E io non ce la faccio più”.L'articolo “Sono la figlia di Stefano D’Orazio, lo ha riconosciuto un tribunale. Ho deciso di parlare perché a tutto c’è un limite”: il lungo post di Francesca Michelon (e il testamento del musicista annullato) proviene da Il Fatto Quotidiano.