di Yari Lepre Marrani –Raccontare i fatti del mondo significa, talvolta se non sempre, non limitarsi ad essere spettatori, passivi riportatori di notizie; certi fatti geopolitici e militari costituiscono eventi di tale gravità umanitaria e di violazione del diritto internazionale da spingere il narratore di notizie a dover interpretare tali fatti, impossibilitato a rimanere freddo, gelido e imparziale di fronte a quanto sta narrando. Se non lo fa o si trincera dietro l’imperturbabile dovere di cronaca, rischia di passare per vigliacco.Narrare quanto sta avvenendo in questi mesi tra Israele e Palestina è uno di quei fatti che scuotono la coscienza per chi la coscienza ce l’ha. Non basta guardare un solo lato della medaglia, ovvero l’altra grande carneficina in atto da più di tre anni nell’est europeo, cioè la guerra russo ucraina, per sgravarsi il cuore da una riflessione sui crimini in atto nella lotta di Israele contro Hamas, dopo il ben noto attacco di Hamas contro il territorio israeliano del 7 ottobre 2023, il più grande attacco in territorio israeliano dalla guerra del 1948, avendo cagionato la morte di più di 1200 persone e la cattura di altre 250.Nessuno dovrebbe negare che Hamas non è un’organizzazione politica e militare palestinese lecita ma una vera organizzazione terroristica islamista e fondamentalista, con un carattere ben delineato corredato da fondamentalismo estremistico, terroristico e fortemente antisemita, ed uno scopo altrettanto ben chiaro: la distruzione dello Stato di Israele e degli ebrei. Decine di paesi tra cui Israele, Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito hanno designato Hamas come organizzazione terroristica, anche se alcuni applicano questa definizione solo alla sua ala militare. Un’organizzazione terroristica va combattuta con tutta la forza politica e militare di cui si dispone, ma quando la reazione diventa enormemente sproporzionata alla provocazione, si rischia di mettersi sullo stesso identico piano del primo carnefice, divenendo agli occhi del mondo, più crudele e spietato di esso: così avvengono alcuni tra i più grandi errori della Storia.Dal 7 ottobre 2023 Israele, nella reazione legittima alla provocazione da parte di coloro che vogliono la sua distruzione, ha infranto ogni limite, trasformando la reazione in degenerazione sino all’accusa assai verosimile di genocidio contro la popolazione palestinese a Gaza.Le risultanze di accurate indagini promosse da Amnesty International hanno rinvenuto sufficienti elementi che la conducono a conclusioni già visibilmente e palesemente sentite a livello emotivo dalla popolazione mondiale: gli elementi raccolti da Amnesty International hanno rivenuto elementi tali da portarla alla conclusione che Israele ha commesso e sta continuando a commettere atti di genocidio nei confronti della popolazione palestinese nelle Striscia di Gaza occupata.Scopo di Amnesty International, organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani, è quello di promuovere, in maniera indipendente e neutrale, il rispetto dei diritti umani sanciti nella “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”(1948) ma anche quello di prevenirne eventuali violazioni. Chi parla di genocidio non è, quindi, il primo pazzo antisemita qualsiasi che usa la reazione di Israele all’attacco del 7 ottobre per giustificare un bagno di sangue che non deve avere giustificazioni. Il rapporto accurato di Amnesty International mostra che Israele ha compiuto e sta compiendo atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. La definizione di genocidio secondo la Convenzione sul genocidio adottata il 9 Dicembre 1948 stabilisce che il genocidio è “uno qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale”.Detto in termini meno formali e più elementari e per evitare di elencare dettagliatamente tali atti, il genocidio riduce un popolo alla condizione di un insieme di persone ridotte a vivere da subumani. Ed è quello che sta accadendo alla popolazione palestinese di Gaza in queste settimane così che la profezia o corollario precedentemente espresso trova la sua tragica attuazione: Israele, nella reazione violentissima e inumana all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ha superato il primo carnefice, rendendosi indirettamente complice di esso nella commissione di crimini contro l’umanità, così che la sproporzione tra provocazione(Hamas) e reazione(Stato di Israele) ha reso quest’ultima artefice di un ribaltamento di ruoli che si poteva evitare. Il provocatore sta diventando vittima e il provocato mostro. Come quando un uomo ti brucia un locale della tua casa cagionando la morte di un tuo caro e tu, per reazione, non solo uccidi lui ma tutta la sua famiglia e non ti fermi ma arrivi a sterminare tutte le famiglie del palazzo dove vive l’uomo che ti ha bruciato il locale, sino a portarti a incendiare e distruggere l’intero palazzo del tuo nemico.Non solo il sonno della ragione ma anche la sproporzione nella reazione genera mostri e Israele lo sta dimostrando. I livelli di morte e distruzione a Gaza parlano da soli: l’assalto di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza ha ucciso decine e decine di migliaia di persone, annientato intere famiglie, raso al suolo quartieri residenziali, distrutto infrastrutture critiche e sfollato forzatamente 1,9 milioni di palestinesi, oltre il 90 per cento della popolazione della Striscia di Gaza. Una catastrofe umanitaria senza precedenti.Un’altra fonte altamente credibile nella bontà delle sue ricerche è la voce di Emergency che, a riguardo, riporta cifre spaventose: secondo un report di OCHA(aggiornato a inizio aprile 2025), da ottobre 2023 sono quasi sessantamila i morti, oltre centoquindicimila i feriti, più di due milioni gli sfollati. La popolazione della Striscia di Gaza è diventata una popolazione di subumani cui non resta nemmeno più la speranza.Guardare e non agire è da vigliacchi ma guardare e non giudicare i fatti per come essi stessi sono è peggio: è da bastardi. Oggi il cuore del mondo non è solo nell’est europeo ma pulsa più fortemente nella tragicamente martoriata Striscia di Gaza.Le ultime ore poi hanno visto un vergognoso voltafaccia da parte degli USA che spegne ancor di più la fiammella della speranza per i gazawi (i nativi di Gaza): gli Stati Uniti, uno dei cinque membri permanenti dell’ONU con potere di veto, hanno votato contro la risoluzione Onu che chiedeva l’immediato cessate il fuoco a Gaza. Quattordici, invece, i voti a favore. Zero gli astenuti. La risoluzione è conseguentemente stata bocciata. La bozza di risoluzione proposta il 4 giugno dal Consiglio di sicurezza ONU prevedeva non solo il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza occupata ma, anche, il ritorno in libertà degli ostaggi e la “immediata e incondizionata fine di tutte le limitazioni all’ingresso degli aiuti umanitari”.La vergogna si somma a vergogna. E i nuovi carnefici proseguono la loro carneficina.