Ultime ore di campagna in vista dei referendum dell’8 e 9 giugno. Partiti e comitati promotori dei quesiti sono al rush finale, prima che cali il silenzio elettorale. L’obiettivo è tenere alta l’attenzione sull’appuntamento e spingere la partecipazione fino al gong. I leader, in primis, moltiplicano gli appelli al voto. La leader del Pd Elly Schlein si lancia all’attacco della presidente del Consiglio, che spiega perché si recherà alle urne ma non ritirerà le schede. “Giorgia Meloni – incalza la segretaria del Pd – abbia il coraggio di dire che è contraria ai referendum sul lavoro. L’ho sentita arrampicarsi sugli specchi, dire che sono tutte questioni di rese dei conti della sinistra. Niente di più falso. Se è così contraria perché non va a votare no? Perché vuole affossare questi referendum”. Quindi, la bordata della leader del Pd: “È grave e vergognoso che Giorgia Meloni inviti all’astensione, vuol dire che ha paura del voto degli italiani”. Schlein assicura che “siamo impegnati per raggiungere il quorum, che rende effettivo il risultato del referendum”, spiega la segretaria Pd a chi chiede se una cifra di circa 12 milioni di votanti possa già considerarsi un risultato soddisfacente. Si ragiona su questo numero perché fu proprio quella la base di consenso che tre anni fa portò la leader di FdI a Palazzo Chigi. Boccia (Pd): “Se andranno a votare in 12 milioni, sfratto al governo”La leader Pd continua a ripetere che l’obiettivo principe resta il quorum. Ma c’è chi, tra le fila delle opposizioni, usa questa asticella per alzare la tensione e mettere il fiato sul collo al governo. Il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia lo dice chiaramente: “Se andasse a votare tanta più gente di quella che ha sostenuto il centrodestra, saremmo di fronte a un avviso di sfratto per il governo“. “Meloni – insiste il capogruppo Pd – ha preso alle elezioni 12 milioni e 300 mila voti, se al referendum andassero a votare 12 milioni e 400 persone significherebbe che un pezzo di Paese sul lavoro e sulla cittadinanza le sta dicendo ‘non ci piace come stai governando e su questo hai il dovere di cambiare tutto'”. Nessuno, per ora, evoca le dimissioni del governo. Ma le opposizioni sperano che dalle urne arrivi comunque un segnale chiaro all’esecutivo. Il raggiungimento del quorum, con un’asticella fissata a 25,7 milioni di votanti, rimane comunque uno scoglio difficile da superare. Anche se da più parti si ripete il mantra: “Non è impossibile“. E il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni suona la carica: “Sono convinto che ci sarà una grande risposta di partecipazione anche perché si sente che è cambiato il clima. L’obiettivo del quorum è alla portata e bisogna fare di tutto per i cinque sì”. Anche la segretaria dem ha schierato il Pd per i 5 sì. Nonostante i distinguo interni, sottolineati anche dall’ex premier Paolo Gentiloni, che afferma: “Sul Jobs Act per coerenza voterò certamente no, è un referendum che sembra una resa dei conti nel nostro album di famiglia“. Ma Schlein tira dritto e ribadisce: “Il referendum è un’occasione per riparare ad alcuni errori del centrosinistra del passato, per contrastare la precarietà e aumentare la sicurezza sul lavoro, e migliorare la legge sulla cittadinanza”. Sui referendum sul lavoro sale il pressing anche del presidente del M5S Giuseppe Conte, che invece ha lasciato libertà di scelta per il quesito sulla cittadinanza. Parlando di lavoro, il leader pentastellato evidenzia come “questa sia la priorità dei quattro referendum essenziali: dalla sicurezza, ai licenziamenti illegittimi, al precariato“. “È una condizione a cui ci dobbiamo ribellare, bisogna assolutamente andare a votare”, ribadisce Conte. Che attacca: “il governo ha scelto deliberatamente di sabotare i referendum, Meloni e i suoi hanno paura”.Maggioranza avanti sulla linea dell’astensionePd, M5S e Avs continuano a scagliarsi contro maggioranza e governo, che invece vanno avanti sulla linea dell’astensione. Sul punto torna anche la premier Meloni, che motiva la sua scelta: andrà al seggio “per rispetto”, ma non voterà perché non condivide i quesiti referendari. E difende le ragioni della sua astensione, sottolineando come anche partiti di sinistra in passato si siano espressi per il non voto. Alla lista dei ministri che non andranno a votare, si aggiunge anche Gilberto Pichetto. E Augusta Montaruli di FdI non usa mezzi termini: “Invito i cittadini a non ritirare la scheda“. Netto anche il vicesegretario della Lega Roberto Vannacci. “Farò tutto il possibile per far fallire questo referendum e quindi non andrò a votare, e lo dico a voce alta”, incalza l’ex generale. Mentre il leader leghista Matteo Salvini attacca la Cgil: “Fa un’opposizione partitica, pregiudiziale, ideologica e io penso che raccoglierà domenica e lunedì il frutto del suo pregiudizio ai referendum”. Intanto, dallo schieramento opposto, arriva l’ultimo appello del comitato promotore del quesito sulla cittadinanza: un invito corale al voto sulle note della canzone ‘A bocca chiusa’ di Daniele Silvestri. “Sì, siamo tutte e tutti figli d’Italia”, recita lo slogan. E sulla cittadinanza interviene anche lo Svimez. “I beneficiari del quesito sulla cittadinanza rappresenterebbero il punto di partenza simbolico per avviare un percorso coerente e duraturo di rafforzamento del fondamento democratico del Paese e potenziamento della coesione e della giustizia sociale“, scrive l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Secondo cui sarebbero 1 milione e 400 mila i nuovi italiani in caso di vittoria del sì. Settantanove anni fa, le italiane e gli italiani furono chiamati a scegliere.Oggi, ragazze e ragazzi che qui vivono, studiano e lavorano camminano per strada con lo stesso silenzioso coraggio, ma senza poter esercitare quel diritto.8-9 giugno #IovotoSì#ReferendumCittadinanza pic.twitter.com/zhPJ8eVU2V— Referendum Cittadinanza (@RefCittadinanza) June 5, 2025