‹ › 1 / 3 51f85579-cc40-4a53-94e6-ba154665703a ‹ › 2 / 3 1d551d9d-e7f9-4e49-b254-81762e37ba65 ‹ › 3 / 3 844caddf-2b6d-4cb9-9de2-f75b818b922a 24 maggio: scioperano i lavoratori e le lavoratrici della Lidl in tutta Italia. 80 punti vendita restano chiusi; più dell’80% dei dipendenti (23mila) partecipano alla protesta, con punte del 100%. Aderiscono anche i lavoratori precari, segno di grande coraggio, ma anche di una situazione divenuta davvero insostenibile.Torino – la mia città – registra la più alta adesione in Italia, sintomo di una crescente consapevolezza tra i lavoratori, stanchi di subire condizioni ingiuste e rivendicazioni ignorate. Nei tre punti vendita dell’Astigiano si supera il 90%.In Italia, il gruppo tedesco fattura 7 miliardi di euro e ha avuto un utile ante imposte di 1,3 miliardi negli ultimi cinque anni. A fronte di ciò, la trattativa sul rinnovo del contratto è ferma per colpa dell’azienda, che propone condizioni degradanti a lavoratori e lavoratrici: Lidl parla di “triplicare i buoni da 100 a 300 euro”, ma la realtà è che oggi i dipendenti ne ricevono già 150. Perciò, l’offerta non è che di 150 euro di buoni pasto in più rispetto al vecchio Contratto integrativo del 2018, ovvero 12,50 euro al mese. Sì, perché il buono pasto nel Cia era stato portato da 100 a 150 euro già prima del rinnovo del Contratto nazionale del 2023, come misura per evitare ulteriori scioperi.Dopo aver annunciato un aumento dei salari di mille euro in tre anni, l’azienda mette sul tavolo un aumento effettivo di 550 euro in tre anni, vale a dire 183 euro l’anno, 15 euro al mese. Una pura elemosina. Eppure, non è solo questione di soldi: secondo quanto denunciano i lavoratori, vige un modello organizzativo insostenibile, basato sul fatto che Lidl gestisce i negozi con un organico insufficiente, generando carichi di lavoro eccessivi, flessibilità estrema, assenza di programmazione, che pesano soprattutto sugli orari del personale part-time. Personale che costituisce il 75% della forza lavoro. Come è possibile che una multinazionale di quel peso e con quel fatturato non abbia le risorse per stabilizzare i lavoratori?Nei punti vendita si vive una situazione di forte disagio a causa delle continue aggressioni, che in alcuni casi degenerano in vere e proprie risse. Da anni i dipendenti chiedono, invano, uno studio sullo stress lavoro-correlato, come previsto dal Decreto Legislativo 81/2008. E chiedono, scioperando, una pianificazione del lavoro che rispetti i turni del part time, un minor uso delle clausole elastiche e dei limiti sui cambi turno.In tutta risposta allo sciopero, l’azienda che cosa fa? Diffonde una comunicazione pubblica in cui tenta di sminuire le rivendicazioni dei lavoratori, enfatizzando le sue offerte economiche. Ovvero quegli aumenti irrisori, spalmati su tre anni, del tutto stridenti con la realtà di un’azienda con un fatturato multimiliardario in costante crescita. Intanto, la dirigenza aziendale cerca di confondere e dividere: si rivolge ai nuovi assunti con messaggi ambigui, proponendo per loro una maggiorazione domenicale inferiore a quella degli altri, senza affrontare i veri nodi aperti.Quelli che riguardano le proposte peggiorative sul contratto integrativo, che non riconoscono in alcun modo il valore del lavoro svolto.Quelli in merito alle condizioni di sicurezza, che continuano a essere critiche, come già accaduto durante il periodo della pandemia, quando il senso del dovere e il sacrificio di migliaia di dipendenti hanno permesso all’azienda di arricchirsi a dismisura.Quelli che hanno a che fare con il rispetto delle norme: in più occasioni Lidl ha ignorato o eluso obblighi di legge, sia in materia di sicurezza sia in tema di diritti contrattuali.Ho portato questa vicenda in Parlamento, ma non basta. Non basta perché tutti quei lavoratori, tutte quelle lavoratrici hanno bisogno della solidarietà e del sostegno della società civile e dell’opinione pubblica, di fronte all’immobilismo di un governo che rimane sordo a ogni proposta sui salari, sulla riduzione della precarietà, sulla dignità del lavoro. I 5 sì dell’8 e del 9 giugno serviranno anche a loro. Potrebbero rendere tutti e tutte meno precari, meno ricattabili, più forti. Ricordatevene, ricordiamocene.L'articolo Ho portato in Parlamento la vicenda dei lavoratori Lidl: votate anche per loro al referendum proviene da Il Fatto Quotidiano.