Dom, 6 Lug 2025«Lo Stato non si può porre il problema di avere uno svantaggio competitivo con le organizzazioni criminali», ha detto il ministro dell’Interno.DiRedazioneCondividi l'articolo(Foto: Marco Luzzani/Getty Images)Il tema è spinoso, tra privacy e trattamento dei dati, ma il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi decide di trattarlo comunque, nella consapevolezza che, negli anni, gli stadi si siano «trasformanti in importanti piazze di spaccio», circostanza che vale in particolare per «alcune curve delle città delle principali aree metropolitane». Il riferimento è al cosiddetto riconoscimento facciale negli impianti, proposta che Piantedosi rilancia dal palco del Forum in Masseria, la kermesse politico-economica organizzata da Bruno Vespa e Comin & Partners. I due presupposti da cui parte il ministro sono «l’affermazione dell’intelligenza artificiale» e «la capacità di tradurre i dati biometrici in elementi interessanti per l’attività di prevenzione». Il tema è oggetto di discussione con il Garante della privacy, con «l’obiettivo di immaginare un sistema migliore di controllo nell’accesso agli stadi». Tecnicamente, il riconoscimento facciale sarebbe già possibile. Tuttavia, «è il tipo di utilizzo che oggi è vincolato solo a determinati tipi di necessità, che sono essenzialmente giudiziarie». Sul piatto ci sono i timori per la privacy, ma anche le grandi opportunità che la tecnologica consente, soprattutto quando si tratta di prevenire i reati. «Lo Stato non si può porre il problema di avere uno svantaggio competitivo con le organizzazioni criminali», ha concluso il ministro dell’Interno sulla questione. Developed by 3x1010