“Avevamo una casa di proprietà, due contratti a tempo indeterminato, un piccolo di 10 mesi e dei genitori che ci aiutavano, eppure abbiamo lasciato l’Italia, per noi, ma anche per dare una possibilità in più a nostro figlio”. Adriano Lupi e Irene Nardecchia, 44 anni lui, 49 lei, romani, sono partiti per la Germania nel 2014 e oggi vivono all’Aia, in Olanda. Adriano lavora come ingegnere all’European Space Agency (ESA), a Noordwijk, dove si effettuano la maggior parte delle missioni spaziali, Irene insegna italiano al centro linguistico dell’Università di Darmstadt. Dopo il primogenito Orlando è arrivato anche il fratellino Ruggero, ed entrambi i ragazzi hanno la doppia cittadinanza italo-tedesca. “Venire qui – racconta Adriano a ilfattoquotidiano.it – è stata sia un’occasione di crescita professionale, sia remunerativa: prendo il doppio dello stipendio che avevo in Italia, con un costo della vita diventato ormai identico”. E poi la sicurezza, non solo economica: “Qui ci sono pochissimi furti, non vendono neanche le persiane – racconta Irene –, posso lasciare i miei figli liberi di andare a prendere l’autobus, so che se non arriveranno a scuola, mi chiameranno subito”. Eppure la coppia non vive in un quartiere ricco della città. “Siamo in una parte residenziale – sottolinea Irene –. Una mia amica che si divide tra l’Aia e Roma per lavoro, quando è qui prende i mezzi pubblici anche a mezzanotte, a Roma invece in stazione devono andarla a prendere con l’auto”. Non manca, poi, lo status symbol olandese, la bicicletta: “È il mezzo di locomozione per eccellenza, mai viste così tante infrastrutture dedicate – afferma Adriano – anche in Germania non erano così tante. E poi c’è un fattore che non viene mai sottolineato abbastanza: in giro ci sono poche persone sovrappeso”. Segno di una che tiene in conto il benessere e la salute.Nel 2014 Adriano lavorava in un’azienda che sviluppava satelliti per l’osservazione della Terra. Quando gli arriva la proposta di una società che fornisce consulenza per il Centro europeo per le operazioni spaziali (ESOC), nella sede di Darmstadt, vicino Francoforte, il primo pensiero è per suo figlio e al suo futuro. “Mi è sempre piaciuto viaggiare, vivere in luoghi diversi – spiega Adriano – ma se che oggi i nostri figli parlano perfettamente italiano, inglese, tedesco, per loro questo sarà una ricchezza quando cresceranno. Hanno sperimentato molto di più di chi rimane nello stesso posto”. “Quando è partito, con l’auto completamente piena, sembrava Amitrano (l’emigrante italiano di ‘Bianco Rosso e Verdone’ N.d.R.) – scherza Irene –, noi lo abbiamo raggiunto dopo alcuni mesi, intanto io, che mi occupavo di organizzazione in una scuola d’inglese a Roma, avevo iniziato un corso di certificazione per insegnare italiano agli stranieri”. A Darmstadt segue un corso di lingua tedesca e uno di formazione, grazie al quale conosce la persona che la farà entrare all’Università dove tuttora lavora a distanza. In Germania il welfare per famiglie è uno dei più rinomati e solidi in Europa. Il Kindergeld – così viene chiamato l’assegno familiare – arriva fino a 250 euro mensile per figlio e termina dopo i 25 anni di età nel caso in cui si scelga di frequentare l’università. “Gli aiuti arrivano a prescindere dal reddito. Hai anche una riduzione delle tasse dal 43% al 33% se hai un figlio a carico, che non è poco”, conferma Adriano.“La cura della cosa pubblica in Germania, come in Olanda, non è paragonabile all’Italia – racconta Irene e fa un esempio –. Di recente passeggiavo con un’amica a Roma, nel quartiere Flaminio, c’era un’area giochi non curata, con l’erba che usciva dal marciapiede, motorini con le foglie incastrate, lamentandomene la mia amica mi diceva di non capire, che quella per lei era una zona curata. Ecco diciamo che gli standard a cui siamo abituati sono diversi”. Intanto i ragazzi crescono e frequentano le scuole tedesche, non quelle europee. “Volevamo che imparassero bene la lingua e frequentassero i loro coetanei tedeschi – continua Irene – anche se loro ti diranno di sentirsi più italiani”. Dopo nove anni si apre un’opportunità per Adriano: “Ho avuto la possibilità di candidarmi come interno per Esa Olanda, lavorando in Germania facevo parte di quella quota tedesca di investimenti nell’Agenzia Spaziale che devono ritornare sotto forma di posizioni interne, non potendo l’Agenzia Spaziale fare profitti”. Se Adriano si fosse candidato come ingegnere italiano non sarebbe stato considerato, l’Italia solo recentemente è tornata ad investire risorse consistenti nell’aerospazio. “Prima di decidere di venire qui abbiamo pensato di tornare in Italia, la voglia c’è sempre – afferma Irene – ma pensiamo ai nostri figli”. Rimpianti? “Non c’è qualcosa in particolare che mi manca del nostro Paese – conclude Adriano –, sicuramente ci torneremo per la pensione. Vista la crescita dei nostri figli ma anche la nostra, come persone, come coppia, credo abbiamo fatto molto bene a partire”.Sei un italiano che ha deciso di andare all’estero per lavoro o per cercare una migliore qualità di vita? 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